Dieci mesi di lavori. Mezzo milione di euro spesi. Due nuove sale recuperate. Ma, soprattutto, alcuni reperti di grande importanza venuti alla luce.
Sabato 12 settembre, alla presenza del vescovo Francesco e del prefetto Giuseppe Forlenza, è stata inaugurata la nuova Sala Sant’Agostino, nata sulle ceneri del vecchio cinema che a tanti riminesi rievoca ricordi molto dolci, legati alla domenica pomeriggio e a quell’odore di pop corn e caramello che riempivano le proiezioni. Di quel cinema, oggi, è rimasto ben poco.
Giusto due grandi cineprese posizionate in una rientranza, proprio all’entrata.
“I lavori – spiega Emanuele Panzetta, uno dei tecnici progettisti insieme al fratello Marco – hanno permesso il recupero della parte del complesso parrocchiale adiacente alla chiesa, che era l’antico ingresso del convento degli agostiniani e successivamente adibito a sala cinematografica, e quello del piano superiore dove sono state messe a nuovo le vecchie aule catechistiche.
Durante il corso dei lavori, inoltre, sono emersi alcuni elementi architettonici che hanno consentito di ricostruire morfologicamente l’antico convento e la sua evoluzione nel tempo. In particolare è stata ritrovata, all’interno di un paramento murario, nascosta dall’impianto di riscaldamento, l’unica restante colonna di epoca medioevalerinascimentale, parliamo dell’anno 1250, facente parte di uno dei due chiostri che costituivano il convento, unitamente ai capitelli, purtroppo deturpati dai lavori per la realizzazione dell’ex cinema.
Inoltre, in un’intercapedine, è stato ritrovato anche un olio su muro sul quale si stanno facendo degli studi per capire epoca e importanza. Si tratta dell’immagine della Vergine Maria Addolorata, sotto la Croce, sostenuta e abbracciata da altre tre donne. I volti sono belli, i tratti delicati, gli abiti ricordano le usanze ebraiche. Non solo, durante il restauro del grande portone che abbiamo trovato appoggiato a un muro, tra un nugolo di polvere, i tecnici hanno constatato che la ferramenta utilizzata risaliva all’epoca malatestiana e dentro la serratura è stata addirittura ritrovata una moneta con l’effige di Vittorio Emanuele II che indica un restauro del periodo ottocentesco risorgimentale”.
Oltre alla sala polivalente, l’intervento ha richiesto importanti opere strutturali volte a migliorare il comportamento sismico e il rifacimento del solaio. E, nella parte superiore, è stata messa a norma la grande sala dove si ritrovano i ragazzi della parrocchia.
“Questa è la cosa che personalmente mi fa più piacere perché ci dà l’opportunità di incontrarci in un ambiente accogliente e funzionale. – spiega don Vittorio Metalli, parroco di Sant’Agostino – Quando sono arrivato, infatti, la situazione era abbastanza complicata e noi, avendo diversi ragazzi, facevamo davvero una gran fatica. Spesso eravamo costretti a fare catechismo sotto i gazebo che abbiamo in cortile perché non ci stavamo. Oggi, invece, abbiamo questa grande sala che può essere addirittura divisa in tre parti”.
Don Vittorio parla dell’ex sala cinematografica.
“Appena sono arrivato in parrocchia ho subito chiesto di poterla vedere perché per me, come per tanti riminesi, è ricca di ricordi. Non nascondo che l’impatto è stato triste, del cinema c’era rimasto poco o nulla. Il mio sogno, all’inizio, era quello di poterla far ripartire, ma ci è stato sconsigliato caldamente perché i costi per gestirla sarebbero stati esorbitanti. In qualche modo, però, volevamo intervenire e così è nato questo progetto che siamo riusciti a trasformare in realtà grazie a tante persone. Ne cito due in particolare, la signora Carla Nora alla quale dobbiamo dire un grandissimo grazie, e Giulia Mandolesi.
Grazie alle loro donazioni e a un finanziamento reso possibile dall’8xmille, abbiamo coperto praticamente i costi. E in otto mesi, dal 6 febbraio 2019 al 30 ottobre, abbiamo riportato agli antichi splendori questo spazio”.
Ma le sorprese non sono finite.
“Durante i sopralluoghi della Soprintendenza, nella capellina invernale, che poi è la prima vera chiesa di San Giovanni Evangelista, facendo alcuni carotaggi, sono venuti alla luce reperti importanti.
Noi, purtroppo, non abbiamo fondi per capire di che cosa si tratta, speriamo nell’aiuto della Soprintendenza”.