Don Giorgio Dell’Ospedale, parroco degli Angeli Custodi di Riccione, è stato contagiato dal Coronavirus. Dopo alcuni giorni in cui le sue condizioni sono rimaste stabili ed era lo stesso sacerdote a rassicurare amici e fedeli, martedì si è registrato un improvviso peggioramento del quadro clinico. I medici hanno così deciso di trasferirlo dal reparto infettivi alla terapia intensiva dell’ospedale ‘Infermi’ di Rimini. Il parroco dei SS. Angeli Custodi è ricoverato da venerdì scorso dopo essere risultato positivo al coronavirus.
Il Vescovo di Rimini ha dunque affidato don Giorgio (nella foto con Paolo Cevoli ad una mostra) a don Oreste Benzi, in una lettera diffusa in Diocesi.
Di seguito, il testo della lettera scritta da mons. Francesco Lambiasi.
PER DON GIORGIO DELL’OSPEDALE
Miei carissimi tutti,
ieri sera è stata diffusa la notizia di un aggravamento delle condizioni di salute del nostro caro don Giorgio dell’Ospedale, ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’Infermi di Rimini.
Con questa mia, vengo a chiedervi di pregare e di far pregare per ottenere la grazia della sua guarigione, affidandolo alla intercessione del Servo di Dio, don Oreste Benzi, come abbiamo già fatto a suo tempo per il caro don Alessio.
E come in quella occasione, permette timi di richiamare il senso e il significato di questa preghiera.
Gesù ci ha detto: “Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà”.
Noi professiamo di credere in “Dio Padre”. Possiamo pensare che Dio se ne stia lassù, ad occhi asciutti, lui solo senza tremare, fremere, piangere per i suoi figli?
Gesù in croce ci ha rivelato l’immagine autentica di Dio, il volto originale del Padre-Abbà. Il Crocifisso non scende dalla croce, non invoca una legione di angeli per incenerire i suoi crocifissori. Lui è l’unico veramente innocente nella storia dell’umanità, e resta innocente fino alla fine. Solo così può salvare tutti i responsabili della sua crocifissione. Davvero tutti: mandanti, esecutori e complici di quell’orrendo delitto. Proprio tutti, anche noi.
Certo, Dio è Amore. Ma non l’Amore che può fare quello che vuole degli uomini. Al contrario gli uomini possono fare quello che vogliono dell’Amore: possono accoglierlo e viverne. Oppure negarlo e rifiutarlo. Questa è l’impotenza del Dio onnipotente: è la ‘debolezza’ di amare troppo gli uomini, tanto da consegnarsi a loro senza riserve. Il Dio impotente-per-amore non è il Dio che scodella miracoli a tutto spiano. Ma questo non significa che non li fa più. Significa che Dio è Dio anche quando non li fa.
Allora noi preghiamo Dio Padre con Gesù per don Giorgio, e in questa preghiera ci facciamo dare una mano da don Oreste. Ma il nostro ‘Don’ ci ricorda che il miracolo più grande e più bello che Dio possa sempre compiere è il miracolo della nostra fede. Un miracolo, però, che Dio compie solo se noi collaboriamo con la sua grazia.
Preghiamo dunque, ma senza fare ricatti. Non diciamo al Padre nostro: “Noi ti crediamo se tu fai il miracolo”. Diciamo piuttosto, con umiltà e fiducia: “Noi ti crediamo a prescindere… Ci fidiamo e ci affidiamo a Te, perché tutto è grazia. Ma tu aiuta la nostra incredulità”.
E a te, caro don Oreste, diciamo quello che stiamo dicendo anche a nostra Madre Maria: “Tin bòta, Don!”.
Vi saluto tutti, vi porto nel cuore, vi benedico con grande affetto.