n.3 maggio – giugno 2020
C’è da chiedersi se davvero mesi interi di clausura sanitaria abbiano ravvivato la nostalgia di tornare ad ammirare i luoghi che ci sono stati negati: musei, pinacoteche, siti archeologici, chiese, biblioteche. Sarebbe bello che in tutt’Italia e così a Rimini lo sconvolgimento delle abitudini portasse alla riscoperta dei beni culturali pubblici e delle sedi spesso suggestive dove sono custoditi, magari a discapito di qualche evento o mostra costruiti sul nulla o poco più.
Certo che è grande il desiderio di tornare a riempire i cinema e i teatri e le sale conferenze: pensare a un canale televisivo sostitutivo per l’arte drammatica, la musica, la danza è un’ideuzza che non saprei se definire triste o sciagurata. Lo schermo televisivo per quanto grande non sostituisce neppure il cinematografo. Soprattutto, i luoghi della cultura e del sapere sono piazze di socialità, fori di civiltà, come l’università e la scuola.
L’uso dei mezzi di comunicazione a distanza per lezioni, conversazioni, convegni, concerti, rappresentazioni riescono forse a raggiungere un numero maggiore di persone e hanno significato un ampliamento delle possibilità di condivisione, ma non possono sostituirsi a lungo alla conoscenza per contatto.
Anche guardare un dipinto senza toccarlo, è sempre utilizzare quella pelle delicatissima, celata nella custodia delle palpebre, che è il bulbo oculare, capace di sfiorare a distanza le superfici più rarefatte del disegno e del colore. Ma occorre che si sia in presenza del quadro o dell’affresco. In solitudine, o insieme ad altri che condividano l’esperienza: un incontro di sguardi.
La conoscenza estetica e intellettuale sono legate invincibilmente ai sensi; ma una eccessiva paura del contagio, che ormai profuma più di superstizione che di scienza, ha ferito a morte proprio il mondo della cultura e del sapere, prima ancora che nel suo aspetto economico, in quello vitale.
Persino i libri, riconsegnati in Biblioteca vengono deposti in grandi sacchi neri dove resteranno in quarantena. Non so se riderne o piangerne. Meglio attendere il tempo della ragionevolezza che nasce dalla potenza spirituale del corpo e dalla saggezza intima della carne che rivogliono il loro spazio vitale.
Alessandro Giovanardi