A Sant’Agata Feltria lo ricordano ancora bene mentre camminava per piazza Garibaldi intabarrato alla ricerca di aiuti per i ragazzi che accoglieva.
In bicicletta mentre pedala per le vie della città, o agli incroci delle strade con la mano tesa in cerca di elemosina, anche per molti bolognesi è ancora un’immagine viva. Viva come il bene che ha lasciato in eredità, anche ai tanti che non lo hanno mai conosciuto personalmente ma sono venuti a contatto con le opere da lui realizzate – un pasto, un letto, uno sguardo d’amore – a favore di chi era nel bisogno.
Questo simbolo della carità il 4 ottobre prossimo sarà proclamato beato. Per ricordare padre Olinto Marella santo della carità, definito anche “la coscienza di Bologna”, l’arcidiocesi delle Due Torri ha deciso di fare un regalo al sacerdote: un docufilm sulla sua vita. La sorpresa. L’eccezionale storia di padre Marella, questo il titolo della pellicola, a partire da episodi realmente accaduti ripropone in maniera originale la sua figura di educatore, teologo, uomo della misericordia di Dio. Il progetto è stato affidato alla cooperativa Made di Rimini, alla regia c’è Otello Cenci, riminese pure lui e direttore artistico del Meeting per l’amicizia fra i popoli dal 1998.
Ivo è un giovane che campa di espedienti, povero e orfano. I suoi occhi incontrano quelli di padre Marella nel centro di Bologna che prontamente lo accoglie in casa sua. Nello stesso rifugio dopo poco tempo arriva la giovane Anna. Tra loro nasce un rapporto che non rispamierà sorprese, né a loro, né a colui che ha fatto loro da padre.
Sarà proprio attraverso gli occhi dei due piccoli co-protagonisti e delle loro alterne vicende che, con uno schema narrativo efficace, lo spettatore vivrà (o ri–vivrà) la storia umana ma tutta santa di Olinto Marella. La sceneggiatura, realizzata a quattro mani da Cenci e da Giampiero Pizzol, tratteggia a tutto tondo la figura del sacerdote nella cui casa dalla Seconda guerra mondiale vennero ospitati migliaia di giovani senza famiglia o sbandati, fino alla sua morte, avvenuta nel 1969.
Originario di Pellestrina (Venezia) dove nasce nel 1882, dopo essere diventato terziario francescano entra in Seminario a Roma dove ha come compagno di classe Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII. I primi anni di sacerdozio lo vedono nel mirino dell’autorità ecclesiastica per le sue simpatie per il modernismo, che causano una sospensione a divinis che durerà 16 anni. Si dedica all’insegnamento della filosofia in varie città, finché nel 1924 approda a Bologna dove per 24 anni sale in cattedra in prestigiosi licei come il Galvani e il Minghetti. Dalla cattedra di filosofia (tra i suoi allievi figura anche Indro Montanelli) a quella della carità il passo è brevissimo: dal 1939 apre la sua casa in via San Mamolo a molti sbandati e a fuggiaschi ebrei. Il vecchio magazzino ottenuto dalla nettezza urbana che diventerà nel 1948 la Città dei ragazzi.
Sospinto sempre dal motto «Caritas Christi urget nos», padre Olinto si fa mendicante per condividere la condizione dei poveri e per lanciare un silenzioso monito ai passanti che lo vedono chiedere l’elemosina agli angoli delle strade. Nel dopoguerra promuove molte iniziative a favore dell’infanzia abbandonata, di sbandati, senza dimora e poveri d’ogni specie, opere che ancora oggi sostengono l’esistenza materiale e spirituale di migliaia di persone (www.operapadremarella.it).
Per far conoscere il progetto del docufilm e l’eccezionale storia che propone, il cardinale Matteo Maria Zuppi ha scritto una lettera: “Molti lo ricordano che sostava negli angoli della città a chiedere l’aiuto per i suoi ragazzi. – le parole dell’arcivescovo di Bologna – Questa volta saremo invece noi a fargli una sorpresa, raccogliendo un po’ di aiuti per far conoscere la sua eccezionale storia”.
“Questa avventura è iniziata due anni fa, quando abbiamo realizzato sempre per l’Arcidiocesi di Bologna un film sulla figura di Giuseppe Fanin (il sindacalista cattolico ucciso nel 1948 da militanti comunisti, ndr) coinvolgendo centinaia di ragazzi di San Giovanni in Persiceto. – racconta Otello Cenci, direttore artistico di Made Officina Creativa, cooperativa aderente a Confcooperative Ravenna-Rimini – Vogliamo ripetere quella esperienza per ricordare un’altro grande esempio di santità cristiana attraverso un impegno umano, sociale ed educativo”.
Le restrizioni imposte dal lockdown hanno impedito di realizzare il mediometraggio in tempo utile per la beatificazione. “Non abbiamo potuto effettuare le riprese ammette Cenci – contiamo quindi di presentare il film a inizio 2021. I primi protagonisti di questa pellicola saranno comunque ancora i giovani, coinvolti – come avvenuto per il film su Fanin – nel laboratorio cinematografico che porterà alla realizzazione del film”. Per realizzare la pellicola (della durata di circa un’ora) è stata avviata anche una campagna di fundraising, alla quale hanno partecipato enti, associazioni e persone. Il set è paragonabile ad un’autentica fucina nella quale sono i giovani a fare la parte del leone. Il loro talento fresco di studi viene così messo al servizio del ricordo, permettendo a loro stessi di venire in contatto postumo con la figura e la biografia di don Marella. “La realizzazione di questo film – conclude Cenci – consente innanzitutto a noi che siamo all’opera con i ragazzi che saranno coinvolti, di conoscere da vicino la figura di questo frate, la sua grande fede da cui sgorgava la carità e l’amore verso il prossimo”.