Il clamore che si è scatenato intorno alla ‘sensazionale scoperta’ di un’opera di Sandro Botticelli a San Leo, potrebbe spegnersi assai presto. Così se un qualche critico esperto, magari lontano dalle luci della televisione, si fermasse a guardare veramente quel dipinto. O magari, consultasse la letteratura e la storia che lo affianca.
L’opera in questione è una tavola del XV secolo raffigurante tra gli altri i Santi Leone e Marino, custodita presso il Museo di Arte Sacra a San Leo. Il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, in visita nel capoluogo leontino, oltre ad ammirare i principali monumenti cittadini, dalla Rocca alla Cattedrale, dalla Pieve alla Torre civica, ha molto gradito la visita al Museo di Arte Sacra cittadino. Qui si è soffermato ad ammirare i materiali pittorici, in particolare la pala di proprietà comunale.
L’opera che raffigura una Madonna con Gesù Bambino tra San Leone e San Marino sarebbe di Sandro Botticelli, e non del suo allievo Luca Frosino. Questa la tesi della studiosa d’arte Annalisa Di Maria, che assieme al collega Andrea da Montefeltro, ha analizzato il dipinto nei suoi particolari.
Sgarbi si è dimostrato dello stesso avviso e ha richiesto l’opera in prestito per una grande mostra su Sandro Botticelli che lo stesso Sgarbi sta organizzando per il prossimo anno a Roma.
Un nuovo Botticelli “illumina” San Leo? Lo storico dell’arte Alessandro Marchi, Funzionario MiBACT e Direttore della Fortezza Rinascimentale di San Leo, è di tutt’altro avviso. Quella pala della Madonna con Gesù Bambino tra San Leone e San Marino ha già un autore, e i documenti lo comprovano.
“Già dal Settecento è noto infatti un prezioso documento che attesta la commissione dell’opera, e ne registra tutte le fasi di esecuzione con relativi pagamenti di anticipi, in corso d’opera e a compimento della medesima sino un totale di 28 fiorini d’oro che, nel 1487 a Firenze, erano una certa somma. – spiega lo storico d’arte, leontino doc – A riscuoterla, con soli cinque mesi di ritardo rispetto al contratto, fu Luca di Frosino, un pittore oggi noto solo agli addetti ai lavori, ma che era nato nel 1441 ed attivo a Firenze sino il 1515, residente nel popolo di San Simone, proprietario di una bottega e di una casa, e del quale pittore sono documentate opere nientemeno che per il Duomo di Santa Maria del Fiore nel 1491 e 1494 (purtroppo perdute)”.
Non è documentata la presenza di Luca di Frosino nell’atelier di Botticelli (che era comunque più giovane di lui, essendo nato nel 1445), ma la bottega di Botticelli è quella in cui furono prodotte più opere di qualsiasi altra bottega fiorentina del ‘400 (cfr. Lightbown, 1997), e non tutti quelli che vi transitarono sono testimoniati dalle carte (e sospettiamo sia andata così anche per il nostro Luca).
Ma se non fosse stata dipinta da Luca di Frosino – come dice la storia – come potrebbe – si domanda Marchi – la pala di San Leo, esser stata dipinta da Botticelli in persona, dato che non riesce a raggiungere la qualità sublime del maestro fiorentino ?
“Provate ad andare nella sala 12-14 degli Uffizi, non vi chiedo di riuscire ad avvicinare la Venere o la Primavera (almeno prima del Covid, avreste dovuto calpestare un centinaio di visitatori orientali), ma guardate la piccola tavola in cui è rappresentata la Calunnia, vi sembra di ritrovare a San Leo (e non crediate che ciò non mi dispiaccia…) – afferma con sincerità il Direttore della Fortezza Rinascimentale di San Leo –24
Purtroppo i bei santi, la dolce Madonna ed il tenero Bambinello nella tavola di San Leo, sono piacevoli, affascinanti ed evocativi dell’arte botticelliana, ma il confronto diretto con le opere autografe del Maestro scongiura -purtroppo – ogni pia illusione.
Lo storico dell’arte sta ultimando un ampio studio dell’opera, che sarà pubblicato su una rivista specialistica, in cui la figura di Luca di Frosino viene ricostruita alla luce di nuove proposte attributive in parte già accolte da altri studiosi come Everett Fahy, Andrea De Marchi e Anna Tambini.
Tommaso Cevoli