Home Attualita Resq è pronta a salpare e salvare. E parla riminese

Resq è pronta a salpare e salvare. E parla riminese

Resq - people saving people

Resq - people saving peopleResQ è pronta a salpare (e salvare). E parla riminese. In questi giorni la partenza della nuova nave che sarà impegnata nel soccorso di migranti in di_coltà nel Mediterraneo. Nel Consiglio Direttivo anche Francesco Cavalli, amministratore del riminese Gruppo Icaro

Se stessi annegando, vorrei che qualcuno venisse a salvarmi? La risposta è sì, semplicissimo”. Questa domanda all’apparenza semplice (ma che cela un alito di preoccupazione, misto a un forte senso di giustizia) di un ex magistrato, Gherardo Colombo, dà avvio ad un’idea presto abbracciata da molte persone: un progetto che ha l’obiettivo di salvare il Mediterraneo e chiunque vi giunga disperato alla ricerca di pace, rischiando ogni anno di annegarci.

Un gruppo di amici, professionisti di varia natura, stanchi di vedere migliaia di migranti morire via mare nel tentativo di raggiungere un futuro migliore, si sono messi in gioco per poter dare il loro contributo affinché la situazione ormai tragica di migrazioni continue possa in qualche modo migliorare. ResQ – People saving People: ecco il nome di quest’ambizioso e (secondo molti) doveroso progetto di aiuto.

“Siamo persone, proprio come te, crediamo nell’importanza di colmare il vuoto che si è creato nel Mediterraneo. Per noi, soccorrere è umano!” – queste le parole cariche di forza di volontà di chi non solo ha ideato, ma organizzato, progettato e pubblicizzato ResQ. Il presidente onorario, proprio Gherardo Colombo, sottolinea quanto sia ‘d’obbligo’ soccorrere e ‘diritto’ essere soccorsi. In cosa consiste, dunque, questo progetto?

Un team di professionisti e volontari salperà a bordo di una nave per prestare soccorso e raccogliere testimonianze su quanto accade a poche miglia dalle nostre coste. Pochi giorni fa, il 20 luglio, è stata annunciata a gran voce e con felicità la notizia che tutti aspettavano: la nave è stata scelta e preparata alla prossima partenza.

“Siamo felici e incredibilmente emozionati. La nave c’è, è diventata realtà. – scrivono sul sito ufficiale del progetto https://resq.it/ gli organizzatori e soci – Poteva sembrare impossibile: ma, insieme, ci siamo arrivati. Ora avanti tutta, per farla navigare!”. Si tratta di un’imbarcazione di 39 metri che in passato ha già solcato le acque del Mediterraneo, svolgendo ricerca oceanograca con l’organizzazione Sea-Eye e, con il nome Alan Kurdi, salvando ben 900 persone. ResQ raggiungerà a largo del Mediterraneo un’altra nave, di Open Arms, Astral, che ha lasciato il porto di Badalona in Catalogna già lo scorso 19 luglio.

Francesco CavalliTra i nomi che formano il Consiglio Direttivo spicca quello del riccionese Francesco Cavalli (nella foto), amministratore delegato del Gruppo Icaro, la rete multimediale della diocesi di Rimini.

Cavalli era già stato intervistato da ilPonte lo scorso febbraio, quando l’idea di ResQ era ancora in cantiere e si stava facendo largo per poter essere apprezzata e condivisa. Oggi, a partenza imminente, ci racconta le ultime novità e gli aggiornamenti.

In quest’anno di ‘vita’ di ResQ, avete ricevuto una buona risposta dal pubblico a cui avete sottoposto l’idea? È stata ampiamente condivisa?

“Sono entrato nel gruppo ResQ verso la ne dell’anno 2020, a qualche mese di distanza dall’avvenuta presentazione del programma e del progetto. In questo periodo, no ad oggi, siamo riusciti a raccogliere quanto di più necessario all’acquisto della nave, al pagamento delle spese per questa prima missione come ad esempio il carburante, le spese riguardanti l’equipaggio tecnico e tutte le manutenzioni del caso. Tutto questo grazie alla grande risposta del pubblico alle iniziative, alle campagne pubblicitarie, ai crowdfunding, alle feste. Ovviamente, questo tipo di sostegno economico sarà sistematico, necessario per le missioni future. C’è sempre questo sentimento un po’ controverso che da una parte mi fa dire ‘speriamo che la nave non serva’ perché vorrei non ci fossero persone che rischiano la vita in mare; e che dall’altra parte, però, mi fa dire ‘speriamo che la nave sia utile’ per salvare le persone in pericolo che, come purtroppo sappiamo bene, sono tante, di continuo”.

A quando la partenza?

“Il 30 luglio la festa del varo, che però non coincide con la data precisa della partenza perché si stanno ultimando le sistemazioni e necessità tecniche. Ma, di fatto, dal 30 luglio siamo operativi, pronti a prendere il largo. Questa data è comunque simbolica, perché segna un anno esatto dalla conferenza che ha presentato ResQ per la prima volta come associazione vera e propria”.

Chi c’è a bordo in questa prima uscita?

“Sicuramente le persone deputate al lavoro di governare la nave, come il comandante, il responsabile dei motori… insomma, un equipaggio tecnico obbligatorio per legge per poter andare in mare. Poi sicuramente delle persone deputate al soccorso e al salvamento, con un certo tipo di preparazione e curriculum. Inoltre, si stanno ancora scegliendo i nomi delle due persone che rappresentano il gruppo ResQ e di chi ha organizzato, raccolto fondi, partecipato attivamente alla riuscita del progetto. Io non sarò presente in questa prima missione, ma sicuramente lo sarò in quelle future. Bisogna considerare che quando si parte non sai esattamente quanto tempo starai fuori, è quasi impossibile calcolarlo”.

Dopo il salvamento in mare, qual è il prossimo passo? Cosa intendete fare?

“Tutte le navi delle organizzazioni non governative (ONG) che operano nel Mediterraneo sono, di regola, in stretta connessione con le autorità. Quindi nel momento in cui salviamo qualcuno, i passi successivi saranno in accordo con le autorità competenti che ci impartiranno le indicazioni precise che dovremo seguire”.

Qual è il sentimento pre-partenza?

“Sicuramente siamo carichi, pronti a partire al più presto per cercare di fare la di renza. Continuiamo e continueremo a fare questo lavoro, anche se il sogno, il desiderio vero, è che non ci debba più essere bisogno di salvare le persone in mare. Da una parte perché non ci siano proprio più persone che rischiano la vita nel Mediterraneo, e dall’altra perché è paradossale che si preoccupino più le organizzazioni non governative che le autorità competenti e gli Stati sovrani di questo tragico, attuale e sistematico bisogno di aiuto. Ma non abbiamo paura di metterci in gioco, presto prenderemo il largo!”.

Martina Bacchetta