È morta Maria Negretto, missionaria a Duala, in Camerun. Versava da tempo in difficili condizioni di salute, sarebbe tornata in Italia per alcune cure ma non ce l’ha fatta ed è tornata al Padre. Il funerale e la tumulazione avverranno in Camerun, quella che per lei da decenni ormai era la “sua terra”.
Era nata 83 anni fa a San Biagio di Argenta Ferrara Diplomata infermiera nel 1966, aveva lavorato nel reparto di Pediatria dell’Ospedale di Rimini Nel 1968, dopo un incontro a Rimini con la dottoressa Marilena Pesaresi che da anni prestava la sua opera in Africa. L’entusiasmo che Maria già aveva per vivere un’esperienza da missionaria è diventato sempre più pressante tanto da indurla a convincersi a partire.
Nel 1969, dopo aver ascoltato al teatro Novelli una conferenza di Raul Follerau , fondatore dell’ “Associazione amici dei lebbrosi”, si trasferisce in Cameroun per aiutare la gente del luogo a contrastare le varie forme di povertà, in particolare l’ignoranza in campo sanitario., con l’intenzione di stare un paio di anni, ma da quel momento in poi non l’ha più lasciato.
A partire dal 1972 si dedica alla cura della lebbra, divenendo responsabile del lebbrosario di Bafoussam.
Per 10 anni inoltre coordina 13 centri della salute nei villaggi a Bankoup con l’aiuto di infermieri del luogo da lei stessa preparati.
Per la sua opera riceve la medaglia al valore e, in quell’occasione, un infermiere le dice: “ Brava, a ricevere la medaglia, ma devi ringraziare noi che ti abbiamo ascoltato”.
Tante sono le campagne portate avanti da Maria: Vaccinazione ai bambini, Educazione Sanitaria, Prevenzione, Reinserimento di malati di lebbra nella società, Educazione e lotta contro l’Aids.”
Per Maria, come più volte da lei detto, lo scopo principale del fare volontariato non è quello di prestare assistenza, ma di educare e formare all’autosufficienza.
In questa ottica coordina il progetto idrico che, realizzando in 9 anni 50 impianti, porta acqua potabile nei villaggi.
Nel 1994 è stata per poco più di un anno in Madagascar, in una missione a 280 km dalla capitale (Antananarivo). Qui trova molti gruppi etnici, ognuno con proprio, diverso modo di affrontare la vita.
Maria, con la sua sensibilità, tiene conto di questo, rispettando ogni loro usanza, mentre collabora con i padri dehoniani che andavano nelle foreste e nei vari villaggi.
Nel 1996, avendo constatato la difficoltà per diagnosticare le malattie ed il costo elevato delle analisi mediche a Bafoussam, decide di fondare il centro di Salute di Baleng con un laboratorio analisi ben attrezzato. Riesce a realizzare il suo progetto con l’aiuto del Rotary, di molti amici, della Caritas Diocesana, dell’Ente Fiera di Rimini, della Fondazione della Cassa di Risparmio di Rimini, del Comune di Rimini e di varie Parrocchie.
L’opera viene inaugurata l’8 dicembre 1998. Oggi quello che era un piccolo centro è diventato un piccolo ospedale formato da un piano per il Reparto di Maternità ed un piano per la Chirurgia, in attesa di essere completato con il Servizio di Radiologia, secondo il progetto di Maria.
I lavori, iniziati due anni fa, sono stati interrotti dalla pandemia covid 19, ma ora sono in fase di attuazione, grazie al contributo del Campo lavoro missionario e di tutti noi, amici di Maria che intendiamo dare prosecuzione alla sua opera.
Dal 2000 al 2004 si occupa delle bambine di strada realizzando una casa di accoglienza, finalizzata alla prevenzione Aids e avviamento al lavoro. Qui le ragazzine hanno imparato a leggere, a scrivere, a fare lavori di cucito, di coiffeur e cucina. Il Centro, riconosciuto dalla delegazione provinciale, con il contributo dell’assistente sociale del Governo, ha fatto sì che circa trenta ragazze, dopo sette anni, abbiano scelto alcune di realizzare attività di sostentamento ed altre di continuare la scuola.
Dal 2004 Maria dà l’avvio ad un nuovo progetto: per dare la possibilità a molti bambini di andare a scuola senza essere obbligati a percorrere lunghi tragitti, pensa alla costruzione di scuole materne ed elementari nei vari villaggi. Ne realizza cinque: Tyo Village, Kankop, Fawua Bandjum, Banegnam, Baleveng e contemporaneamente aiuta l’orfanotrofio di Rayon de Soleil, che ospita circa 50 orfani. Oggi tutte le scuole continuano la loro attività autonomamente.
Nel 2005 nel villaggio, nella casa di nonna Veronica, dove tornano la figlia e 5 nipoti, piove. Maria se ne fa carico e riceve aiuti, la casa è ristrutturata, diventa grande, e oggi si chiama Casa Fiumicello, come riconoscimento per il bel rapporto e le continue donazioni della famiglia Fiumicello, che ancora proseguono l’adozione a distanza dei cinque orfani.
