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Aeroporti: la regione dov’è?

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aeroportiAvranno anche vocazioni diverse (ma quanto diverse, poi?). Ma la Romagna è una sola (e neanche tanto grande) e gli scali sono due. Con tante rotte che già si sovrappongono. L’emergenza sanitaria è ancora un rebus in gran parte irrisolto, la stagione turistica un grande interrogativo, ma la convivenza tra gli aeroporti di Rimini e Forlì parte da una certezza: sarà difficile. L’assessore regionale al turismo Andrea Corsini indossa il casco da pompiere. “Vigileremo – ha dichiarato – ma ogni scalo ha una vocazione diversa”.

Getta acqua sul fuoco, si dice non preoccupato dalla coesistenza e neppure dalla possibile competizione, aggiungendo che si tratta di aeroporti di gestori privati che investono sul territorio.

“Insieme concorreranno allo sviluppo del territorio”. Ma per il ruolo che ricopre potrebbe alzare in volo parole diverse? La pensa piuttosto diversamente il sindaco di Rimini. “Sulle vocazioni non sono così certo. I flussi li fanno i mercati.

La Romagna ha poco più di un milione di abitanti – fa un po’ di conti Andrea Gnassi – e i tecnici sanno che perché un aeroporto funzioni serve anche un traffico out going, cioè di persone che partono dal territorio per le varie destinazioni. Serve, anche a livello nazionale, una pianificazione strategica, oppure rischiamo di tornare ai piccoli campanili, al multi funzionalismo in cui tutti fanno tutto. Perché è vero che ci sono i privati che investono ma operano grazie a concessioni pubbliche date dallo Stato. I piccoli municipalismi non fanno bene né a Forlì, né a Rimini, né a Ravenna, né a tutta la Romagna”.

Gnassi parla di pianificazione strategica e di sistema, intanto l’aeroporto Ridolfi di Forlì è decollato e il dibattito sulla convivenza di due scali a distanza di poche decine di chilometri è turbolento. Potranno convivere questi due aeroporti? Le società di gestione dei due scali (entrambe private), AIRiminum e FA, usano grande fair play e lavorano per rendere sempre più appetibile la propria offerta. Alcune tratte però già coincidono: Monaco, Cagliari, Palermo, Katowice, Budapest. Altre ne potrebbero arrivare. L’obiettivo dichiarato dalle società è quello di diventare “l’aeroporto della Romagna”.

Ma la terra è una sola e gli scali sono due. La responsabilità della politica Il PD di Riccione chiede alla Regione di affrontare di petto la situazione, Forza Italia di Rimini stigmatizza una situazione che rischia di ripetere gli errori del passato: non si sta creando un sistema con vocazioni differenti, ma una ‘guerra tra poveri’ con conseguenze inevitabili sul territorio riminese. E la politica ha le sue responsabilità.

“È evidente che ora un fattore che desta una certa preoccupazione – sottolinea il consigliere regionale della Lega, Matteo Montevecchi – riguarda il fatto che l’aeroporto ‘Ridolfi’ di Forlì operi ben 11 dei 34 voli dell’aeroporto ‘Fellini’ di Rimini. Ciò significa che andranno a sovrapporsi un terzo delle rotte. Occorre davvero poco per capire che non possiamo ridurre il tutto ad un derby tra Rimini e Forlì. Visto dalle grandi capitali europee e mondiali, Rimini e Forlì potrebbero essere considerati 2 aeroporti della stessa grande città, come Stansted o Gatwick a Londra, occorre quindi ragionare in una visione strategica d’insieme come sistema Romagna. Certamente non bastano – continua Montevecchi – le minimizzazioni e le finte rassicurazioni dell’Assessore regionale al Turismo Andrea Corsini, che si è manifestato ‘non particolarmente preoccupato della competizione tra gli aeroporti’, rifugiandosi dietro il mantra ‘gli scali sono gestiti da operatori privati, la Regione non ha alcun tipo di competenza sulla gestione’ poiché, anche se sono gestiti da privati, svolgono un servizio pubblico altamente strategico per tutta la comunità e la Regione dovrebbe preoccuparsi di evitare una inutile guerra dei cieli che danneggerebbe solamente la Romagna”.

“Il fallimento della strategia regionale” Sul “volemose bene”, chi la pensa in maniera diametralmente opposta è Nicola Marcello. Mister preferenze, consigliere comunale riminese (passato di recente in Fratelli d’Italia), Marcello ha prima di tutto una idea ben precisa di come e perché si sia arrivati a questo punto. Ce la illustri. “Ciò che sta emergendo con la riapertura dell’aeroporto di Forlì è il fallimento della strategia regionale sugli aeroporti, che è bene ricordare, rientra tra le competenze che la Costituzione le affida. Del resto, chi non ha la memoria corta ricorderà che solo pochi anni fa la Regione voleva costruire un holding degli aeroporti, proprio per condizionare le vocazioni dei singoli scali ed eliminare una concorrenza che andava solo a vantaggio delle compagnie aeree senza aumentare per nulla il numero totale dei turisti che si servivano dell’aereo per raggiungere la nostra riviera”. Siamo dunque passati da una rigida politica regionale ad una sorta di liberi tutti.

“Direi in poco tempo da un dirigismo di stampo sovietico ad un liberismo sfrenato in cui l’Assessore Corsini si limita a dire che si tratta di una questione tra privati regolata dal mercato. In realtà non si è avuto il coraggio di considerare chiusa la questione dell’aeroporto di Forlì dopo il fallimento ed invece la politica forlivese si è fossilizzata su una miope visione campanilistica per avere un aeroporto fotocopia di quello di Rimini già riaperto è funzionante dal 2015”. Si dice che la Regione sia grande, le mete molteplici, le possibilità variegate. “I numeri parlano in maniera totalmente differente. Negli ultimi 10 anni prima dei due fallimenti, Rimini e Forlì si sono ‘rubati’ i turisti, ma il totale di questi flussi è rimasto invariato e sempre sotto il milione di passeggeri a dimostrazione che il bacino di utenza per due aeroporti identici non è molto diverso, anzi troppo spesso coincidente, come stiamo già vedendo in questi primi mesi”. Si parla di vocazioni per ciascun scalo.

“Oggi il danno è fatto e proprio quella politica regionale così latitante finora, dovrebbe spingere l’aeroporto di Forlì verso una propria vocazione particolare, specializzata e se vogliamo di qualità in campo nazionale. Voli commerciali cargo a coprire il territorio da Bologna fino a Pesaro e San Marino e soprattutto Scuola di Volo Nazionale ed Internazionale, aperta ed a servizio degli aspiranti piloti del Mondo Afro-Asiatico che ogni anno vengono in Europa con notevoli disponibilità economiche per intraprendere la professione ‘nobile’ di pilota civile a militare. Allo stesso modo, la Regione dovrebbe implementare la vocazione turistica dell’aeroporto di Rimini che oggi, a differenza che in passato, non pesa sui bilanci pubblici per la propria gestione ma anzi è in grado di contribuire, anche con proprie risorse, al rilancio di nuove rotte. Se così non sarà, il rischio di bruciare risorse private ma anche tante pubbliche è reale, ed in questo momento non possiamo certo permettercelo soprattutto in un settore come quello turistico così toccato dalla pandemia”.