Tornata in presenza dopo la catena umana dell’anno scorso, la Marcia della pace e della fraternità ha lanciato il suo No alla guerra, chiedendo più accoglienza Cura è il nuovo nome della pace.
Sotto queste parole domenica 10 ottobre il lungo corteo della Marcia Perugia-Assisi della pace e della fraternità è partito dai giardini del Frontone di Perugia. Una marcia speciale, quella di quest’anno, per tanti motivi, per le parole di Don Milani, l’I Care di Barbiana, che lega indissolubilmente la pace, la non violenza ai temi dell’accoglienza e del prendersi cura, in un momento storico come quello attuale in cui anche all’interno dell’Europa si alzano muri e fili spinati per tenere fuori chi arriva e chiede asilo.
“Il diametro della terra è di 13.000 chilometri, e ne abbiamo già oltre 14.000 occupati da muri, filo spinato, barriere che non risolvono, ma anzi aggravano i problemi. I muri, inoltre, non sono solo quelli fatti con il cemento e i mattoni, ma quelli delle menti, delle visioni, delle paure”.
Queste le parole don Luigi Ciotti che domenica ha marciato insieme al lungo corteo colorato per far sentire la propria voce. Una voce chiara e limpida, che non si fa sommergere dai rumori e dalle urla della violenza.
“La sicurezza non viene dai muri, ma dai diritti per tutti – continua don Ciotti – Una vergogna nella culla della civiltà. La stessa Ue che ha già dato miliardi all’Egitto che non ci ridà Zaki e non parla su Regeni. E a un altro dittatore in Turchia, per trattenere i migranti. Il senso della Marcia è costruire insieme la pace, ma io auguro a tutti un conflitto, interiore, contro ogni pigrizia, delega, indifferenza, rassegnazione. Troppi vogliono vivere in pace, noi dobbiamo vivere per la pace. Auguro un conflitto contro la corruzione, le mafie, le ingiustizie”.
Ma questa marcia è stata speciale anche per altri motivi, in primis perché è stata la prima Perugia-Assisi in presenza, post Covid-19 che ha permesso alle persone di camminare assieme, vicini, pur nel rispetto delle norme di sicurezza.
Poi per la data: sessant’anni dalla prima Marcia Perugia-Assisi della pace e della fratellanza voluta da Aldo Capitini. Era il 1961, giusto 60 anni, quando il filosofo organizzò la prima Marcia per la pace e la fratellanza, insieme a tante donne e uomini di buona volontà. E quest’anno, nello stesso modo, la marcia è tornata in presenza, dopo quella simbolica della catena umana del 2020.
“Una marcia che ha ancora senso – dice Flavio Lotti, coordinatore – Il mondo non fa abbastanza contro il cambiamento climatico, contro la pandemia. Per non parlare dei drammi delle dodici guerre silenziate, più che dimenticate, se non fosse per alcuni giornalisti coraggiosi, come i Nobel per la pace. La cura, l’I care, dunque, è il contrario dell’indifferenza. No alla competizione selvaggia, all’individualismo cieco. È il messaggio che Papa Francesco ha dato per la Giornata mondiale per la pace del 1° gennaio”.
Tante, tantissime le voci che si sono riunite nella giornata di domenica e nei due giorni precedenti, l’8 e il 9 ottobre, al Meeting della Cura, una serie di tavole rotonde e incontri dedicati ai temi della guerra, dell’informazione, della cura e dell’Africa. Sono intervenuti Don Luigi Ciotti, Cecilia Strada, Zakia Seddiki, la moglie dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso nella Repubblica Democratica del Congo, padre Alex Zanotelli, Mimmo Lucano, padre Kizito Sesana, il sindacalista ivoriano dei braccianti sfruttati Soumahoro Aboubakar, e tanti, tantissimi attivisti e promotori di una visione del mondo diversa, più aperta e inclusiva, attenta e critica.
Voci che hanno seminato parole nei cuori di chi è venuto da tutta Italia a camminare e di chi ha seguito gli incontri e gli eventi in streaming. Nel pomeriggio di domenica, dopo 6 ore di cammino, davanti a Sacro Convento il corteo si ferma per ascoltare, il vescovo di Assisi-Nocera Umbra monsignor Domenico Sorrentino, che legge il messaggio firmato personalmente da Papa Francesco (vedi box), poi infine, arrivati nel grande giardino sotto la rocca di maggiore di Assisi, arrivano le parole del presidente dell’Europarlamento David Sassoli.
“La Marcia della pace Perugia-Assisi rappresenta da sempre una straordinaria testimonianza di speranza e al tempo stesso un luogo di responsabilità collettiva. In questo momento storico, dopo mesi segnati da una pandemia che ha sconvolto il mondo, è fondamentale riscoprire l’importanza delle relazioni umane, del confronto reciproco e della nostra interdipendenza. Per queste ragioni è quanto mai urgente rafforzare la nostra coesione europea e investire nel valore della comunità, perché in fondo è la fratellanza la base dell’amicizia sociale, l’unica che riesce a coniugare i diritti con la responsabilità per il bene comune”.