Ci siamo. Sabato 2 e domenica 3 aprile, per il 42° anno, torna il Campo Lavoro Missionario, la grande raccolta di oggetti usati e materiali di recupero finalizzata a sostenere progetti umanitari nei paesi poveri della Terra e, allo stesso tempo, portare una boccata d’ossigeno alle tante situazioni di disagio presenti anche nella realtà riminese.
Gabriele Valentini, finalmente si riparte.
“Sì, finalmente le porte dei sette Campi tornano ad aprirsi dopo due anni davvero difficili. Anche se, in realtà, il grande lavoro dei volontari non si è mai fermato, tanto che parliamo di 42ª edizione. – risponde il presidente dell’associazione Campo Lavoro – Lo abbiamo voluto fortemente e vogliamo ricominciare con entusiasmo e determinazione. Naturalmente il format tradizionale è stato modificato, ma resta comunque un evento di grande importanza per la nostra associazione e anche per l’intero territorio”.
Quali sono le novità più importanti?
“Sostanzialmente sono due. La prima è quella più evidente: in questi giorni, nelle case dei Riminesi, non sono stati distribuiti i sacchi gialli che sono il nostro biglietto da visita. Abbiamo deciso di non utilizzarli per un motivo economico, visto che costano in media dai 6 ai 7.000 euro, e anche per un motivo ecologico. La seconda grande novità è che quest’anno, i progetti da finanziare, non verranno decisi prima, ma dopo il Campo Lavoro”.
A chi ha paura di partecipare a causa del Covid cosa si sente di dire?
“Di spendersi come ha sempre fatto. Siamo consci che le cambiate condizioni in cui saremo costretti ad operare richiedono da parte di tutti uno spirito di maggiore collaborazione e responsabilità. Da parte nostra ci atterremo alle disposizioni di legge previste per garantire a tutti, volontari e utenti, il massimo della sicurezza”.
Quarantadue anni sono tanti. Qual è il segreto del Campo?
“Nessun segreto. Il Campo Lavoro è fatto così. Era, e continuerà ad essere, una grande festa a porte aperte dove sono invitati tutti gli uomini e le donne di buona volontà, di qualsiasi provenienza e appartenenza: cristiani, mussulmani, non credenti. Qui bastano un paio di guanti e le differenze spariscono. Tutti possono partecipare e a tutti auguro di poter vivere un grande momento di gioia e collaborazione confidando soprattutto sulla grande disponibilità dimostrata sempre da ciascuno. Di fronte al dolore, di fronte al dramma dei poveri e di questa guerra assurda, nessuno può restare indifferente. L’amore per il prossimo, il bisogno di fare qualcosa di utile non è una qualità degli uni o degli altri, ma appartiene all’intero genere umano”.