Una settimana dopo l’inizio della guerra in Ucraina ho ricevuto questa lettera. Si era ancora all’inizio del conflitto e nessuno avrebbe immaginato quel che poi è accaduto, sia per il numero di morti (militari e civili), che per la distruzione di interi territori e città.
“Caro direttore, sono un semplice padre di quattro figli e uomo fortemente innamorato di sua moglie. Forse proprio spinto da quest’Amore nei confronti di mia moglie e dei miei figli, che sono qui a scriverle e a farle questa proposta. È da quando è iniziata questa guerra che ci penso, ebbene sono fortemente convinto che la guerra, che sta dilaniando l’ Ucraina, si possa fermare con una massiccia Marcia della Pace. La mia proposta è di invitare più di 100.000 persone, provenienti da tutti i paesi del mondo per interporsi in maniera pacifica fra i carri armati russi e la popolazione civile.
Non come privati cittadini, ma come popolo della Terra, magari guidati da Papa Francesco, confluire a Kiev e in altre città e creare una catena umana come scudo per la popolazione civile e rimanervi fino a che si apra davvero una trattativa ed un dialogo fra le parti, con la mediazione dell’ONU. La mia non è utopia o pazzia, ma è la consapevolezza che la cattiveria, il male, l’oppressione, la tirannia si possono solo vincere solo con il Bene, l’ Amore, la Fratellanza e come Cristiani, mettendoci la faccia e… sporcandosi le mani. Penso sia giusto, che noi testimoni di Gesù Cristo, usciamo dal tepore delle nostre case e in prima persona ci uniamo alla difficoltà di chi è in pericolo.
Sono disposto a perdere tutto quello che ho di terreno, per dare ai miei figli, insieme a mia moglie, l’esempio di considerare l’altro come Fratello. Un movimento del genere poi coinvolgerebbe tutta l’opinione pubblica dando una sferzata ai governi, così che finalmente si occupino seriamente e velocemente della Pace e non di alimentare la guerra. Sono consapevole che questa è un’operazione estremamente rischiosa, quindi non le scrivo a cuor leggero, ma spinto da una forza che non ci fa sentire soli ‘quando due o più si riuniscono nel mio nome Io sono in mezzo a loro’. E davanti agli occhi ho l’esempio dei giovani della Rosa Bianca, di Sophie e Hans Scholl e dei loro amici, che non ebbero paura di mettere a rischio la loro vita per non essere complici col silenzio della barbaria nazista. Massimo”.
La lettera mi piacque per il suo spirito e la generosità che esprimeva, ma giudicai la proposta “troppo coraggiosa” per essere attuabile.
In quei giorni stava fallendo anche il solo tentativo di Operazione Colomba di portare a Kiev un folto gruppo di parlamentari e politici italiani…
Continua a pagina 8 del numero 16 del settimanale ilPonte