È il momento più difficile della storia repubblicana. Non è un’opinione personale, ma un dato di fatto: non c’è alcun precedente, da quando l’Italia è una Repubblica, di una situazione di blocco totale del Paese come quella che stiamo vivendo nelle ultime settimane. Né a livello storico, né giuridico.
Allo scoppio di questa crisi uno dei primi pensieri è stato quello di tutelare il futuro del Paese: le nuove generazioni. Le scuole, infatti, sono state le prime a chiudere per evitare il contagio (lo scorso 24 febbraio).
Ma se da una parte, giustamente, si è data priorità al diritto alla salute, dall’altra si rischia di privare i giovani di un altro diritto fondamentale, quello allo studio. E così le scuole italiane hanno cominciato a rispondere, attivando quelle “modalità di didattica a distanza” previste dal Decreto del Presidente del Consiglio. Anche Rimini, ovviamente, si è allineata. Ma come, nello specifico?
Come stanno reagendo le scuole riminesi a questa crisi? Sono pronte a tutto questo?
Il panorama generale
A illustrare la situazione è la professoressa Sabina Fortunati, dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico “Belluzzi – Da Vinci” di Rimini.
“È una situazione certamente emergenziale. – spiega il dirigente – Non si può dire che la scuola italiana fosse pronta a una transizione digitale completa, né dalla parte dei docenti né degli studenti. Le difficoltà sono tante, ma l’impegno è massimo e ci stiamo organizzando come meglio possiamo”.
Come, nello specifico?
“Abbiamo attivato un servizio di supporto per i docenti, gestito dal referente di rete e dall’animatore digitale, aiutati da alcuni assistenti tecnici, che garantisca la possibilità di svolgere lezioni a distanza coprendo l’ordinaria settimana scolastica: 6 giorni e con gli orari consueti delle lezioni. A livello tecnico, si tratta di incentivare l’utilizzo di tutti gli strumenti tecnologici che abbiamo a disposizione: mail e servizi di chat per mantenere un dialogo costante tra studenti e docenti, il registro elettronico e l’utilizzo di servizi digitali propriamente pensati per il lavoro al computer e a distanza. Come G-Suite, prodotto di Google concesso in licenza a privati e aziende, che comprende strumenti di trasferimento dati, documenti e videoconferenze.
Con buoni risultati: negli ultimi 10 giorni sono state fatte oltre 1600 videoconferenze da 36 minuti di durata media. Stiamo riuscendo anche a garantire lezioni laboratoriali, con i docenti che registrano video in laboratorio da mostrare direttamente agli studenti. Infine abbiamo attivato uno sportello informativo telematico, gestito da un assistente tecnico, che ha la funzione di supportare tutti coloro che possono riscontrare difficoltà in questo nuovo, e improvviso, modo di fare scuola”.
Nonostante la sospensione delle lezioni le scuole sono aperte?
“Gli uffici sono aperti, anche se con personale contingentato e con accesso solo su prenotazione, per garantire il minor afflusso possibile di persone. In ogni caso, almeno per l’istituto di cui sono dirigente, non sta venendo nessuno. Tante telefonate, ma nessun accesso”.
Lezioni, materiali e laboratori sono garantiti, dunque. Ma per quanto riguarda verifiche, interrogazioni e valutazioni? E le assenze come vengono gestite?
“Partendo dalle assenze, sicuramente non saremo fiscali per quanto riguarda la registrazione. Anche perché la presenza o meno di uno studente è verificabile solo nel caso di lezioni in videoconferenza, ma non necessariamente tutte le lezioni sono svolte così, essendoci anche la possibilità di assegnare esercizi o compiti da svolgere.
In questo momento, dunque, in attesa di ulteriori indicazioni da parte del Ministero, continueremo a controllare presenze e assenze al solo fine di accertarci che nessuno venga perso per strada, che tutti possano comunque continuare a studiare.
Per quanto riguarda le verifiche e le valutazioni, al momento procediamo con il criterio dell’opportunità: interrogazioni in videoconferenza o verifiche da casa si fanno e i voti vengono assegnati, ma il valore che verrà dato a questi voti a fine anno, al momento, non lo sappiamo. Su questo è necessario che si esprima il Ministero, perché la situazione è talmente fluida e in evoluzione che al momento è prematuro dare conferme”.
Questa situazione vale per tutte le scuole di Rimini?
“Sì, cerchiamo tutti di seguire una linea comune, e siamo in costante contatto in questo senso. Il problema sono le diverse tipologie di scuola: le esigenze di una scuola tecnica superiore sono diverse da quelle di una scuola media: c’è una linea comune, ma poi ogni istituto deve adattarsi alla propria natura”.
L’attenzione ai più piccoli
E per quanto riguarda le scuole dell’infanzia? Come mantenere viva la formazione dei più piccoli? Le insegnanti e gli educatori delle scuole di infanzia di Rimini, con la collaborazione del Comune, hanno deciso di affrontare l’emergenza lanciando l’iniziativa Io e Tech: una serie di video da caricare sul canale Youtube del Comune di Rimini al fine di mantenere un legame tra gli insegnanti, gli educatori e i bambini, attraverso i loro genitori, sfruttando la tecnologia.
I video rappresentano un modo per arricchire la quotidianità e creare un collegamento con le esperienze vissute a scuola e al nido: narrazioni, giochi e attività ricreative, canzoni mimate, attività manuali e grafico pittoriche.
“In questi momenti – spiega Mattia Morolli, assessore ai servizi educativi del Comune di Rimini – dove sembra che tutto si fermi, l’investimento che si intende fare è quello sulla relazione educativa, sfruttando le possibilità che ci offre la tecnologia. Vale il contatto visivo, la continuità relazionale, aldilà dell’attività in sé”.