Dal 2005 al 2007 si occupa delle prigioni. Decide subito che non può lasciare gente in quelle condizioni, con la rogna, le pulci, tutto sporco, niente acqua, sapone né cibo. Nel carcere di Bafoussa, che dovrebbe contenere 500 prigionieri, ne sono ammassati 1330. L’amore di Maria e la solidarietà di Rimini vi hanno fatto arrivare l’acqua abbondante.
Prima ne arrivava un sottile filo ad un solo rubinetto, ora arriva da molti rubinetti a sufficienza per le docce e le latrine, viene effettuata la consegna di sapone per l’igiene personale, rasoi e razioni alimentari e tutte le sere viene effettuata la visita ai detenuti ammalati, cui vengono portate anche le medicine.
Maria, per questo miracolo italiano, ha ricevuto ringraziamenti ed encomi da parte del Ministero che da cinque anni desiderava realizzare questo progetto, ma non vi riusciva per mancanza di fondi.
Tra i detenuti ce ne sono 81 dai 13 ai 20 anni. Maria decide di liberare i minori dal carcere, ma dove metterli?
Volere è potere e lei ci riesce. Il progetto è lungo e complesso ma lei non si scoraggia mai. Dice: “ Dobbiamo vivere la vita per la quale siamo nati: io sono missionaria, il che vuol dire camminare con il povero, l’emarginato, il sofferente, il prigioniero, ascoltarlo, vivergli accanto”.
Condividendo gli ideali di Maria abbiamo creato l’Associazione Maria Negretto anche in Cameroun, a scopo non lucrativo e con obiettivi indirizzati ad uno sviluppo integrale, con finalità di tipo umanitario.
Abbiamo ricevuto in dono, al villaggio di Soukpen, un terreno di 50 ettari, terreno fertile, lontanodai centri urbani, in una zona povera, senza scuola primaria, con tanti bambini e giovani analfabeti.
Qui sono stati costruiti una scuola e la casa di accoglienza per i giovani ex detenuti minori, senza distinzione di religione e tre pozzi artesiani per l’utilizzo di acqua corrente. E’ stato inoltre installato l’impianto fotovoltaico per il rifornimento di energia elettrica al Centro di accoglienza, alle strutture di allevamento, alle attività agricole, alla scuole e alle famiglie del villaggio.
I ragazzi, circa 20, sono stati accolti, fatti studiare, avviati al lavoro, seguiti con formazione umana e tecnica. Ora lavorano come agricoltori, muratori, falegnami, alcuni hanno avviato cinque allevamenti per rendersi autonomi.
Dopo aver raggiunto la maggiore età e dopo tre anni possono essere aiutati a diventare autonomi fuori della comunità. Molti rimangono, alcuni se ne vanno.
Tutto continua fino alla fine del 2013.
Ora Maria non ha più il collaboratore che seguiva i ragazzi e la sua salute non le permette di seguirli personalmente.
Si rivolge allora alla Comunità Papa Giovanni XIII di Rimini cede loro i fondi del progetto e nel 2014 la Casa di accoglienza è da essi gestita. Al villaggio Soukpen, la scuola è gestita dalla diocesi e l’Associazione Maria Negretto di Rimini paga gli insegnanti, con l’aiuto generoso di amiche e socie (Maria ha saputo coinvolgerci, ci fa sentire missionarie con lei).
Accanto a tutte queste attività Maria svolge da sempre l’iniziativa di adozioni a distanza, avendo cura di inviare alle mamme adottive letterine, disegni e pagelle dei piccoli.
Maria è figlia spirituale del Beato Don Giacomo Alberione fondatore dell’Istituto Maria Santissima Annunziata della Famiglia Paolina costituito da donne nubili, Consacrate Secolari per vivere e testimoniare il Vangelo nel Mondo.
Nel 2019, per festeggiare il suo giubileo, riceve in dono una Cappella costruita vicino al Centro Sanitario, ideata e progettata anche in memoria di don Santo Perin, suo zio, che tanto avrebbe desiderato partire missionario, ma che il Signore chiamò prima che potesse realizzare il suo sogno: morì infatti nel 1945 per l’ esplosione di una mina, a neppure 30 anni. Maria era solita dire: “ Spero di averlo sostituito degnamente con l’aiuto del Signore sempre a me vicino. Dal 1969 sono in Africa e una cosa affermo con certezza: senza la fede non avrei retto né 50 anni, né un giorno.”
Era desiderio di Maria morire in Africa e così è stato, così come era suo desiderio essere sepolta nella terra diventata la sua casa.
Così scrive nella sua ultima lettera per gli auguri di Pasqua: “ Le opere del Signore non sono morte con la Sua morte fisica e, come ha fatto nella propria vita terrena, continuerà a fare miracoli ogni giorno per noi, a condizione che ci rivolgiamo a Lui per tutti i nostri problemi di Fede e Speranza.”
I progetti di Maria Negretto non finiranno con la sua morte, ma continueranno nel tempo, perché, come ci insegna Gesù, “ il seme che muore porta molto frutto.” Maria, seme fecondo di Dio, continuerà a vivere nei nostri cuori, ad alimentarli con la sua fede, ad illuminarli con la luce dei suoi ideali, a spronarli con la forza dell’amore per l’altro, specie il più povero ed il più emarginato, perché nulla di quanto ha fatto vada perduto.
Associazione Maria Negretto, Rimini