Nuova puntata per il nostro viaggio intorno al mondo, alla ricerca di notizie curiose che interessino il territorio diocesano. La prima tappa ci porta in Inghilterra.
È qui che Louis de Bernieres, lo scrittore del romanzo best-seller «Il mandolino del capitano Corelli» (nella foto Nicolas Cage nel fim tratto dal libro), ha reso onore al padre, Piers de Berniere-Smart, morto a 96 anni. “Senza di lui, il romanzo non ci sarebbe stato”. A darne notizia è il il quotidiano britannico
Daily Mail.
“Mio padre recitava Shakespeare durante il pranzo della domenica.
Scriveva poesie e non le nascondeva mai. Molti di questi versetti riguardavano me e le mie due sorelle.
Anche i suoi racconti sulla Seconda Guerra Mondiale hanno avuto un’influenza indelebile”.
E proprio qui c’è l’aggancio con Rimini perché il padre ha combattuto sul fronte riminese.
“È stato l’ultimo ufficiale del suo reggimento a sopravvivere. Dopo aver prestato servizio inizialmente in Nord Africa, ha attraversato il Mediterraneo con l’ottava armata per la campagna d’Italia. Sbarcò a Rimini, sulla Linea Gotica”.
Non è dunque un caso la dedica presente nella prefazione del libro.
“A mia madre e a mio padre, che […] combatterono contro i fascisti e i nazisti […] e non furono mai ringraziati”.
Ma anche se i suoi genitori hanno avuto un lungo e felice matrimonio, che si è concluso solo con la morte della madre nove anni fa, forse non si sarebbero mai incontrati, se una storia d’amore del padre in tempo di guerra fosse continuata. A farcelo sapere è il resto dell’intervista allo scrittore.
“Mio padre ci raccontava di aver avuto una storia d’amore con una donna italiana durante la guerra. In realtà si erano fidanzati, ma la famiglia di lei non li lasciò sposare perché lui non era cattolico”.
La storia continua.
“Piers lasciò l’esercito nel 1959 e si dedicò alla gestione alle case di Shaftesbury Homes, per i bambini svantaggiati. Quando andò in pensione, si dedicò alla raccolta di fondi per l’SSAFA, l’ente di beneficenza delle Forze Armate. Ha avuto una vita fantastica, ma non ha mai avuto riconoscimenti di alcun tipo. Al suo funerale abbiamo potuto partecipare solo in sei persone, tra cui le mie due sorelle Susanne e Charlotte ed io, che ho voluto porgergli l’estremo saluto non con un mandolino, questa volta, ma con il mio sassofono su cui ho intonato il Silenzio”.
A cura di Fabio Parri