Riferimenti e citazioni di carattere religioso, a volte con tratti popolari e nostalgici, a volte provocatori, con sempre sullo sfondo la matrice cattolica degli anni di formazione giovanile (l’oratorio salesiano, la parrocchia, i preti, le suore, la pietà popolare).
La poetica di Federico Fellini è pervasa di religiosità. Ed è pure presente – con tratti più sarcastici – l’incontro con la realtà “romana” della gerarchia ecclesiastica. Fondamentale la vicinanza ispiratrice della moglie, l’attrice Giulietta Masina, donna di grande spiritualità. Fellini ha frequentato la stessa scuola e lo stesso oratorio salesiano dove il Beato Alberto Marvelli, di cui Fellini teneva sempre con sé un’immagine, si è formato.
Il rapporto tra Fellini e il Sacro: simboli, immagini e parole, è indagato in “Ho bisogno di credere”, suggestivo e multiforme progetto (convegni, mostre, spettacoli, pubblicazioni) che prende il via da Rimini per arrivare lungo la via Flaminia a Roma, con la mostra “Ho bisogno di credere. Fellini e il sacro”.
L’esposizione (inaugurazione sabato 3 ottobre, ore 16, Museo della Città) rivisita l’immaginario religioso nei film di Fellini con le sue contraddizioni e le sue provocazioni: il sassolino del matto (La strada); il pellegrinaggio al Santuario del Divino Amore ( Le notti di Cabiria); la statua di Cristo in volo su Roma ( La dolce vita); il collegio religioso e l’incontro con il cardinale ( 8 1/2); la recita del martirio della Santa ( Giulietta degli spiriti); l’arrivo del Rex ( Amarcord); la sfilata di abiti ecclesiastici ( Roma) e ancora sequenze tratte da Lo sceicco bianco, Il Bidone, I Clown, Casanova, La città delle Donne, La voce della Luna, …Diciotto grandi e suggestivi teli attaverso i quali ripercorrere parte della filmografia del cinque volte Premio Oscar con un particolare grandangolo.
Dopo il Museo della Città, la mostra sarà a Roma, presso la Pontificia Università Salesiana, per ritornare a Rimini, allestita (8 novembre-8 dicembre) presso il centro commerciale Le Befane.
Fellini che si definiva “un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo”, ha lasciato opere ricche di satira e velate di una sottile malinconia, caratterizzate da uno stile onirico e visionario. Le notti di Cabiria diventano così “Il divino amore di Fellini”, la seconda mostra ospitata al Museo della Città (fino al 17 ottobre), e dedicata alle emozionanti fotografie del pellegrinaggio di Federico Fellini al Santuario romano del Divino Amore.
L’editore riminese NdA ha da poco dedicato un interessante volumetto proprio su questo film e le sue immagini.
Il progetto non si ferma. La dimensione religiosa dell’opera di FF sarà indagata in un convegno a Rimini il 10 ottobre dal titolo “L’infanzia del mondo”. In serata, al Teatro Galli, “Fellini e il sacro: dialoghi, testimonianze e musica”. Intervengono: il regista e scrittore Pupi Avati, il teologo Marco Tibaldi e il regista Mauro Camattari. Oltre all’anteprima del Docufilm Ho Bisogno di credere, in scena arie ispirate alle musiche di Nino Rota eseguite dal musicista e compositore Federico Mecozzi