Chiara Luce Badano è una ragazza ligure, appartenente al Movimento dei Focolari, morta nel 1990, non ancora diciannovenne, a causa di un tumore osseo (fondazione@chiarabadano.org). Martedì 11 febbraio a Santarcangelo, in occasione della Giornata del malato, è stata portata una toccante testimonianza sulla sua vita e sul difficile percorso della malattia, da Maria Teresa, madre della ragazza, e da Chicca, un’amica d’infanzia. Al centro parrocchiale Giovanni Paolo II, circa 200 persone hanno potuto toccare con mano come l’esperienza di una malattia terribile si sia trasformata in un cammino gioioso verso Dio.
Chiara era stata attesa 11 anni da Maria Teresa e Ruggero Badano, un dono prezioso, che li ha arricchiti.
Chiara è nata bella e in salute, portando armonia in famiglia. Fin da subito i genitori capiscono che prima di essere figlia loro Chiara è figlia di Dio e, come tale, decidono di crescerla. Pertanto, la mamma racconta a Chiara, fin da piccolissima, di come lei abbia due papà: uno che si può vedere, e l’altro che non si manifesta agli occhi ma al quale si può parlare e confidare ogni cosa ci sia riposta nel cuore.
All’età di 9 anni e mezzo, del tutto casualmente, Chiara conosce il Movimento dei Focolari. E così, accompagnata dall’amica Chicca, comincia il suo percorso verso Gesù, che cambia tutta la sua vita. E non solo la sua, ma anche quella di tutti coloro che la circondano.
“Compresi – dice Chicca – che stava nascendo un’amicizia destinata a durare per sempre”. Insieme cominciano ad ascoltare e a vivere la parola di Dio, tra le difficoltà quotidiane. L’amicizia tra le ragazze è un’amicizia “normale”, Chiara è una ragazza “normale”: risate davanti ad una pizza, puro divertimento inventando coreografie sui pattini a rotelle, nuotate e tuffi nel mare in burrasca, spericolate discese in bicicletta per le vie del paese … Insomma, la sua vita si sta trasformando senza però mostrarsi diversa da quelle dei suoi amici.
Quali sono i sogni di Chiara, le sue aspettative per il futuro?
“A lei piace viaggiare e spesso – riprende Chicca – A me confida che da grande vorrebbe fare la hostess. Ma le piacerebbe anche diventare pediatra e poter andare, un giorno, a curare i bambini dell’Africa. E poi si vede sposata, con una famiglia numerosa. I suoi progetti Chiara li affida a Dio ogni sera quando, spenta la luce, chiede che si manifesti il disegno che Lui ha fatto sul suo conto”. Frequentando il Movimento, capisce che è Lui che la guida in tutto e diventa in poco tempo trascinatrice di quel fantastico gruppo di amici affidati sempre più a Gesù.
Come e quando si manifesta la malattia?
“Intorno ai 17 anni, – dice mamma Maria Teresa – Chiara comincia ad avvertire dei dolori alla spalla ai quali, inizialmente, non dà peso. Poi però il male diventa più insistente. La diagnosi è terribile: osteosarcoma”. Ovviamente, la reazione dei genitori è drammatica: dal medico apprendono che è uno dei tumori peggiori, tra i più dolorosi. Maria Teresa e Ruggero si sentono vinti da un’angoscia inspiegabile a parole, ma in poco tempo capiscono che solo Gesù può aiutarli a dire il loro “sì”. Si affidano alla Madonna, senza capire come. Le chiedono di prendere la loro bambina per mano e di condurla sulla quella strada così impervia.
Chiara viene operata, ma il cammino è sempre più duro.
“In occasione del primo controllo dopo l’intervento, – dice la madre – mi arrabbiai con Dio. Venni infatti colpita da una flebite che mi costrinse a letto e che non mi permise di accompagnare mia figlia in ospedale in quel momento difficile per lei”. Durante quella visita, la giovane – fino a quel momento ignara – impara dal medico cosa le sta capitando e quando rientra a casa, dove la mamma affranta la sta attendendo, si butta sul letto e rimane in silenzio per circa mezz’ora. Sono i 25 minuti che Chiara impiega per accettare la malattia e decidere di consegnarsi interamente a Gesù.
Una ragazza di soli 18 anni, che ha nel cassetto tanti sogni, come può chinarsi a questo nefasto verdetto?
“Chiara è stesa sul letto ed io percepisco dall’espressione del suo volto la lotta che le si sta scatenando dentro, la fatica di comprendere ciò che il Signore le chiede. Poi improvvisamente si rialza, gira lo sguardo sorridendo e da quel momento non si è voltata più indietro”.
Inizia così quindi questa corsa di dolore ma, al tempo stesso, di gioia verso Colui che l’ha sempre aiutata e che, ne è certa, la sosterrà anche in questa prova.
Chicca studia a Torino, città dove l’amica è ricoverata. Riesce a starle vicina e a condividere con lei le lotte quotidiane.
Oltre che i famigliari, sono gli amici che aiutano Chiara a credere all’amore di Dio, al Suo disegno luminoso nascosto dietro la malattia. Trovano la capacità di andare incontro uniti a quello che da lassù viene loro chiesto. Con costanza, la ragazza comunica ai compagni quello che Dio le fa vivere, rendendoli partecipi di ciò che sta attraversando. Vanno avanti insieme e, anche quando il fisico mostra gli evidenti segni della sofferenza, il suo sorriso e il suo viso esprimono decisamente il contrario.
“I ricordi che resteranno di questo periodo doloroso – racconta Chicca – sono comunque bellissimi”.
Chiara trascorre gli ultimi mesi della sua vita a Sassello, il suo paese. Fa tante cose, azioni “di ogni giorno”, come farebbe ognuno di noi che non sa che sua la vita terrena sta per finire. Non si risparmia per nessuno, anzi, si apre al mondo. Incredibile è la sua capacità di ascolto, quando sarebbe più facile immaginare il contrario. Offre il suo dolore per chi sta affrontando situazioni di difficoltà, donando sacralità ai gesti e alle parole più normali.
Tra le altre cose, prepara assieme a Chicca i canti per la Messa che verrà celebrata per il suo funerale, organizza la cerimonia e stabilisce con la mamma quale sarà il vestito che indosserà per il suo ultimo viaggio.
Chiara muore serenamente, a Sassello, il 7 ottobre del 1990. 18 anni dopo viene dichiarata venerabile dalla Chiesa cattolica e, il 25 settembre del 2010 – sotto il pontificato di Benedetto XVI – viene beatificata. Da allora, la mamma e gli amici raccontano la sua e la loro esperienza, così come lei stessa in vita aveva loro chiesto, con una gioia nel cuore che risulta apparentemente incomprensibile ma che, in realtà, è solo l’ennesimo capolavoro di Dio.
Roberta Tamburini