Sostengono gli economisti che una vittoria calcistica continentale può valere, per il Paese che si aggiudica il titolo, un punto di Pil (Prodotto interno lordo). Una cifra enorme (dai 12 ai 15 miliardi di euro nel caso dell’Italia). Ma il vero vantaggio, il vero guadagno, sta altrove. Ed è difficile da misurare. Perché si tratta di sentimenti, valori, amicizia e solidarietà, cuore e passione. Persino di capacità di divertirsi.
Ci sono tre immagini che ci hanno colpito al termine della sequenza da thriller dei rigori che ha lanciato l’Italia sulla vetta dell’Europa calcistica. La prima è l’abbraccio interminabile fra il tecnico Roberto Mancini e Gianluca Vialli. Un abbraccio fra due amici di sempre, due uomini maturi, due campioni. Un abbraccio che si scioglie in un pianto liberatorio. La loro amicizia, ulteriormente rafforzata dalla lotta di Vialli contro un grave tumore, trova nel tempio del calcio di Wembley il suo suggello. Durante questa avventura sportiva abbiamo capito che in questa Nazionale regna l’amicizia. Un sentimento che gli italiani apprezzano e che sanno vivere.
La seconda immagine è quella del portierone Gigio Donnarumma che dopo aver parato due rigori decisivi di fila ai maestri inglesi, serissimo, con un’espressione quasi incredula, si allontana dalla porta. Per la serie, “sono Gigio, ho 22 anni, sono un portiere di calcio, ho fatto solo il mio dovere che è quello di parare”.
La terza immagine è quella di Leonardo Spinazzola, l’esterno che con le sue sgroppate ha dato il tormento a tutte le difese avversarie, sino a quando il tendine di Achille ha fatto crac nei quarti di finale con il Belgio. Ebbene, abbiamo visto il calciatore a Wembley saltellare con la sua stampella fra i compagni di squadra e andare a ritirare, per primo, la sua medaglia da vincitore.
Spinazzola, per la sua forza e il suo coraggio, è l’emblema di questo nostro Paese, profondamente ferito e sconvolto dal Covid. Un Paese che pur dolorosamente colpito (nessuno potrà mai cancellare quella triste colonna di camion carichi di bare che attraversavano le vie deserte di Bergamo) sa rimettersi in moto. Magari saltellando con la stampella. Con la certezza che presto torneremo a correre tutti insieme, perché c’è un campionato ancor più importante da vincere. Quello contro un vero nemico, il Covid 19. Per ricostruire un’Italia più forte, più giusta, più bella. E se possibile, persino più buona.
La chiamiamo tutti ricostruzione, insieme con Mattarella e Draghi. Come fu nel secondo dopoguerra. Ecco, lo spirito giusto per compiere l’impresa è quello dei nostri azzurri. Nella disciplina di squadra, nella resilienza, nel coraggio e nella fantasia. Sì oggi siamo gli italiani. Non più i “soliti italiani”. Sì, siamo noi l’Europa. Dell’amicizia, della professionalità, della serietà, della maturità dei ventenni di oggi. Così si guadagna e si merita il futuro. Non solo nel calcio.
Domenico Delle Foglie