Quando dico al taxista che voglio raggiungere la piscina di Siloe (in arabo Silwam), la risposta è chiara anche nel suo inglese strascicato: «not possible! ». Poi mi indica laggiù un agglomerato di case e casupole, frutto di un’edilizia rabberciata e improbabile, lungo una strada stretta e tortuosa a sud-est della città vecchia.
In effetti il quartiere di Siloam, infondo alla Valle del Cedron, non è proprio tra i più raccomandati dalle guide turistiche. Anche perché lì i pullman dei pellegrinaggi non ci vanno proprio. Io provo ad insistere. Con un fischio chiama un giovanotto in ciabatte, gli urla qualcosa nel dialetto locale, e dopo qualche minuto mi trovo davanti il ragazzo con un apecar sgangherato: per 50 shekel (circa 15 euro) mi ci avrebbe portato.
Gli euro poi sarebbero raddoppiati perché per scendere lungo la sconnessa scala metallica che conduce al sito archeologico, bisogna passare in una casa privata araba, il cui padrone, gentilissimo, ti obbliga a prendere un caffè nero e bollente ed ovviamente devi “ricambiare” la cortesia.
Ma alla fine eccola lì, la piscina di Siloe!
Le sorgenti non si spostano
Tutti coloro che prima o poi hanno dovuto fare un qualche lavoro edilizio lo sanno bene: l’acqua non si sposta. Se poi si tratta di una sorgente non si può cancellare e neppure contenere: rimane lì nei secoli dei secoli, amen! Anche Gerusalemme ha la sua sorgente di acqua fresca e abbondante, chiamata Ghicon, in profondità, nella roccia.
È a quest’acqua che la città deve la sua fortuna e la sua esistenza. Ad essa già nel 1800 a.C. gli antichi abitanti della città arrivavano ad attingere attraverso un canale scavato nella roccia, profondo 6 metri che portava acqua ad una piscina, identificabile con la piscina di Siloe, citata tante volte nella Bibbia. A questo antichissimo canale se ne sarebbe aggiunto uno in età più tarda (chiamato il canale Cananeo e scoperto dall’archeologo Warren a fine ‘800) ed uno ancora più “giovane” voluto dal re biblico Ezechia (siamo verso il 705 a.C). La preziosa raccolta di queste acque è stata teatro di eventi biblici fondamentali.
La profezia di Isaia sulla nascita del Messia
Siamo nel 734 a.C., Gerusalemme è sotto attacco da nord, il re Acaz sta ispezionando i rifornimenti idrici (non c’è ancora il terzo canale, quello costruito da suo figlio Ezechia). Isaia riceve da Dio un ordine: «Va’ incontro ad Acaz, …fino al termine del canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio » (Is 7,3).
Tale luogo è probabilmente quello che la tradizione ha poi indicato come la piscina di Siloe. La piscina (uno stretto bacino coronato da un arco bizantino) mantiene ancor oggi tutta la sua magia. È qui che Isaia rimproverò il re Acaz di credere più nelle sue opere di difesa militare che nella protezione di Dio, e, per questo, il profeta pronunciò l’oracolo più famoso dell’Antico Testamento « Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele » (Is 7,14). Dopo essere stata abbandonata e lasciata in rovina per secoli, la piscina si trova ora accanto ad una piccola moschea, che in parte vi è stata anche costruita sopra.
Gesù guarisce il cieco
Ma nell’autunno del 2004, a pochi metri di dislivello da questa più antica piscina, proprio sotto l’agglomerato di case, alcuni operai che sistemavano le fatiscenti fognature, misero in luce alcuni scalini in pietra. Gli archeologi israeliani Reich e Shukron misero subito in evidenza come quella vasca, più grande e più sontuosa dell’altra, potesse essere la così detta “piscina inferiore” ingrandita ed abbellita in epoca erodiana e dunque usata al tempo di Gesù.
La vasca comprende tre serie di cinque scalini, due delle quali conducono a una piattaforma intermedia, prima di raggiungere il fondo, ed è stato ipotizzato che gli scalini servissero a utilizzare l’acqua a diversi livelli. Alcune monete giudaiche trovate nello stucco delle pareti risalgono al tempo di Alessandro Janneo (104-76 a.C.); altre monete romane ritrovate sul fondo risalgono invece al tempo della prima guerra giudaica (66-74 d.C.). Doveva essere un luogo di abluzioni rituali per gli antichi Ebrei che si recavano in pellegrinaggio al Tempio.
Forse lo stesso Gesù arrivando stanco e sudato dalla Galilea, si sarà bagnato e ristorato a queste acque. Ed è proprio qui che secondo il Vangelo di Giovanni 9,1-11 Gesù incontra un cieco dalla nascita. Gesù mette gli mette del fango sugli occhi (gesto che rimanda alla creazione dell’uomo fatta col fango) e gli ordina: « Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe » (Gv 9,7).
Mentre la piscina più antica si può raggiungere solo in modo avventuroso, a questa seconda piscina si arriva ‒ solo a piedi ‒ passando per il tunnel di Ezechia, attraverso il parco archeologico israeliano.
Perfino l’archeologia, qua, è rigorosamente spartita!
Guido Benzi