Sull’ultimo numero de ilPonte (Natale 2020), nella Pagina Aperta, abbiamo riportato una lettera dell’architetto Roberto Cesarini, Capo di Gabinetto del Sindaco di Riccione, indirizzata a Luciano Natalini, esperto di istituzioni, politiche e programmi dell’Unione Europea, in merito all’ormai famoso progetto di Parco Eolico pensato al largo della costa riminese. Da diversi mesi, ormai, ospitiamo tutto il dibattito che ruota attorno a questo progetto.
Ora, proprio in risposta alla lettera dell’architetto Cesarini, Natalini interviene nuovamente sull’argomento, attraverso un ricco testo che riportiamo, integralmente, di seguito.
Eolico: si abbia coraggio e visione
Risposta alla lettera aperta dell’Arch. Roberto Cesarini, Capo di Gabinetto del Sindaco di Riccione
Gent.mo Arch. Cesarini,
le sono grato per la lettera aperta pubblicata su questo settimanale la settimana scorsa, perché denota una disponibilità al confronto e all’ascolto delle ragioni altrui che spesso sono mancati nella vicenda del Parco Eolico. Mi consenta di riassumere per punti, nel breve spazio disponibile, le ragioni per le quali, a mio avviso, questo progetto meritava ben altro trattamento dalle amministrazioni comunali locali, in primis da Rimini e Riccione.
- I dati recentissimi pubblicati dall’Organizzazione Metereologica Mondiale rivelano che la concentrazione di CO2 in atmosfera ha raggiunto le 410 ppm (particelle per milione), contro le 250 dell’era preindustriale. Mai nella storia del Pianeta, che pure ha registrato milioni di anni fa periodi caldissimi, si era registrato un incremento così marcato in pochissimo tempo.
- La comunità scientifica ci ha da tempo avvertiti: o si inverte la rotta entro il 2030, o entriamo in un punto di non ritorno con esiti catastrofici. D’altra parte, basta conservare memoria degli eventi estremi sempre più frequenti e violenti: incendi estesi e persistenti, nubifragi, uragani, scioglimento dei ghiacciai, notti tropicali, periodi di siccità alternati ad inondazioni. Nel nostro Paese, in base al Rapporto 2020 dell’Osservatorio di Legambiente Città Clima, sono 946 i fenomeni meteorologici estremi dal 2010 ad ottobre 2020; di anno in anno sono sempre più frequenti e distruttivi (254 vittime), con miliardi di danni all’agricoltura e all’assetto idro-geologico del territorio.
- Come sa, di fronte a questo scenario di vera e propria emergenza climatica, l’Unione Europea si è posta l’obiettivo, assai sfidante ma che alcuni esperti considerano tuttora insufficiente, di tagliare del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030, contro il 40% stabilito precedentemente. Ciò implicherà una revisione al rialzo degli obiettivi del nostro PNIEC-Piano Nazionale Integrato Energia Clima, che per l’eolico offshore prevede almeno 300 MW entro il 2025 e 900 entro il 2030. Tenga poi presente che con i ritmi dell’ultimo decennio (1 Cigawatt da energie rinnovabili in più l’anno), il nostro Paese raggiungerebbe solo nel 2085 l’obiettivo della decarbonizzazione. Dobbiamo quindi accelerare, intensificare gli sforzi affinché l’incremento dell’energia da fonti rinnovabili aumenti di almeno 6,5 volte l’anno nel nostro Paese. In ogni caso il progetto di cui si sta discutendo a Ravenna, e che ben altro “trattamento” ha ricevuto dall’Amministrazione Comunale, prevede da solo 540 MW.
- Se non agiamo subito, tra qualche anno anche la nostra Riviera rischierà di avere temperature estive elevatissime e un livello di umidità tale che il paesaggio marino sarà ancora meno visibile rispetto ad oggi (a proposito di “libertà dell’orizzonte”), un numero insostenibile di notti tropicali, carenze idriche, insicurezza alimentare, black out elettrici. I turisti saranno sempre di più attratti dalle spiagge del nord Europa, in particolare dalle coste baltiche, che godranno di un maggiore comfort turistico, rispetto al Mediterraneo surriscaldato, come indica uno studio svolto nell’ambito del progetto europeo PESETA.
- In tale contesto si inserisce il progetto del Parco Eolico riminese, che, in base ai dati disponibili, in 30 anni (durata dell’eventuale concessione demaniale) permetterebbe di risparmiare emissioni inquinanti e climalteranti pari a 14.700.000 tonnellate di CO2 (anidride carbonica), 18.900 tonnellate di SO2 (anidride solforosa), 12.600 tonnellate di NOX (ossidi di azoto). In altre parole, il Parco Eolico compenserebbe le emissioni annue di circa 150 mila auto, oltre 83 mila abitanti; per ottenere lo stesso risultato, servirebbero 24,5 milioni di alberi. Si tratta di cifre enormi che, se confermate in sede di Valutazione di Impatto Ambientale, darebbero un contributo vero, tangibile alla decarbonizzazione e al miglioramento della qualità dell’aria. Le ricordo, a tal proposito, che l’inquinamento dell’aria, secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, causa in Italia circa 70 mila morti premature l’anno, soprattutto in Val Padana, e che la Regione Emilia-Romagna è stata esplicitamente citata nella recente sentenza della Corte di Giustizia europea che ha condannato l’Italia per aver superato i limiti fissati dalla Direttiva europea sulla qualità dell’aria.
