Il giorno non è casuale, non può esserlo: il 4 ottobre, infatti, è la festa di San Francesco, patrono d’Italia. Quel giorno è in programma a Roma l’assemblea dell’associazione “Politica Insieme”, nata circa 2 anni fa e che vede tra le anime (fondatore e anima insieme all’economista Leonardo Becchetti) l’economista riminese Stefano Zamagni.
Questa discesa in campo arriva dopo i numerosi “inviti” ai cattolici italiani di papa Francesco e del cardinal Bassetti di occuparsi di politica. L’antefatto è la “diaspora” lanciata da cardinal Ruini, “che a suo tempo – siamo negli anni 90 – aveva le sue buone ragioni, dopo lo scioglimento della Dc” fa notare Zamagni. Di fatto, però, i cattolici in politica si sono frazionati finendo per non contare più nulla. Ma saranno davvero così irrilevanti i cattolici, oggi, come ha detto il cardinale Camillo Ruini in una recente intervista al ‘Corsera’? L’associazione ha comunque recepito la provocazione del Papa e della Cei, e dal basso ha iniziato un percorso, con numeri sempre in aumento di chi vi si riconosce.
Quella di “Politica Insieme” finora non è stata, comunque, vada una semplice passeggiata. Anche durante il lockdown avete lavorato: raccogliendo più consensi o più critiche, professor Zamagni?
“In questi mesi, nonostante la pandemia, sono stati organizzati 14 gruppi di lavoro che hanno operato per arrivare alla piattaforma programmatica. Il 4 ottobre, nel corso dell’assemblea aperta a tutti e senza tessere, si prenderà la decisione se dare vita a un vero e proprio partito.
Con queste tre connotazioni: di centro, moderato, autonomo rispetto alla destra e alla sinistra; laico, non confessionale e aperto a credenti e non credenti, che si riconoscono e aggregano sulla base della piattaforma programmatica”.
E già sono fioccati i primi appunti.
Nella situazione attuale, cioè con la confusione che regna con le tante formazioni e la caccia all’ultima preferenza specie al centro, c’era proprio bisogno di un nuovo soggetto politico?
“Il programma dell’associazione è già pronto ed è veramente ‘robusto’.
Quando la gente lo leggerà, si meraviglierà.
A confronto di quello che non c’è negli altri partiti, in ‘Politica Insieme’ c’è una prospettiva, un respiro, una visione, di medio e lungo termine.
Se non immettiamo una forza nuova e con una ispirazione cattolica, nessuno può scommettere sul futuro del Paese”.
Ci sveli allora il programma.
“Primo: aggancio convinto all’Europa, ma non ad occhi chiusi, proponendo invece una ridiscussione e modifica dei tre trattati dell’Europa (Maastricht, Dublino e Lisbona) perché ormai obsoleti.
Un modello di sviluppo economico basato sull’economia civile di mercato. Oggi vivono due modelli: neoliberista e neostatalista di mercato. Questa nuova forza propone un modello che affonda le sue radici nel Settecento italiano e dentro il mondo cattolico, con la specifica caratteristica di mirare alla prosperità inclusiva. La terza caratteristica è il ripensamento della struttura istituzionale Stato-mercatocomunità: occorre prendere sul serio il principio di sussidiarietà. Passare cioè da un modello duale ad un modello tripolare, una terza economia espressione della precisa volontà di rigenerazione del tessuto sociale. Quarta caratteristica, il riferimento ai principi fondativi della Dottrina Sociale della Chiesa. C’è chi fa riferimento al liberalismo e al socialismo, perché altri non possono ispirarsi ai principi del cristianesimo? Non intendiamo imporre nulla ma proporre, tanto più che negli ultimi 25 anni i cattolici sono stati ‘sbeffeggiati’ e messi in angolo nel silenzio più assoluto.
I temi forti di ‘Politica Insieme’ hanno immediate conseguenze pratiche: scuola, burocrazia, economia ecc. C’è bisogno di un pensiero forte e prospettiva di futuro, specie per i giovani”.
Cinque temi forti.
“Lavoro, famiglia, scuola, pace ed Europa, nella convinzione che gli attuali poli sono inadeguati a incarnare le istanze dei cattolici”.
Siete dichiaratamente di centro. Renzi, Calenda, confluiscono tutti lì…
“Lo sanno anche i sassi che ormai in Italia abbiamo bisogno di dare vita a un soggetto politico di centro, moderato, autonomo sia dalla destra sia dalla sinistra.
Questa storia del centrodestra e del centrosinistra ha letteralmente rovinato la nostra democrazia.
Tutti ci lamentiamo ma nessuno ha il coraggio di indicare la causa generatrice di questo malfunzionamento: il bipolarismo che uccide la democrazia”.
Bipolarismo ko, dunque.
“Il Bipolarismo va bene solo negli ambienti anglosassoni, lì c’è una unitarietà di fondo tra gli elettori e la differenza è solo di programmi spiccioli.
Quindi va bene che ci sia una formazione di destra e anche di sinistra. Ma perché non ci deve essere una formazione di centro che si ispiri ai principi del cristianesimo?”.
Adesso il quadro delle invettive può risultate completo: volete rifare la Dc.
“Assolutamente no. Un anno e mezzo fa ho scritto un saggio in cui dicevo che la Dc ha avuto una grande funzione ma ha esaurito il suo corso storico. Nessuno ha in mente di ricostruire la Democrazia cristiana: chi dichiara il contrario o è stupido o in malafede.
L’obiettivo è piuttoso quello di dar vita ad un partito aperto a credenti e non credenti, che si riconoscano in una piattaforma.
Se non può esserci un ’partito dei cattolici’ c’è più che mai bisogno di un soggetto autonomo d’ispirazione cristiana, nel solco della lezione ruiniana del dialogo con altre forze politiche”.
Come ricorda l’ex deputato Giorgio Merlo, di Rete Bianca, “da quello di Andreotti e D’Antoni, nel 2001, di tentativi in tal senso se ne sono contati oltre 50, con esiti sconfortanti”.
E di cattolici che tentano pragmaticamente strade nuove ce ne sono diversi. Demos, ad esempio, con la leva delle preferenze ha condotto il medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, candidato nelle file del Pd alle Europee a un clamoroso successo. E, dopo l’elezione di Paolo Ciani nel Lazio, in Umbria la formazione promossa da Mario Giro ha eletto Andrea Fora. In Campania ci prova ora Italia Popolare, formazione promossa da Giuseppe De Mita. E un folto gruppo di amministratori locali a Torre del Greco è pronto a dare battaglia con una lista e a contarsi alle Regionali.
“Spesso, praticamente sempre, i cattolici si sono presentati in modo scollegato e a volte competitivo, senza tener conto che in politica bisogna raggiungere la massa critica. E hanno finito per raggiungere solo qualche particina. In sintesi: hanno cercato di essere rilevanti ma senza averne la dimensione.
Nel nostro progetto si sono già raccolte molte sigle, dal Movimento dei Focolari alla San Vincenzo alle Acli. Bisogna creare forme di aggregazione importanti per raggiungere la massa critica, specie se si va verso lo sbarramento al 5%.
Personalmente non sarò candidato né a livello nazionale né locale ma il mio sarà un contributo di proposte e di idee e non per occupare posizioni”.