Scene da una Rimini che ti aspetti: come gratti la crosta di questa città, riemerge una storia lontana e affascinante, romana e medievale. Reperti che in altri frangenti farebbero felici storici, appassionati e amministratori, oggi creano più d’un imbarazzo a Palazzo Garampi e dintorni. Perché?
Gli scavi ispettivi delle ultime settimane hanno riportato alla luce resti dei bastioni del castello, dell’antico fossato, di una antica chiesa e anche un calidarium (una sorta di bagno turco di epoca romana). “Per risalire ai reperti che vanno dall’epoca romana fino a quella rinascimentale la Soprintendenza ha spiegato che bisognerebbe scavare da 2 a 5metri” puntualizza il consigliere comunale Davide Frisoni. Lui scaglia la pietra e non nasconde il sasso. Ma lo fa con amarezza.
Il progetto per il Museo Fellini nella zona della piazza non contempla la valorizzazione dei tanti reperti rinvenuti nel corso degli scavi.
L’ambizioso progetto del Museo Fellini, finanziato dal ministero, non prevede strade secondarie, non è possibile modificarlo altrimenti si perderebbero le importanti risorse in arrivo da Roma.
“A questo punto – allarga le braccia Frisoni – se ci interessasse veramente riportare alla luce questi ritrovamenti servirebbe terminare l’attuale progetto e poi iniziare un altro percorso al ministero”. Un iter sicuramente lungo con nuovi esborsi economici non indifferenti e la necessità di “risbancare” tutto nuovamente. Difficile pensare che questo percorso possa essere praticabile in maniera indolore.
“Un progetto più condiviso con la città, con gli storici e con la commissione cultura che presiedo avverte il consigliere, che ne fa una questione anche di metodo – avrebbe permesso di definire anche un altro percorso finanziario. Si sarebbe messo un punto focale sulla questione archeologica e una parte delle risorse sarebbe quindi andata agli scavi e alla loro valorizzazione. Questo però non è stato fatto”.
La questione diventa politica. E Davide Frisoni si dice pronto a firmare la richiesta di un consiglio comunale tematico su piazza Malatesta annunciato dalla minoranza (e conseguente sospensione dei lavori, secondo Rufo Spina).
Sbirciare dalla recinzione che circonda il cantiere, “regala” la vista di una serie di muri. Potrebbero essere quelli del quartiere medievale, antecedente quindi all’epoca di Sigismondo.
“Non è una sorpresa per nessuno che anche nel sottosuolo di piazza Malatesta, cuore della città romana e di quella medievale, siano emersi ritrovamenti” è l’opinione dell’assessore alla cultura del Comunedi Rimini Giampiero Piscaglia.
Le decisioni però spettano alla Soprintendenza che non va “tirata per la giacchetta” ma lasciata libera di “agire nella sua autonoma sorveglianza e tutela, e alla quale va lasciato il tempo degli approfondimenti necessari”.
Piscaglia ha un’altra certezza. “Non si può dire ‘apro e poi vedo cosa c’è, in modo arbitrario, anche perché questo approccio danneggerebbe le stratificazioni esistenti.
Bisognerebbe ora andare ben oltre la pur legittima diatriba fra opposte fazioni, con la inevitabile dialettica dichiaratamente politica e persino buffa (un consigliere della Lega ha proposto di rifare il parcheggio delle auto in piazza Malatesta…) e con il nervosismo”.
L’arrivo della Soprintendente Annalisa Pozzi alla prossima edizione del Festival del Mondo Antico (14-17 ottobre) potrà scrivere un’altra pagina di questa già ricca vicenda: in quella occasione sarà infatti illustrato il patrimonio storico e archeologico derivante dagli scavi effettuati in città. In occasione di ‘Al Mèni’ 2020, il sindaco Gnassi ha assicurato: “Se piazza Malatesta ci regalerà resti di valore, saranno recuperati, in ogni caso procederemo con la piazza di comunità”.
Così da far coesistere le due anime. Impossibile alleanza?