Ettore Bonato rincorre Brera. E lo fa così bene che gli ha dedicato un libro, il suo secondo (dopo Romanzo Riminese, edito da Guaraldi), dopo racconti, articoli e concorsi vinti. Rincorrendo Brera (Aiep editore) sarà presentato giovedì 10 febbraio, alle ore 21 presso la Biblioteca di Santarcangelo, dove l’Autore dialogherà con Davide Brullo.
Nelle sue cronache, il Gianni Brera del titolo in punta di penna era in grado di far riflettere intere generazioni sui significati non banali racchiusi in un rettangolo verde e sulla partita che ospita o in una competizione ciclistica.
Nel suo volume – e il paragone non sembri irriverente – Bonato affronta di petto quello che può apparire come semplice momento di svago e lo trasforma, pagina dopo pagina, un personaggio e una disciplina dopo l’altra, in una profonda riflessione sulla vita. lo sport, dunque, come mondo assoluto dove la vita prende forma e i ricordi diventano storia.
Storia riminese, come nel caso del Rimini per la prima volta in serie A! (leggere prima di crocifiggere) o del Basket Rimini in trasferta a Jesi o del capitolo dedicato a Carlton Myers e al controcanto dedicato a Sic.
Dagli spogliatoi umidi e pervasi di nebbia, Bonato esce con tante divise. Racconta il tennis della Errani e del Mozart McEnroe, l’aviatore canadese Villeneuve e l’attuale Dio del volante Hamilton. Ma c’è spazio per la solitudine dei numeri uno, e per le volate vincenti di un Beppe Saronni ricurvo sul manubrio, gli sprint a dito alzato di Pietro Mennea. Gloria anche per i 75 kg e l’immenso del pugilato dei pesi medi. Attraverso gli eventi vissuti in prima persona, Bonato esprime la forza che può scaturire da una competizione sportiva, il fluire dei sentimenti, le passioni, le delusioni.
Uno dei capitoli più riusciti, capace di far entrare in campo anche il lettore, è quello dedicato a Zlatan Ibrahimovic, lo zingaro. “Ibrahimovic entra cattivo, è un duro, ma provate voi a crescere tra i campetti di un verde che ammalia circondato da bionde bambine, straniere e fredde e ragazzi turchi che hanno gli occhi assassini. Alla gente di Rosengard, il quartiere della sua gioventù, Ibra ogni tanto lascia dei soldi, e immagino, quando si sente perso nelle giornate nebbiose di Milano, evade nei vari bar turchi dove, serviti ai tavolini dei chioschi, preparano sandwich al kebab e felafel, come nel suo incantato borgo d’infanzia.
Ti regalerò una rosa, Zlatan Ibrahimovic, per quello che eri e per quello che sarai”. Gol.