L’abuso sessuale sui minori nella Chiesa è un tema delicato, e ancora prima di essere un delitto – come ha scritto la Conferenza Episcopale Italiana – è “un peccato gravissimo, ancor più se coinvolge coloro ai quali è affidata in modo particolare la cura dei più piccoli”.
Per questo motivo, la Chiesa Cattolica in Italia intende contrastare e prevenire questo triste fenomeno con assoluta determinazione. La Chiesa di Rimini si è inserita in questo solco e – come le Chiese sorelle emiliano-romagnole – ha recepito tutte le indicazioni provenienti dalla Conferenza Episcopale, dando vita al Servizio Diocesano Tutela Minori e persone vulnerabili.
Nella coscienza che il problema degli abusi è un fatto gravissimo, e che dunque non ci si può nascondere dietro un dito, ma anche con la certezza che la Chiesa compie ogni giorno tanto bene accompagnando uomini, donne, ragazzi e bambini e comunità verso una maggiore crescita umana e spirituale, e che lo Spirito Santo precede e accompagna tale servizio, la Diocesi ha pensato di presentare anche pubblicamente il Servizio, innanzitutto ai sacerdoti e ai religiosi nel corso della Tre Giorni del Presbiterio in Seminario.
E lo ha fatto anche in maniera insolita e coraggiosa, affidando ad un film, Grazie a Dio, di veicolare alcuni messaggi sul rinnovamento ecclesiale che sottintende a tale attività di protezione e tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Venerdì 17 gennaio, alle ore 20.30, presso il Cinema Teatro Tiberio di Rimini, il Vicario generale don Maurizio Fabbri e la referente diocesana del SDTM Cinzia Bertuccioli, spiegheranno le linee guida di tale Servizio, prima della proiezione del film (ingresso gratuito).
Cinzia Bertuccioli, psicoterapeuta: con il SDTM avete scelto uno stile che può sembrare insolito, improntato alla massima trasparenza su una tematica così spinosa come la pedofilia e gli abusi sessuali. E utilizzando una pellicola cinematografica, che racconta una storia vera accaduta in Francia che ancora fa discutere per i suoi contorni non ancora del tutto chiariti.
Non avete scelto una comfort zone…
“La sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da chierici e persone consacrate, è indicibile. Si tratta di un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nell’intera comunità, siano credenti o non credenti.
Ci spinge nell’affrontare questo Servizio, ciò che ha scritto Papa Francesco nella Lettera al Popolo di Dio: «Guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato.
Guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi».
Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è dunque anche il nostro dolore, il dolore dell’intera comunità cristiana.
Questo Servizio nato nel seno della Chiesa riminese come tante altre risposte messe in atto dalla Chiesa italiana, intende ribadire ancora una volta l’impegno urgente per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità e la necessità di un rinnovamento ecclesiale”.
È fortemente posto l’accenno sull’ambito comunitario di tale Servizio. Eppure non si può generalizzare nemmeno in questo ambito così drammatico: non tutta la comunità è colpevole.
“Ma è tutta la comunità che deve prendersi cura dei più piccoli!
Come leggiamo nel Vangelo di Matteo, meglio sarebbe a chi scandalizza anche solo uno dei piccoli, che si mettesse una macina da mulino al collo e venisse gettato in mare. Ciò indica la massima attenzione per i piccoli. Ogni qualvolta uno di loro viene ferito, tutta la comunità ne soffre perché non è riuscita a fermare l’aggressore o a mettere in pratica ciò che si poteva fare per fermare l’abuso.
Non si tratta però solo di fare il possibile per prevenire gli abusi: è richiesto un rinnovamento comunitario che sappia mettere al centro la cura e la protezione dei più piccoli e vulnerabili come valori supremi da tutelare.
Solo questa conversione potrà permettere a tutta la comunità di vincere ogni silenzio, indifferenza, pregiudizio o inattività per diventare partecipazione, cura, solidarietà e impegno quotidiano”.