È sempre più ciclomania! Piace a tutti, grandi e bambini. Una bella pedalata in campagna, o in città, è fonte di divertimento senza grandi fatiche. Insomma, pare proprio che la bicicletta, oltre che aiutarci negli spostamenti con leggerezza, senza inquinare, ci aiuti a socializzare, a essere più felici e alleviare le tensioni.
Ma come servircene al meglio?
Domandiamo lumi a un vero esperto, il dottor Alessandro Piscaglia, classe 1931, che da sempre, oltre che appassionato ciclista, sostiene questo mezzo straordinario per migliorare la nostra salute.
Dottore, a quale età si può iniziare a montare in sella alla bici?
“Bisognerebbe avvicinarsi fin da piccoli, come accade per il nuoto: a circa 2 anni si può iniziare ad avere i primi approcci”.
Ma qual è la postura corretta per non avere problemi alla schiena o al collo?
“Pedalare come facevano i nostri nonni che stavano seduti come se fossero su un trono, con le braccia tese, la schiena eretta. Adesso i ciclisti sono molto aerodinamici e hanno assetti molto speciali. La posizione corretta è quella in cui ti adegui allo sforzo che devi fare. È consigliabile una posizione più morbida ed elastica se devi affrontare una salita o lo sforzo di un sorpasso. Un tempo pedalare su quei greppi dove sono nato (San Leo) era un’avventura; in quelle strade piene di buche e imbrecciate sentire la ventata di quello che ti sorpassava in salita, era una vera crudeltà e se ti sbilanciavi era pericoloso perché se cadevi rischiavi di rovinare sulle pietre aguzze che si infilavano sotto la pelle”.
Ma il cuore non è sotto sforzo?
“Quando la bici viene usata con giudizio, fa bene. Non ci sono dubbi: pedalare migliora la salute del cuore, tiene alla larga le malattie cardiovascolari come infarto e ictus ed è un ottimo esercizio per prevenire patologie come ipertensione, diabete, obesità. Senza dimenticare che un cuore che si allena diventa più efficiente”.
Quindi non dobbiamo pensare che andare in bici possa nuocere a chi ha problemi di articolazione al ginocchio?
“Il ciclismo è uno sport a basso impatto con il terreno: la bicicletta preserva i tendini e mantiene attive le articolazioni di ginocchia e caviglie. Pedalando, infatti, non esercitiamo pressioni sulle articolazioni degli arti inferiori, anzi, il movimento rotatorio ha un effetto protettivo sulle cartilagini.
Anche la colonna vertebrale e le ginocchia non vengono sovraccaricate come nella corsa, perché il peso del corpo si scarica interamente sul telaio della bicicletta per cui è uno sport adatto anche a chi soffre di disturbi a livello della colonna vertebrale, come lombalgie e sciatalgie”.
Il dispendio di energie fatto pedalando, potrebbe favorire anche il dimagrimento?
“No, si dimagrisce quando si mangia meno di ciò che si consuma, certo è che se si va a fare un giro in bicicletta, e arrivati a casa si mangiano due-tre porzioni di lasagne…
Oggi mangiamo tanto di più di ciò che ci serve e tendiamo all’obesità. Ricordo alcuni medici che andavano in bicicletta, persone misurate e asciutte come il dottor Auro Donati, la sua bici era mitica, l’ampia falcata da airone del dottor Gobbi e adesso c’è il professor Corvetta, ciclista eccelso”.
Fra le tante doti, la bici sembra allevi lo stress, dia un senso di felicità. Conferma?
“Non c’è un mezzo che ti faccia percepire così a fondo la felicità come il sentire quella ventata di aria fresca in viso. Ti riempie di gioia, ti senti più leggero e in un attimo è come se quella carezza di aria ti spazzasse via tutti i problemi, lo stress, insieme a un infinito senso di libertà e sei a contatto con la natura!”.
Lei, come amico del pedale, cos’ha fatto per diffondere la cultura della bici?
“Circa 20 anni fa, insieme ad alcuni amici del pedale, ci imponemmo di fare il primo progetto completo di un percorso ciclistico per la città di Rimini. Sapevamo che la bici sarebbe stata un fenomenale mezzo ecologico ed ero disposto ad impegnarmi in questo senso per la città. Il sindaco Gnassi ha portato a termine i nostri progetti, così adesso possiamo dire di esserci del tutto equiparati alle città del Nord. In Romagna abbiamo una tradizione formidabile e si può dire che i veri romagnoli siano nati in bicicletta. Oriani, Panzini, Tombari sono stati grandi cantori di questo mezzo.
Perché pedalare fischiettando per strada voleva dire essere a cuor leggero, cuor contento e col ritmo del pedale tutti i guai e le tensioni sparivano come per magia”.
Pagina a cura di Laura Carboni Prelati