È il primo presidente donna del Rotary Club di Rimini. Ma non parlategli di quote rosa.
“Noi donne siamo abituate rimboccarci le maniche e ad affrontre le difficoltà, tenendo sempre lo sguardo puntato in avanti”. Patrizia Farfaneti Ghetti. 56 anni, titolare della Farmacia San Michele di Rimini, a lei è toccato sfatare il tabù dell’«altra metà del cielo» mai al timone del Rotary e addirittura nell’anno del Covid.
Uno scherzo di cattivo gusto o il Rotary sapeva di affidarsi in buone mani?
“Ovviamente né l’uno né l’altro. Sono subentrata alla presidenza a lockdown già terminato, anche se il Coronavirus ha modificato in maniera radicale molti aspetti del nostro vivere.
Ci sono anche segnali di speranza e di apertura al futuro. Un incontro da remoto con Londra (realtà con la quale è previsto un gemellaggio) è la testimonianza che Rimini può aprire le sue porte al resto del mondo e trovarne giovamento. Il Rotary è un sodalizio diffuso nel mondo, ciò facilita contatti con Dubai, Inghilterra, Montecarlo, Spagna e Polonia, solo per citare le prime realtà con le quali abbiamo preso contatto.
Oggi è più facile che in passato per un riminese e un italiano studiare e lavorare all’estero, ma allo stesso tempo lo scambio facilita anche l’importazione di idee dall’estero. Il Rotary è un’enzima, favorisce l’elaborazione e la realizzazione di progetti che altrimenti non potrebbero essere realizzati.
Durante la fase critica del Covid-19, ci siamo accorti tutti dell’importanza di realtà come la Croce Rossa: porta aiuti nelle case dei riminesi più in difficoltà, ma senza un’auto adeguata il suo strepitoso servizio è in panne.
L’associazione è intervenuta per dare gambe al servizio di Croce Rossa”.
Scusi se insisto. Quando Lei è entrata nel Club, 16 anni fa, le donne erano solo due, ora il numero è salito a 3. Il Rotary continua ad essere ‘luogo’ per l’altra metà del cielo?
“Attualmente sono due le iscritte, in precedenza altre tre socie si sono dimesse per incompatibilità tra famiglia e lavoro.
Il numero più esiguo di donne presenti nel Rotary è anche figlio di una realtà. Per una donna impegnata professionalmente (specie se giovane) e con una famiglia alle spalle, non è facile incontrarsi ogni settimana alle 20.15 per l’incontro settimanale del Club.
Per la prima volta la presidenza del Rotary International sarà affidata nel 2022 ad una donna, Jennifer E. Jones, del Rotary Club di Windsor-Roseland, Ontario (Canada). Sono convinta che questa elezione porterà ad un cambiamento di visione in tutto il sodalizio”.
E nella sua professione?
“I miei collaboratori sono per la stragrande maggioranza donne.
La donna che è già capo-famiglia, è meno portata alla carriera. Ma in farmacia le ragazze che mi affiancano possono avvalersi del part time, conseguono master e danno un apporto decisivo allo sviluppo dell’azienda.
La Farmacia San Michele è totalmente elettronizzata (4.0), cassa e magazzino automatizzato, pc touch. Le collaboratrici proseguono
dunque la formazione e migliorano l’accoglienza del cliente”.
I detrattori considerano il Rotary una lobby potente più che un Club. Cosa risponde?
“I soci presentano come nuovi ingressi figure di spicco per integrità e professionalità.
Insieme non decidiamo o realizziamo eventi, ma solo servizi utili e necessari alla comunità. Mettiamo a disposizione di altri, ciò che abbiamo in idee, e disponibilità”.
Durante il lockdown, avete realizzato diversi service.
“Era necessario: acquisto alimenti per la consegna alle famiglie, l’auto per la Croce Rossa, ed altri interventi.
Vorremmo creare un tavolo di lavoro con vari professionisti nei diversi ambiti toccati dalla pandemia (lavoro, famiglia e scuola) per valutare idee e interventi. C’è un budget a disposizione, e un’importante riserva di cervelli”.
Lei ha origini nell’alta Valmarecchia. Si parla da decenni di integrazione o perlomeno di sinergia tra costa ed entroterra. Sembra però più un bell’enunciato che un risultato. Impossibile alleanza?
“Una sinergia tra costa ed entroterra nella provincia di Rimini non solo è auspicabile ma naturale e necessaria farebbe bene al mare come alla collina.
I comuni coinvolti sono tanti, ciascuno con peculiarità e caratteristiche proprie e diverse, ma basterebbe seguire il corso del fiume per collegare naturalmente le realtà in questo caso della vallata del Marecchia.
Si parla tanto e da troppo tempo di progettualità comune ma i risultati sono ben pochi e non possono certo esaurirsi nei fondi Gal. Integrare la costa con l’entroterra significa aumentare la proposta turistica ma anche culturale e sociale, e dunque imprenditoriale della provincia di Rimini”.
Dott.ssa Ghetti, lei è impegnata da tempo nel sociale. Nel 2005, tra l’altro, ha partecipato alla fondazione del centro antiviolenza ”Rompi il silenzio”.
“Attorno a noi vivono donne colpite da sofferenze così grandi e gravi che meritano di essere ascoltate, accolte e aiutate”.
Il virus ha colpito duro tanti settori, tra cui il turismo. Come si risolleverà Rimini?
“La città, la riviera ha idee, capacità e creatività infinite. Ci lamentiamo ma sappiamo risollevarci, e i dati della stagione 2020 confermano che siamo già sulla buona strada. A Rimini si sta bene: professionalità e accoglienza sono un marchi di qualità, tornerà ad essere una località di vacanza come ai tempi d’oro del primo Novecento ma con lo sguardo già nel futuro”.