Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee va in scena venerdì 28, sabato 29 (ore 21) e domenica 30 gennaio (ore 16) al Teatro Galli di Rimini.
Due coniugi di mezza età, Martha e George, hanno invitato a casa Nick, giovane collega di lui, e la moglie Honey. Martha suona il piano, un motivetto che riprende “Who’s Afraid of the big bad Wolf” (“Chi ha paura del lupo cattivo?”), in cui però sostituisce le ultime due parole con il nome di Virginia Woolf, la celebre scrittrice. E mentre il tasso alcolico della serata sale sempre più, Martha e George si abbandonano a un crescente gioco al massacro, fino a far fuggire i due ospiti.
La “paura del lupo”, quel lupo pronto a sbranare nel momento in cui si scappa dalle gabbie imposte dalla società, è il tema di fondo dell’iconico testo dell’americano Edward Albee, Chi ha paura di Virginia Woolf. A portare in scena la nuova traduzione di Monica Capuani è Antonio Latella che torna a confrontarsi con la drammaturgia americana e scegli un cast non scontato e capace, nelle sue intenzioni, “di spiazzare e aggiungere potenza a quella che spesso viene sintetizzata come una notturna storia di sesso e alcool”. Sul palcoscenico Vinicio Marchioni (già diretto da Latella in Un tram chiamato desiderio di Tennessee Williams) insieme a Sonia Bergamasco (nella foto di Brunella Giolivo), marito e moglie a cui fa da specchio la coppia formata da Ludovico Fededegni e Paola Giannini.
Il dramma che ha scosso il pubblico borghese degli anni sessanta scoperchiando tutte le frustrazioni, le ipocrisie e le contraddizioni del ceto medio, torna sul palcoscenico in questa sorprendente versione che propone una nuova esplorazione del linguaggio, dell’immaginazione e dei sentimenti.
“Virginia Woolf è un’autrice che crea un nuovo modo di narrare – spiega Latella nelle note di regia – un nuovo linguaggio. Una vera visionaria, una combattente instancabile per l’emancipazione femminile. Una donna che insegnò alle donne ad uccidere le loro madri, come per gli uomini Edipo ci insegnò ad uccidere i nostri padri, o meglio un’idea di padre, come la Woolf uccise un’idea di madre, quella che vedeva nella donna “l’angelo del focolare”. Credo che tanto di tutto questo si trovi nel testo”. Virginia Woolf è presente nei due protagonisti ed è presente “anche in una idea di narrazione – continua Latella – Ogni volta che entra la morte, bisogna inventare, mentire, ricostruire. La morte la puoi vincere solo con l’invenzione”. Albee prende spunto da questa frase della Woolf e porta questa coppia, ormai morente, a inventare per ricrearsi, per restare in vita. Bisogna scegliere di spiazzare la morte, di vincere la depressione, la paura, forse anche di anticiparla proprio come fece la grande Virginia Woolf”.