Un intervento nazionale da 510 milioni di euro per progetti di didattica da realizzare in estate. Il fine? Recuperare il tempo perduto durante la pandemia. Ma sono tante le variabili: chi si farà carico di queste attività? E gli studenti accetteranno?
La situazione a Rimini
Uno dei tanti segni di rinascita cui stiamo assistendo in queste settimane è il modo in cui si parla della scuola. Se nell’ultimo anno, infatti, la scuola era al centro dell’attenzione solo in ottica di sospensioni delle attività, di chiusure, di didattica a distanza e di pericolo di isolamento degli studenti, oggi si parla di una scuola che gradualmente riapre, che guarda a un ritorno alla normalità, fatto di attività, servizi e socializzazione. Ma non solo, si fa anche un passo ulteriore: si parla di una scuola che continui anche in estate, come per “recuperare il tempo perduto”.
È questo, infatti, l’obiettivo che il Governo intende perseguire con il cosiddetto Piano Estate, iniziativa per finanziare progetti di didattica, organizzati dagli istituti di tutta Italia, da realizzare nei mesi estivi così da recuperare la socialità perduta degli studenti durante la fase acuta della pandemia e, allo stesso tempo, “traghettarli” verso il prossimo anno scolastico che, stando al parere degli esperti, segnerà un definitivo ritorno alla normalità.
Se da una parte, però, le intenzioni del Governo sono chiare e comprensibili, dall’altra ci sono tanti elementi da tenere in considerazione: i progetti di didattica estiva vanno organizzati e gestiti in piena autonomia dalle scuole e ciò implica un notevole sforzo da parte del personale, che arriva da anni molto difficili e complessi, e non si può dare per certo che abbia intenzione di mettersi in gioco nel periodo del riposo.
Non solo. La partecipazione a questi progetti è su base volontaria: tutt’altro che scontato, dunque, che gli studenti siano intenzionati a parteciparvi in estate, in un periodo in cui molti giovani scelgono di lavorare e in cui, detto francamente, la socialità sanno benissimo come esprimerla anche senza la scuola.
Occorre, dunque, chiedersi: siamo di fronte a un Piano che può davvero portare alla rinascita della scuola italiana oppure, per le sue caratteristiche, si rischia un buco nell’acqua?
Il piano estate 2021
Nello specifico, per il Piano estivo per le scuole italiane il Ministero dell’Istruzione ha messo a disposizione 510 milioni di euro complessivi, da destinare a progetti di rafforzamento della didattica e di recupero della socialità degli studenti. Si parla, ad esempio, di laboratori per il potenziamento delle competenze, di attività educative incentrate sull’arte, sullo sport, sulla musica, oltre che su argomenti di attualità, come la tutela ambientale, la sostenibilità e la legalità.
Un bacino di risorse importante, che vede 150 milioni provenire dal nuovo Decreto Sostegni, ben 320 milioni dai fondi europei del PON (Piano Operativo Nazionale) e 40 milioni dai finanziamenti per il contrasto delle povertà educative. Risorse che, almeno per quanto riguarda la parte legata al Decreto Sostegni, sono già in erogazione in tutta Italia: circa 18mila euro, in media, il finanziamento ricevuto dagli istituti in tutto il Paese.
Non è tutto ora quello che luccica. L’impatto a Rimini
Come anticipato, le intenzioni del Governo sono ben chiare e l’impegno in termini economici è concreto e significativo. Per produrre gli effetti sperati dal Piano Estate, però, vanno considerate altre variabili, che possono complicare notevolmente la buona riuscita dell’iniziativa. Il tutto mentre le criticità più profonde del sistema scolastico nazionale, presenti da lungo tempo, non vengono affrontate in modo diretto. Come spiegato chiaramente dalla professoressa Sabina Fortunati, dirigente scolastico dell’ITTS “Belluzzi-Da Vinci” di Rimini.
“Questo Piano scuola, così com’è impostato, è piuttosto nebuloso e di difficile realizzazione. – le parole della dirigente – soprattutto per quanto riguarda la parte relativa al finanziamento attraverso il Piano Operativo Nazionale (PON): è prevista una procedura burocratica molto complessa e con dei tempi estremamente ristretti, tanto che l’abbiamo già accantonata. La preparazione di un progetto richiede tempistiche precise, cui si aggiunge la necessaria approvazione degli organi collegiali, non è certamente un qualcosa che può essere lasciato all’improvvisazione”.
Quella del Governo, dunque, è una mossa poco incisiva?
“La politica tende a introdurre tante iniziative che poi, in concreto, sono molto difficili da realizzare. Tanti ‘banchi con le rotelle’, per intenderci, che poinon hanno nessuna utilità pratica”.
Si spieghi.
“Per quanto riguarda la realtà riminese, questo Piano Estate per la scuola non ha fondamento, perché i ragazzi e le ragazze di Rimini nei mesi estivi si dedicano a ben altro, molti lavorano e altri si godono le vacanze. Sarà, quindi, estremamente difficoltoso portarli a svolgere attività scolastiche. Senza dubbio verranno messe in campo tutte le attività di recupero, ma questa non è certo una novità: lo fanno regolarmente tutte le scuole riminesi da più di 10 anni, da quando con il Ministro Fioroni fu reintrodotto l’esame di riparazione a settembre”.
La vera novità è rappresentata dalla possibilità di realizzare progetti di potenziamento della didattica.
“Ma tutte queste attività sono lasciate alla libera iniziativa dei docenti: è, infatti, molto difficile che un istituto cominci a progettare delle attività in astratto senza prima sapere chi se ne farà carico. Quindi, se anche ci fosse un numero importante di giovani interessati a queste attività (cosa di cui dubito fortemente) prima di organizzare un progetto concreto occorre capire quanti siano i docenti disposti a farsi carico di questo impegno. Sono variabili importanti. Come detto, si tratta di un’iniziativa molto nebulosa e di scarsa utilità concreta, ed è una vergogna che il Governo sia andato in questa direzione invece di affrontare le vere criticità presenti da tempo nel mondo della scuola”.
A cosa si riferisce?
“È davvero vergognoso che non si sia messo mano all’organico. È da tantissimo tempo che chiediamo docenti e personale ATA in più, e come risposta riceviamo sempre dei tagli. Siamo, quindi, profondamente contrariati che il Ministero continui a proporre questo tipo di iniziative senza intervenire sui problemi reali. Così come non è possibile che ancora oggi dobbiamo formare le classi seguendo disposizioni che risalgono a prima del 2000, nonostante siano passati più di 20 anni e nonostante ci troviamo ancora in pandemia.
Posso comprendere le difficoltà dell’ultimo anno, caratterizzato dalla emergenza pura, ma per l’anno prossimo la situazione la possiamo prevedere. Nonostante ciò, ci troviamo ancora costretti a comporre classi di 30/33 alunni. Guardando a tutto questo, è difficile non vedere misure come il Piano Estate come semplici specchietti per le allodole: il Governo mette disposizione fondi per progetti che molto difficilmente si realizzeranno, così quei fondi alla fine verranno risparmiati, senza investire davvero su ciò di cui la scuola ha bisogno. Ci auspichiamo un cambio di direzione, per avere un Ministero più presente per quanto concerne la scuola e le sue reali necessità”.