Una bomba innescata già da qualche anno che in questa stagione è deflagrata in tutta la sua potenza. Denire così la di coltà di reperire lavoratori negli alberghi e per la ristorazione in Riviera, non è un eufemismo e neppure ingigantire la questione.
A maggio l’associazione Albergatori di Rimini e Confcommercio per questa estate denunciavano la mancanza all’appello 7.000 lavoratori stagionali, 5.000 nel settore ricettivo, balneare e negli alberghi, 2.000 nella ristorazione. la situazione è migliorata nei numeri ma non troppo.
“Si è diffusa una perdita di ducia nel lavoro stagionale per colpa di alcuni datori di lavoro: pochi casi fanno più danni dell’80% che può vantare personale delizzato. – è l’amara constatazione di Patrizia Rinaldis, presidente Federalberghi Rimini – Reddito di Cittadinanza e altre rendite, poi, non aiutano”.
“Solo a me personalmente sono capitate circa dieci persone che si sono dette disposte a lavorare ma esclusivamente in nero, per non perdere i beneci di welfare – afferma la Rinaldis –. Ci sono ventenni di Rimini che arrotondavano con qualche extra, per 60-70 euro a sera, e dopo aver ricevuto 1.800 euro di ristori non lo fanno più. Il tema del reddito d’emergenza va rivisto a livello nazionale, non riguarda solo la riviera. Giusto tutelare le persone in di oltà in periodo di pandemia, gli ammortizzatori sociali sono molto importanti, ma gli strumenti di welfare non devono diventare, come sta succedendo, dissuasori del lavoro”.
Le richieste di alberghi, hotel, bar, ristoranti si susseguono a tambur battente dall’apertura della stagione no ad oggi. Manca personale, è il refrain continuo degli imprenditori. Ci sono casi, però, che fanno discutere. Dove il limite tra lavoro e sfruttamento è di ile da stabilire.
“Metto sullo stesso piano gli alberghi che vendono soggiorni giornalieri a 14 euro e giornate lavorative da 14 ore. – rilancia decisa la Rinaldis – Invito i dipendenti ad informarsi: non accettate certe «offerte». Il lavoro stagionale non è schiavitù, ma un incontro di obiettivi. L’accoglienza è un settore bellissimo, e val la pena riappassionarsi. Lavorando nella legalità, aziende e dipendenti assieme”.
Quella che è sempre stata un grande risorsa per Rimini, e tutta la provincia, la ‘stagione’, si è trasformata in una caccia ad ostacoli al dipendente. Le ricerche dei motivi si sprecano: i ragazzi non hanno interesse a sporcarsi le mani, gli studenti preferiscono prendersi del tempo libero tra un esame e l’altro (con l’anno universitario entrato decisamente nei mesi estivi), i lavoratori che venivano tradizionalmente da fuori (dal Sud Italia ma anche dall’estero) a causa del Covid sono più in di oltà o impediti. C’è chi parla anche di perdita del senso del lavoro. Tante analisi, il risultato è la penuria di camerieri, baristi, donne ai piani, cuochi.
E in spiaggia? Per i bagnini di salvataggio, “ l’organico della nostra cooperativa per fortuna era al completo già in apertura di stagione. – dice Mauro Vanni, presidente Cooperativa Bagnini Rimini Sud –La professione è interessante e ben retribuita, ma le di oltà riguardano il personale dell’intero comparto turistico”.
Un segnale però c’è pure tra i salvataggio. “Gli anni scorsi la lista d’attesa per nuove assunzioni era decisamente più lunga. – ammette Vanni – Quest’anno, in pratica, non esiste”. Per Vanni tante concause un unico risultato: trovare ragazzi, anche stranieri, per la stagione è davvero dura.
“Mancano quasi 2.000 addetti in bar e ristoranti. – dà i numeri Gianni Indino, Confcommercio – È vero che ci sono imprenditori che se ne approttano, ma non si può generalizzare. All’estero se riuti una proposta di lavoro chi l’ha fatta è tenuto a segnalarlo, precisando le condizioni offerte. Si faccia anche da noi”.
Federalberghi ha attivato un suo portale “trova lavoro”, altre strade che fanno incontrare domanda e offerta esistono da sempre. Il Piccolo Hotel Astoria di Viserbella, struttura familiare in attività da oltre 60 anni, ha persino provato a mettere annunci in lingua albanese per fronteggiare una situazione no a giugno delicatissima. “Eppoi ci sono anche quelli che rispondono a_ermativamente e poi non si presentano, né al colloquio e neppure al primo giorno di lavoro” mastica amaro la Rinaldis.
È accaduto direttamente a lei e ad altri operatori rimasti con un pugno di mosche.
Sulla carenza di stagionali nel settore turistico sono tutti d’accordo. Sulle cause e sulle prospettive future, pareri e soluzioni differiscono. E non di poco.