È la sera di Pasqua. I discepoli si trovano nel cenacolo, spaventati e tremanti per la paura dei Giudei. Viene Gesù, si pone in mezzo, al centro dei discepoli e nel cuore di ciascuno, e li saluta di slancio: “ Pace a voi!”. Sono le primissime parole del Risorto alla sua comunità. Ma non si tratta semplicemente di un saluto augurale, abituale per gli ebrei. In bocca a Gesù, pace non è una parola vuota, che dice pura assenza di guerra. È piuttosto una parola piena. Piena di luce, colma di bene, straripante di vita. È la consegna di Gesù che dice e ripete per ben tre volte nel giro di pochi versetti: “ Pace a voi!”.
Il Crocifisso-Risorto è pace. Dei due popoli, gli Ebrei e i pagani, ha fatto “ una cosa sola”. Ha frantumato il muro che li divideva. Non ha abbattuto i nemici. Ha azzerato la reciproca inimicizia. E non fuori di sé, ma “ in se stesso”. Cristo è pace poiché è in relazione di amore – un amore perfetto, incontaminato, incondizionato – con il Padre e lo Spirito Santo.
Quanto a noi, in fondo abbiamo tutti bisogno di stare in pace e di voler bene.
È pur vero che tante (troppe!) volte siamo incoerenti e, nel viaggio della vita, preferiamo andare in contromano, perché vogliamo bene più a noi stessi che ai fratelli, specie ai più poveri. E questo complica tutto a tutti: a noi e agli altri.
Il Crocifisso-Risorto dà pace. Dotato come è di pace, ci ha contagiato una insopprimibile aspirazione alla pace.
Sant’Agostino lo ha detto con una preghiera struggente: “ Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è senza quiete, finché non trova quiete in te”.
Il Figlio di Dio poteva starsene in cielo a godersi la sua pace. E invece si è scomodato, pensando alla nostra umanità irrequieta, egoista e compulsivamente conflittuale. Ha ascoltato il grido del Padre suo, che gli ha detto: “Figlio mio, va’ e riporta la pace a questi miei figli smarriti”.
Il Crocifisso-Risorto vuole pace. E ce ne ha indicato la via. È la via del perdono, della fraternità, del dialogo, dell’accoglienza, della solidarietà. In una parola, la via dell’amore. Ma a Gesù non piace limitarsi a dirigere il ‘traffico terrestre’, solo per aiutarci ad evitare sbandate, sinistri e testa-code.
A lui piace camminare con noi, incoraggiarci quando non ce la facciamo più, rialzarci quando cadiamo, richiamarci con forza e dolcezza quando facciamo gli spiritosi e giochiamo con le armi per metterci paura. E poi rischiamo di sbranarci a vicenda. Ma lui non si dà pace finché noi non troviamo pace.
Auguri cordiali di una Pasqua di pace!
Francesco Lambiasi
Vescovo di Rimini