O si va verso un mondo diverso o sarà un macello. Giustamente siamo tutti concentrati sulla pandemia del coronavirus, ma i numeri ci dicono che i pericoli per l’ex homo sapiens sono tanti e soprattutto altri. Vediamoli.
Dal 1° gennaio al 30 aprile 2020 sono morti nel mondo: 237.469 per coronavirus; 327.267 per malaria; 357.785 per suicidio; 450.388 per incidenti stradali; 2.740.193 per cancro; 3.731.427 per fame; 4.331.251 per malattie infettive e ancora più per conflitti, aborti, violenze. La fonte è World Health Organization.
Anche il Papa più volte in questi giorni ha fatto appello a Dio e agli uomini, perché si fermino tutte le pandemie che scuotono l’umanità. Perché come è drammatico il coronavirus, lo sono ugualmente i tanti problemi che scuotono l’intera umanità.
Nel Corno d’Africa il coronavirus arriva contestualmente agli sciami migratori delle locuste che minacciano i raccolti di Etiopia, Kenia, Somalia, Tanzania, Uganda, Sudan e Sud Sudan, dove 25 milioni di persone sono già in grave difficoltà dal punto di vista alimentare. Che dire poi del Mali, Burkina Faso e Niger dove lo scorso anno sono morte 43.000 persone per conflitti (sconosciuti) e 1 milione sono gli sfollati…
In Siria 11 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria e oltre 5 milioni sono emigrati. Per questi e altri Paesi si tratta di passare di crisi in crisi, una a sovrapporsi all’altra. E sono solo le punte di un iceberg di malessere generale che coinvolge tutto il pianeta, come già da tempo ci segnalano papi, scienziati, economisti, ma anche quella miriade di movimenti popolari, che hanno il solo torto di essere esclusi dai grandi flussi dei poteri finanziari che determinano le scelte dei governi.
Vediamo, per esempio, nel nostro paese il confronto fra mercato delle armi e spesa sanitaria. Giusto per capire: un caccia bombardiere con capacità nucleare costa 135 milioni di euro, ovvero come 1.350 posti letto di terapia intensiva.
Mentre continuiamo a spendere molto, troppo, per le armi, gli ospedali sono insufficienti e le scuole rimangono chiuse. Lo sappiamo, l’emergenza Covid è stata resa ancor più devastante per il continuo indebolimento del sistema sanitario nazionale. La spesa per esso ha subito una contrazione complessiva passando dal 7 al 6,5% del PIL, mentre la spesa militare è cresciuta dall’1,25% all’1,40%.
Mentre l’Italia acquista gli F35, le fregate Fremm, la portaerei Trieste il settore sanitario ha tagliato 43mila posti di lavoro, con un definanziamento complessivo, in 10 anni, di 37 miliardi, e un numero di posti letto per 1000 abitanti negli ospedali sceso a 3,2 nel 2017 (contro il 5 della media europea). Certo non è solo a causa delle spese militari, ma sempre meglio scuole e ospedali, che cannoni. (1- continua)