Oggi, 5 novembre, la Caritas diocesana ha comunicato, per la prima volta dall’inizio della pandemia, una fotografia che mostra come la povertà stia aumentando sul nostro territorio.
Da gennaio ad agosto la Caritas diocesana ha incontrato 1.170 persone: 1.048 coloro che si sono rivolti alla mensa e 122 le persone che hanno ricevuto un pasto caldo a domicilio.
Un aumento importante se si pensa che prima della pandemia i numeri erano calati al punto che si pensava che finalmente stessimo uscendo dalla crisi.
A gennaio in media la mensa Caritas serviva 90 pasti al giorno, ora la media è 130. I pasti a domicilio erano circa 43, a maggio hanno raggiunto un picco di 105 e ad agosto addirittura 140 perché sono stati serviti (su segnalazione del Comune), per 15 giorni, un gruppo di senegalesi in quarantena che vivevano in una casa abbandonata.
Il cosiddetto “giro nonni” infatti, nel tempo del lockdown, ha servito non solo gli anziani soli, ma anche persone positive al Covid che non avevano parenti che potessero aiutarle per la preparazione quotidiana dei pasti.
Chi sono i nuovi poveri? 3 persone su 10 non si erano mai rivolte alla Caritas prima. Tra questi si evidenzia: un’alta presenza di uomini (85%), un aumento di italiani (che tra marzo e maggio hanno raggiunto il 39,6%), una forte presenza di giovani (26%) e di 45-54enni (25%).
Ma tra coloro che si sono rivolti alla mensa non ci sono solo i “nuovi” poveri, anzi la maggior parte (7 su 10) viveva già in una situazione di disagio, tra questi il 20% era ben 5 anni che non si rivolgeva più alla Caritas, perché era riuscito a superare le proprie difficoltà, ma con il Coronavirus è ripiombato nel buio.
Tra questi cosiddetti “ritorni” ci sono le donne straniere, in particolar modo le badanti, che con il Coronavirus hanno perso il proprio posto di lavoro, alcune sono tornate in patria e poi rientrate in Italia, rimanendo però disoccupate; ma anche tanti lavoratori stagionali, alcuni dei quali erano in parola con alberghi che poi non hanno aperto o hanno ridotto il personale, altri che, sono riusciti a lavorare solo a chiamata e quindi non hanno avuto modo di raggiungere i requisiti per la disoccupazione.
Com’è andata con il “tormentone” #iorestoacasa? Tra coloro che si sono rivolti alla Caritas, tra gennaio e agosto, 630 non avevano un posto stabile dove dormire. La difficoltà più grande è stata organizzare le docce, perché quello è un momento particolarmente delicato e rischioso per la propagazione del virus, da marzo a maggio si è riusciti ad organizzare una doccia e un’ampia diffusione di salviettine bagnate. Si è poi elaborato un sistema per garantire il servizio in sicurezza ed oggi, mediamente 36 persone a settimana, riescono a farsi la doccia in Caritas.
Di fronte a questa grave emergenza casa, bisogna ringraziare quegli albergatori e proprietari di residence e ostelli, che hanno scelto di accogliere i senza dimora a prezzi modici. Numerose persone ci hanno infatti raccontato che sono riuscite a dormire con un tetto sopra la testa, grazie ad albergatori che hanno chiesto circa 250/300 euro al mese per dormire, soldi che, molto spesso, le persone sono riuscite a pagare grazie al Reddito di Cittadinanza.
Attualmente la Caritas sta continuando ad offrire la mensa attraverso pasti d’asporto e a domicilio (su segnalazione del Comune).
Da giugno si è riaperto il Centro di Ascolto dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.
Le docce sono possibili su prenotazione il martedì e il giovedì dalle 14 alle 16.30.
L’Ambulatorio medico, assieme alla distribuzione dei farmaci, è aperto tutti i giovedì dalle 9 alle 11.
È ripresa anche la raccolta e la distribuzione di vestiti, ma solo per coloro che vengono a fare la doccia.
Da gennaio ad agosto questi i numeri degli interventi realizzati: – 743 colloqui – 63.789 pasti preparati tra mensa d’asporto e pasti a domicilio – 690 docce – 133 visite mediche – 291 confezioni di farmaci donati.