“Essere care leavers, come spesso ci capita di dire nei nostri incontri, non è facile, ma è proprio dalle difficoltà che nascono le esperienze più belle e le storie più affascinanti”.
Marko Cofini, care leaver riminese non ha dubbi: la sua è una storia di un ragazzo come tanti altri, che ha avuto alcuni inciampi, qualche difficoltà, ma questo non fa di lui né una vittima, né un eroe, o meglio, un po’ di entrambe le cose. Ma di sicuro, le vicissitudini che ha passato hanno fatto di lui un ragazzo voglioso di confrontarsi con i coetanei, di raccontare e ascoltare.
“Per me è molto importante raccontare la mia storia continua Marko – perché ogni volta che lo facciamo ognuno di noi la rielabora, e la vede con occhio più critico. Questo è un percorso di crescita che ognuno di noi può fare, non solo i care leavers. Inoltre il nostro racconto permette anche alle persone che hanno vissuto esperienze diverse di riflettere sulla propria storia: è uno scambio reciproco, ci si aiuta a vicenda”.
Marko è un ragazzo molto maturo per la sua età: da poco maggiorenne ha vissuto un’esperienza fuori famiglia, e, arrivato alla maggior età, è diventato un “care leaver”. Con questo termine inglese, traducibile, pressappoco con: “coloro che hanno perso, che lasciano la tutela e gli affetti”, si indicano proprio i ragazzi inseriti nei percorsi di affido che, arrivati a 18 anni, sono considerati dallo stato adulti e indipendenti e quindi non godono più di tutela e devono arrangiarsi a trovare la loro strada.
Come capita a tutti, in teoria. Sì, perché se da un lato è vero che col raggiungimento del diciottesimo anno di età si è formalmente adulti, dall’altro praticamente nessuno dei coetanei di Marko è capace a quell’età di costruirsi la propria indipendenza.
La maggior parte ancora va a scuola, è in quinta superiore, e ha avuto pochi contatti col mondo del lavoro.
Ecco che qui entra in gioco Agevolando, “un’associazione nata dieci anni fa da un gruppo di giovani che ha vissuto un’esperienza fuori famiglia, per aiutare chi, come loro, si trovava nella stessa situazione”.
Lunida Ruli, di Agevolando Rimini, ci racconta le tante attività di questa associazione nata a Bologna e con sedi in tutta Italia – tra cui Rimini.
“In questi 10 anni Agevolando ha dato vita a tutta una serie di progetti che hanno avuto come obiettivo quello di affiancare, sostenere e agevolare i ragazzi verso il loro futuro, cercando di rendere il percorso verso l’autonomia più facile e agevole. Spesso succede che i ragazzi a 18 anni devono lasciare i percorsi di accoglienza fuori famiglia e devono affrontare la vita da adulti in un’età molto fragile in cui nessuno è pronto a diventare adulto e autonomo a provvedere a se stesso in tutto e per tutto”.
Proprio perché è difficile per tutti, pensiamo a quanto lo deve essere per chi non può contare su una famiglia e non ha adulti a cui appoggiarsi.
“La nostra associazione si inserisce in questo vuoto con i suoi progetti, per far capire ai ragazzi che c’è una realtà che si preoccupa per loro che dà risposte concrete sulla casa, il lavoro e le relazioni stabili. Tra i tanti progetti abbiamo il care leavers network, una rete di ragazzi tra i 16 e i 24, coinvolti in progetti di partecipazione attiva, il progetto Casa dolce casa, per dare un’opportunità abitativa con contributi calmierati, e ancora lo sportello del neomaggiorenne, che dà informazioni e sostegno ai ragazzi e molto altro ancora”.
Ma il cambiamento per essere davvero efficace ha bisogno anche di un altro binario: quello della comunicazione e della sensibilizzazione.
“Agevolando è una spinta dal basso che è arrivata dirompente – aggiunge Silvia Sanchini Agevolando – che ha modificato l’approccio di molti professionisti che lavorano nell’ambito dell’accoglienza come giornalisti, psicologi, assistenti sociali ed educatori. Ma la voce dei ragazzi e delle loro storie è arrivata anche nella politica e nelle istituzioni e ha avuto un forte impatto anche sul piano legislativo. Sono state approvate o in via di approvazione dei provvedimenti legislativi che miglioreranno la situazione dei ragazzi che escono dall’accoglienza in Italia”.
Proposte come ad esempio quella presentata nel 2020 per estendere il Fondo sperimentale per i care leaver al 25esimo anno d’età e per agevolare il loro ingresso nel mondo del lavoro con un emendamento nel DL Rilancio (luglio 2020) che ha istituito il collocamento mirato per i care leaver quale categoria protetta vulnerabile.
“I veri protagonisti di questo cambiamento – continua Silvia Sanchini – sono stati i ragazzi stessi, uscendo dall’invisibilità che per anni è stata una situazione subita e sperimentata, portando la loro voce nei contesti più importanti. Anche se noi professionisti ci siamo fatti portavoce delle loro istanze, il vero cambiamento è arrivato grazie a loro e alla loro generosità nel mettersi in gioco”.
Le difficoltà hanno fatto di me quello che sono, diceva Marko all’inizio, o, per dirla con altre parole: I fiori più belli nascono nel deserto, titolo della quinta giornata dedicata ai care leavers che si è svolta lo scorso martedì 18 maggio. Uno slogan che parla chiaro, senza tanti giri di parole, e che non a caso è stato proprio coniato da Marko.