A Coriano è il tema del giorno. E non potrebbe essere altrimenti. Un ripetitore 5G, da installare adiacente al Castello cittadino, è una notizia che fa discutere. Dal confronto alla polemica il passo, purtroppo, è sempre troppo breve e poco redditizio. E chi la polemica ha cercato di dribblarla è Fabio Fabbri, il quale, però, “Per Coriano e solo per Coriano” non si sottrae alla discussione. “La questione ripetitore non è di destra né di sinistra. Per favore, non strumentalizziamo un tema così importante per la città”.
Ex assessore nella precedente Giunta Spinelli, fondatore insieme ad Arangio dell’esperienza “Progetto Comune”, a Fabbri la passione politica e civile non fa davvero difetto.
Fabbri, all’Amministrazione sono subito arrivate bordate per aver aperto la porta ad un portatore di guai per la salute pubblica.
“Non possiedo le conoscenze scientifiche necessarie per poter stabilire se il ripetitore sia dannoso o meno per la salute. Credo, invece, di avere abbastanza conoscenza del mio territorio per constatare con estrema certezza che un mostro alto 32 metri deturperà un simbolo del nostro paese, nonché l’unico luogo storico presente a Coriano capoluogo, impattando in maniera devastante sullo skyline cittadino”.
Il ripetitore è veramente di quella dimensione e posizionato in quel luogo? I pareri sono discordanti.
“Ho chiesto all’Amministrazione se le foto che girano in Rete come presunti rendering, sono reali o artefatte. Se le immagini postate corrispondono alla realtà allora c’è poco da dire. Se così non fosse è bene che sindaco e Giunta si facciano sentire, perché questa vicenda non venga strumentalizzata. Nessuno vuol fare una guerra all’Amministrazione, tantomeno io. Il mio unico obiettivo, anche in questo caso, è difendere Coriano e la sua storia”.
Giudizio sospeso sul ripetitore. Però le critiche all’Amministrazione non le risparmia.
“A sindaco, Giunta e consiglieri rimprovero di non aver minimamente coinvolto i cittadini. Se davvero esiste ancora un briciolo di quel ‘Progetto Comune’ di cui ancora vanno così fieri, nonostante l’abbandono del sottoscritto e di Arangio (i fondatori), oltre ad altre figure importanti dello stesso ‘Progetto’, bisognava tenere fede ad uno dei principi cardine di quello statuto che tanto piacque ai corianesi e che, invece, ormai troppe volte è stato bistrattato e calpestato, ovvero: partecipazione e coinvolgimento. Sì, ci sono state delle assemble, ma sono state tardive. Si poteva agire diversamente e c’erano tutti gli strumenti per farlo. Ma non tutto è perduto, basta accendere un po’ di passione e coinvolgimento”.