- Conosco, e apprezzo, gli sforzi dell’Amministrazione Comunale di Riccione per rendere più green la città. Pur consapevole che l’energia più verde in assoluto è quella non consumata (e quindi l’efficientamento energetico delle case, degli alberghi, degli edifici pubblici è fondamentale), lei sa meglio di me che la domanda di energia, soprattutto elettrica, è destinata a crescere e che per alimentare non solo tutte le utenze pubbliche e private ma la crescente motorizzazione elettrica (nei prossimi due anni il mercato sarà inondato dalle case automobilistiche con 100 nuovi modelli di auto elettriche) servirà una grandissima disponibilità di energia, anche per i turisti che per il 75/80% raggiungono la nostra riviera con la propria auto. Tale energia non potrà che essere prodotta da un mix composto da piccoli, medi e grandi impianti. I micro interventi, ancorché meno impattanti, non saranno sufficienti. Servirebbero oltre 377 mila tetti di abitazioni, tutti orientati a sud, per produrre l’equivalente dell’energia prodotta dal Parco Eolico. Serviranno gli uni e gli altri.
- Il problema più arduo, me ne rendo conto, è l’impatto sullo skyline del mare e quindi sulla percezione visiva dei turisti. La invito, a tal proposito, ad esaminare gli studi internazionali disponibili scaricabili su Internet (in inglese o francese). Nessuno di questi studi evidenzia un impatto negativo sui flussi turistici. Anzi, in qualche caso si è generata una domanda turistica aggiuntiva, una richiesta di visite guidate su battelli trainata dalla fascinazione tecnologica, oppure forme di turismo subacqueo. In ogni caso, senza studi ed indagini ad hoc, nessuno è in grado di dimostrare a priori un danno al turismo e nessuno dovrebbe, a mio avviso, parlare a nome dei turisti senza indagarne le opinioni. Chi lo fa di mestiere, ad esempio Eurobarometro, ha potuto constatare che per oltre il 90% dei cittadini europei, il cambiamento climatico è un problema serio su cui intervenire. Resto convinto che il Parco Eolico non solo non danneggerebbe il nostro turismo, ma potrebbe diventare il manifesto iconico di un territorio che si è assunto le proprie responsabilità verso se stesso (noi consumiamo molta energia), il Pianeta e le future generazioni. Non credo che una famiglia di Bologna, di Modena, di Milano o Monaco, Stoccarda e quant’altro, alle prese con città da giugno a settembre sempre più roventi e invivibili, o i tanti giovani che affollano Acquafan e le discoteche delle colline, non verrebbero più a Riccione perché in lontananza, a 13 km di distanza, si vedono le punte delle pale eoliche. Secondo me, se ben comunicato e raccontato, sarebbe vero il contrario, ossia verrebbero più volentieri in un territorio che non ha voltato le spalle, che ha fatto della sostenibilità e della responsabilità verso il Pianeta, i nostri figli e nipoti il proprio tratto distintivo. In ogni caso, la percezione del paesaggio è mutevole. Chi fa più caso ai tralicci dell’alta tensione? Ai viadotti autostradali e ferroviari? Alle dighe? Il monumento oggi simbolo di Parigi, la Torre Eiffel, fu originariamente sbeffeggiato, denigrato (“mostro metallico”). Oggi è la meta più visitata della capitale francese.
- Personalmente sono d’accordo con le motivazioni addotte da Marco Affronte nel suo bellissimo articolo di qualche settimana fa sulla stampa locale (“Io le pale eoliche le voglio vedere”), però se il tema della “libertà dell’orizzonte” è insuperabile, considerando che Energia Wind 2020 mi sembra che si sia sempre dichiarata disponibile a trattare (comprese le distanze dalla costa), si faccia un gioco di squadra (comuni e operatore privato proponente) e si trovino con i ministeri competenti le soluzioni e i compromessi più accettabili. Ciò che è insopportabile è la superficialità, la denigrazione del tutto fuori luogo (“Ecomostro”) e la mancanza di una visione di lungo periodo, con cui questo progetto assai utile da moltissimi punti di vista, è stato trattato. Ogni progetto di questo tipo richiede molti anni per studi sul vento, progettazioni, autorizzazioni, realizzazione. Ripartire da zero vorrebbe dire sprecare altro tempo. Tempo che non abbiamo più.
- Per queste ragioni, a cui si aggiunge l’impatto economico (1 miliardo di investimenti privati; centinaia di imprese, anche locali, e migliaia di lavoratori coinvolti; 200 posti di lavoro diretti e indiretti creati per la sua gestione; la possibilità di stoccare una parte dell’energia per produrre idrogeno verde, che potrebbe alimentare un trasporto pubblico locale all’avanguardia) a mio avviso, sarebbe stato opportuno (e sarà opportuno, se al progetto sarà consentito di passare alla fase 2, ossia alla Valutazione di Impatto Ambientale) convocare Consigli Comunali aperti in cui consentire ai progettisti di illustrare il Parco Eolico, per permettere a ciascun amministratore e consigliere comunale, nonché agli operatori turistici e ai cittadini, di farsi una propria opinione, libera ed indipendente.
Luciano Natalini
Esperto di istituzioni, politiche e programmi dell’UE