Il processo diocesano ha richiesto cinque anni di lavori durante i quali sono stati ascoltati 131 testimoni ed esaminati scritti e documenti, per far emergere la vita e le virtù del sacerdote riminese. 18.632 pagine di atti, raccolte in 10 scatole sigillate che costituiscono l’archetipo, conservato nell’archivio della curia vescovile di Rimini, mentre due copie autentiche (il transunto e la copia del transunto), raccolte in 15 scatoloni, sono state consegnate alla Congregazione delle Cause dei Santi a Roma per la fase successiva della causa.
Dopo il processo diocesano per proseguire il cammino di beatificazione di don Oreste Benzi a Roma, l’attore della causa – la Comunità Papa Giovanni XXIII rappresentata da Giovanni Paolo Ramonda – doveva nominare un nuovo postulatore che risiedesse nella capitale.
In questo periodo è successo, vuoi per caso o chiamiamola provvidenza, che la postulatrice Elisabetta Casadei, riminese, che ha seguito la fase diocesana del processo, è tornata a d impegnarsi nella diocesi di Roma, in quanto persona consacrata nell’Ordo Virginum. Qui dirige un collegio universitario femminile e insegna Filosofia politica alla Gregoriana, pur continuando l’insegnamento di Antropologia etica all’Istituto di Scienze religiose di Rimini.
A questo punto al presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII è venuto naturale chiederle di proseguire il suo lavoro di postulatrice anche per la fase romana. « Abbiamo scelto lei – spiega Giovanni Ramonda – per la sua competenza e anche per attuare l’invito di Papa Francesco a valorizzare il ruolo delle donne nella Chiesa. » Nicoletta Pasqualini l’ha intervistata per la rivista Sempre.
Elisabetta, hai vinto le resistenze iniziali. Cos’è che ti ha fatto cambiare idea?
«Prima di tutto il confronto con i miei superiori. Il mio Vescovo a Roma mi ha fatto capire come ci sia bisogno di valorizzare una figura come quella di don Oreste, soprattutto per i preti. Mentre il vescovo di Rimini mi ha messo di fronte al rischio di ridurre la conoscenza della vita del sacerdote attingendo solo dai documenti, cosa probabile se fosse una persona nuova a seguire la causa, invece sappiamo quanto la personalità del sacerdote vada ben oltre, e sia difficilmente definibile. Ma quello che mi ha dato lo scatto finale è stato leggere l’Enciclica di Papa Francesco Fratelli tutti, nella quale il filo rosso è la carità, l’anima della nuova società che vogliamo costruire. Ho pensato subito a don Oreste. Lui l’aveva capito trent’anni fa quando parlava di gratuità, di costruire una società partendo dagli ultimi, dai poveri. Questo è don Oreste, è un uomo che ancora oggi può trainare la Chiesa.
Vedo quanto ci sia bisogno di luci adesso, soprattutto per educare e fare cultura di fraternità, di amore sociale.» Il lavoro non sarà breve. Farai tutto da sola?
«Ad affiancarmi in questo lavoro gigantesco ci sarà una ragazza che sta facendo un dottorato in Teologia orientale. Due donne, dunque, una che conosce don Oreste e ha studiato Teologia in occidente, un’altra che cura le cause di beatificazione delle Chiese orientali. È molto bello.» Come procederà la causa di beatificazione, quale sarà la tua prima mossa alla Congregazione delle Cause dei Santi?
«Prima di tutto dovrà essere accettata dal Consiglio della Congregazione delle Cause dei Santi la mia nomina a postulatrice fatta dalla Papa Giovanni.
Dopo l’accettazione io dovrò comunicare chi è l’amministratore che si interfaccia con la Congregazione. Poi chiederò l’apertura ufficiale di tutti i documenti relativi alla causa di beatificazione di don Oreste Benzi.
Rotti i sigilli, i documenti, dopo essere stati analizzati, verranno rilegati in volumi. A quel punto il sottosegretario della Congregazione controllerà se l’inchiesta diocesana, che comprende la raccolta dei documenti scritti e le testimonianze, è stata svolta correttamente. Solo allora emetterà il decreto di validità.» E poi dovrai redigere la Positio
«Infatti. Ma prima dovrà essere nominato un relatore, scelto tra gli studiosi teologi della Congregazione per le cause dei Santi, che insieme con me avrà la responsabilità di portare avanti la causa. Scriveremo la “Positio”, un dossier con i documenti principali, che comprende la biografia storica di don Oreste, le informazioni su come ha vissuto in maniera eroica il suo essere sacerdote. Si parlerà della fede, della speranza, della carità e di tutte le altre virtù. Ma anche della cosiddetta fama di santità, cioè quanto il popolo di Dio considera santo don Oreste. La Positio poi verrà esaminata da una commissione teologica. E alla fine di tutto verrà valutata dai Vescovi e Cardinali membri della Congregazione delle Cause dei Santi. Se il loro giudizio sarà positivo sarà poi il Papa a proclamare don Oreste beato.» È veramente lunga la strada verso la santità.
«Per diventare beato dovrà essere attribuito per sua intercessione un miracolo, due per diventare santo. Ogni miracolo richiederà l’apertura di un nuovo processo diocesano con tutto quello che consegue.» C’è già qualche sentore in merito?
«Segnalazioni tante. Che don Oreste faccia miracoli non ho nessun dubbio.
Per ora possiamo parlare di miracoli spirituali, che non è poco.» Cosa ti aspetti da questo incarico?
«Non mi aspetto qualcosa, lo faccio come atto di gratitudine verso don Oreste. Se non lo avessi incontrato probabilmente avrei perso la fede, che è la cosa più preziosa che ho. Ho reincontrato Cristo. Quello che mi aspetto me l’ha già dato. Devo solo dire grazie.»
( Sempre) Foto di gruppo alla fine del processo canonico diocesano, prima di spedire i materiali raccolti in Vaticano. Al centro accanto al Vescovo è Elisabetta Casadei