Il 2021 è l’anno in cui il mondo del volontariato locale cambia. Dopo più di 20 anni, VolontaRimini, il Centro di Servizi per il Volontariato (CSV) della nostra provincia, diventa VolontaRomagna. Ma in realtà, il futuro dell’associazione si deciderà alla fine del mese, quando VolontaRomagna parteciperà al bando indetto per la creazione e la gestione del CSV dell’intero territorio romagnolo.
Confusi? E’ normale, la situazione non è delle più semplici. Abbiamo chiesto a Giorgia Brugnettini (nella foto in alto a destra), ex presidente di VolontaRimini e ora presidente di VolontaRomagna, di aiutarci a fare chiarezza.
“Confermo che il 30 luglio sarà per noi la data cruciale – ci dice Giorgia Brugnettini – In quel giorno, infatti, VolontaRomagna presenterà la sua proposta di gestione del territorio Romagnolo. Questa data arriva però dopo anni di lavori e incontri”.
Tutto infatti comincia nell’ottobre del 2018, quando l’Onc, l’organismo nazionale di controllo che eroga i fondi ai Csv e controlla la correttezza dell’operato, applica l’articolo 61 del Codice del terzo settore (Dlgs 117/2017), il quale dispone i criteri per determinare i numeri dei Csv, ovvero un solo Csv per aree con un milione di abitanti. Nel nostro caso questo comporta che i tre Csv romagnoli – VolontaRimini di Rimini, Assiprov di Forlì Cesena e Per gli altri, il Csv di Ravenna, diventato poi Comunità Romagna a giugno del 2021 – devono fondersi in un unico ente per gestire tutto il territorio romagnolo.
“In quest’ottica – prosegue Brugnettini – nasce VolontaRomagna un nuovo centro di servizi per il volontariato che prende vita dalla fusione di VolontaRimini e Assiprov. Fusione che si è ufficializzata lo scorso 27 giugno ed è diventata ufficiale il 5 luglio. Anche se, ci tengo a dirlo, è da due anni che i nostri centri lavorano assieme e collaborano, per cui è stata una scelta naturale”.
Il bando per la gestione del Csv per il territorio romagnolo si rivolge agli enti di terzo settore. La scelta era tra una partecipazione ognuno per sé – quindi ogni Csv partecipa per conto proprio e chi vince si prende tutto – oppure fondersi in un’unica struttura. Il risultato è stato una via di mezzo: Rimini e Forlì Cesena si sono fusi assieme, mentre Ravenna è rimasto autonomo. Ora entrambi concorrono per un “unico posto”.
Perché non siete riusciti a mettervi d’accordo anche con Ravenna?
“Con Forlì-Cesena abbiamo una lunga storia di cooperazione e partecipazione, mentre il territorio di Ravenna è per noi meno vicino, non solo geograficamente, ma anche da un punto di vista di gestione del mondo dell’associazionismo. Abbiamo provato, negli scorsi mesi trovare una quadra per dare vita ad un unico soggetto, ma le nostre visioni erano inconciliabili”.
“Per noi, però – prosegue la presidente di VolontaRomagna – è importante questa scelta, di esserci fusi con Forlì Cesena, perché nonostante le difficoltà che possono nascere dalle convivenze, abbiamo lavorato assieme cercando nuove campagne informative per le associazioni, erogato consulenze, corsi di formazione per tutte le associazioni del territorio, portando a casa ottimi risultati quantitativi e qualitativi, soprattutto per le competenze, che sono una crescita per tutto il territorio, non solo quello associativo. Noi concorreremo al bando per costruire la migliore delle proposte possibili”.
Ma cosa succederà al mondo del volontariato quando verrà scelto l’ente gestore di tutta la Romagna?
“L’articolo 63 del Codice del Terzo Settore, decreta e definisce i servizi erogabili dai Csv. Nel caso in cui vincessimo il bando, vorremmo cercare di mantenere il più possibile la situazione attuale. I nostri territori già li conosciamo, e in quello di Ravenna opereremo seguendo tutte le regole e i criteri che già utilizziamo e che avremmo rispettato indipendentemente dalle disposizioni. Il mondo del volontariato di Ravenna è molto capillare, e noi punteremo a mantenerla. Ovviamente sarà nostro obiettivo razionalizzare le spese.
I soldi che per legge arrivano ai Csv diminuiscono sempre di più, quindi una razionalizzazione delle spese sarà necessaria. Se non riusciamo a dare tutti i servizi coi soldi che ci vengono dati, è un problema, e noi vogliamo evitarlo, garantendo il più possibile lo status quo coi soldi che ci vengono dati. Se invece dovesse vincere Comunità Romagna non so cosa accadrà. Mi auguro che anche loro vogliano mantenere una situazione simile a quella attuale, perché alla fine è una scelta di buon senso”.
Ma quindi l’unico ente gestore che risulterà vincitore avrà un’organizzazione capillare nel territorio.
“Sì, esatto. Già adesso ci sono più sedi territoriali. Ad esempio Assiprov aveva una sede a Forlì e unaa Cesena, mentre per il Csv di Ravenna sono a Ravenna, Faenza, Lugo e Cervia. In ogni caso ai dipendenti dell’ente che non si vedrà aggiudicato il bando sarà chiesto se vogliono rimanere oppure no. Auspico che rimangano, perché ci sono delle ottime competenze”.
Tutto si riduce a una questione economica?
“No, assolutamente. La questione economica ovviamente c’è, perché ci sono dei fondi erogati che devono coprire un territorio vasto e complesso, che finora era stato gestito in modalità autonome. Faccio un esempio, grazie al supporto della amministrazioni, sia a Rimini che Forlì Cesena, le sedi dei Csv e le relative utenze sono sempre state a carico dei Comuni, questo ci ha permesso di indirizzare tutti i fondi raccolti negli anni alle attività per le associazioni.
Questo a Ravenna non succede. Se dovessimo gestire quel territorio sarebbe per noi importante riuscire a trovare una soluzione simile alla nostra in modo da non dover gravare sui fondi.
Però ci tengo a sottolineare quello che accennavo prima: che già prima dell’obbligo di legge ci eravamo avvicinati ad Assiprov perché per noi era importante affrontare la sfida del volontariato su un territorio più vasto, insieme, condividendo assunti e obiettivi, cosa che con Ravenna non siamo riusciti a fare. Una strada che è stata condivisa, apprezzata e ripagata dal sostegno che negli anni abbiamo avuto non solo dall’amministrazione locale, ma anche dai tanti professionisti che hanno sempre partecipato alle nostre attività e che anzi, si sono fregiati di questa partecipazione proprio per il valore che VolontaRimini ha assunto negli anni”.
Un’ultima domanda: dipendenti e volontari come stanno vivendo questo momento?
“Come detto le sedi locali rimarranno, quindi si tratta di trovare la quadra, ma noi siamo fiduciosi che la troveremo. In questi anni tutti i dipendenti sono stati sempre informati su quello che stava accadendo, e tutti sono stati concordi che la strada intrapresa era l’unica percorribile.
Stessa cosa per le associazioni: avranno come referente la loro sede territoriale, anche se l’ente dovesse essere un altro”.