Mercoledì scorso, intorno alle 11, hanno varcato il gate dell’aeroporto di Fiumicino, stanchi per il viaggio notturno, ma contenti di essere arrivati in un Paese in cui potranno avere una chance per il loro futuro.
In tutto erano 45 persone tra adulti e bambini. Hanno trascorso alcuni mesi a Niamey capitale del Niger che li ha accolti dopo aver vissuto torture e detenzione in Libia e sono giunti in Italia attraverso un corridoio umanitario organizzato da Caritas Italiana, su mandato della CEI, grazie a un accordo con il Governo italiano.
Saranno ospitati nelle diocesi di Bolzano, Teggiano-Policastro (Salerno), Assisi, Roma, Crema, Matera e due di loro, Aschalew etiope e Yacine della Rep. Centrafricana, sono stati destinati alla diocesi di Rimini dove da alcuni giorni è iniziato il loro percorso di integrazione nella comunità.
Edlira e Gabriele, operatori della Caritas di Rimini, li hanno prelevati all’aeroporto e dopo le procedure di rito presso la Polizia di frontiera aerea, li hanno accompagnati a Rimini.
Durante il tragitto hanno avuto modo di fare amicizia, di conoscersi meglio, di iniziare a presentare come è la vita nel nostro Paese e a informarli su alcune questioni fondamentali per avviare un buon cammino di integrazione sociale, prima fra tutte l’apprendimento della lingua italiana.
Aschalew e Yacine hanno parlato di loro, dei loro familiari rimasti in patria e delle altre persone che hanno condiviso con loro questo progetto.
Alcuni sono laureati, altri hanno diplomi di meccanico ed elettricista ma non si precludono nessun nuovo mestiere da imparare, altri ancora sono muratori o atleti.
Il direttore di Caritas Italiana, Don Francesco Soddu, auspica un autentico cambio di strategia e di cultura. “Il tema dei flussi migratori non può essere più affrontato in un’ottica emergenziale o limitata all’Europa e al Mediterraneo, ma va inserito in un quadro più ampio. È indispensabile che l’Europa promuova una gestione e una regolazione dei canali d’ingresso che tenga conto di un approccio integrato, con al centro la pace e la protezione delle persone nella grande regione che comprende Mediterraneo e Sahel, assieme alla lotta, alla povertà e alle enormi disuguaglianze”.
I corridoi umanitari provano concretamente che le persone costrette a lasciare il loro Paese di origine per le cause più gravi possono arrivare in Europa in sicurezza e in maniera legale, evitando di indebitarsi con la criminalità organizzata e di rischiare la propria vita in viaggi pericolosi e senza certezza della meta.
Aschalew e Yacine sono partiti dall’Etiopia e dal Centrafrica e hanno camminato settimane nel deserto vedendo compagni di viaggio non farcela. Alcuni hanno tentato la traversata del Mediterraneo su improbabili natanti vedendo svanire i loro sogni a causa della guardia costiera libica che li ha costretti nei campi profughi di quel Paese.
Alcuni di loro, i più fragili, grazie al progetto ETM (Transito di Emergenza) dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati sono stati trasferiti in Niger, il Paese più povero dell’Africa che comunque li ha accolti.
Sono persone non abituate ad avere una prospettiva di futuro, ad essere protagonisti della loro vita, ma ora, nelle comunità dove si trovano, potranno imparare a vivere in maniera proattiva le loro giornate e a costruirsi il loro futuro.
Aschalew e Yacine sono stati ospitati a Casa Laudato Sii, uno dei centri di accoglienza gestito dalla Caritas di Rimini. Avranno un anno di tempo per costruire le basi per inserirsi positivamente nella nostra società, accompagnati quotidianamente dagli operatori della Caritas che soprattutto nelle prime settimane saranno per loro come angeli custodi.
Tutta la comunità, civile ed ecclesiale, potrà coinvolgersi nella vita di questi ragazzi e accompagnarli in un cammino che, ci auguriamo, possa essere per tutti opportunità di crescita umana e culturale, nonché testimonianza tangibile che un approccio innovativo sul fenomeno migratorio è realmente possibile.
Luciano Marzi