C’erano oltre duecentocinquanta persone alla cena di solidarietà che si è svolta all’interno del circolo parrocchiale di Spadarolo. A dimostrazione che quando viene sollecitato, il cuore di Rimini batte forte. Così come batte forte quello di Paolo Succi, uno dei volontari organizzatori della serata. Paolo gestisce un banco di frutta e verdura al Mercato Coperto e fino a pochi anni fa era uno degli allenatori delle giovanili della Rimini calcio. Poi l’incontro con le suore di Sant’Onofrio e la nascita di un progetto a cui tiene tantissimo.
Paolo, come e quando ha iniziato la sua missione?
“Ho conosciuto le suore Francescane di Sant’Onofrio, prima suor Margherita poi suor Monica, perché avendo loro la casa di riposo proprio di fianco al Mercato Coperto, passavano dal mio banco e cercavo di aiutarle donando loro frutta e verdura. È nato un rapporto di conoscenza reciproca, così quando hanno saputo che in passato ero stato in Cambogia, come volontario per conto dell’associazione «Una goccia per il mondo», mi hanno proposto un’ulteriore esperienza in Etiopia”.
Che ha toccato con mano andando sul posto, giusto?
“Esattamente. Sono partito lo scorso anno, dal 26 dicembre all’11 gennaio, per conoscere le missioni dove operano. Non ero solo, eravamo un gruppo di dodici persone, comprese suor Monica e suor Anna. Direi un gruppo eterogeneo perché formato da una signora di Padova, una di Modena, una ragazza umbra, allora postulante e che è diventata suora un mese fa, e cinque ragazze riminesi”.
Quante missioni gestiscono le suore?
“Sette in Etiopia e due in Tanzania. In Etiopia ne abbiamo visitate cinque perché le altre due erano troppe distanti”.
Vi siete però soffermati su due in particolare?
“A Wasserà e Hashirà che sono nel sud del paese, a circa 400 chilometri da Addis Abeba”.
In queste due località è in essere un progetto specifico?
“Ad Hashirà vorremmo realizzare il progetto più importante, quello del completamento del reparto maternità, mentre a Wasserà il progetto prevede la costruzione di capanne per famiglie bisognose”.
E per concretizzare il tutto è nata l’idea di organizzare cene di beneficenza, a cui ha risposto un sacco di gente. Un passaparola efficiente.
“È stato bello vedere il circolo parrocchiale tutto pieno. Ringrazio i partecipanti e i magnifici volontari che hanno preparato, cucinato e servito ai tavoli. Un ringraziamento particolare al Club Amici Vincenzo Bellavista presente alla serata con uno dei fondatori, l’ex addetto stampa Giuseppe Meluzzi e altri amici”.
Si saranno ricordati del Paolo Succi allenatore.
“Da giocatore ho indossato la maglia biancorossa fino alla Primavera, poi ho avuto la fortuna di allenare i giovani dal 2001 al 2009”.
Come mister, conta anche un’esperienza in Libia.
“Ero l’allenatore in seconda di mister Roberto Landi quando nel 2013 siamo andati ad allenare a Tripoli la squadra dell’Al Tersana. Purtroppo dopo tre mesi siamo dovuti rientrare in Italia perché era scoppiata la guerriglia tra Tripoli e Misurata”.
Il suo amore per il calcio lo ha trasmesso anche in Etiopia?
“Lo scorso dicembre, oltre a portare medicinali, regalati da una farmacia di Santarcangelo, e indumenti per bambini, abbiamo portato, grazie all’ex dirigente del Rimini Pietro Tamai e alla Juvenes Dogana San Marino, maglie di gioco e palloni che abbiamo regalato ai bimbi di Ashirà”.
Durante la distribuzione, lei è rimasto colpito da un particolare. Ce lo racconta?
“È una cosa impressionante. Quando ricevono un dono, un sorriso, un abbraccio, questi bambini e bambine esprimono, attraverso gli occhi, una felicità incontenibile. Una fotografia di riconoscenza che ti rimane impressa dentro”.
Una bella differenza con l’esperienza di allenatore che ha avuto a Rimini.
“Quando allenavo era mia abitudine consegnare personalmente ad ogni ragazzo, la maglia biancorossa piegata. Per me era, ed è, un gesto importante per il ragazzo e per la società che andrà a rappresentare sul campo. Molto spesso, oltre a non dirti neanche grazie, facevano la faccia contrariata perché la maglia non aveva il numero che avrebbero desiderato”.
Paolo è un vulcano di idee. Il prossimo 7 gennaio ripartirà per l’Etiopia e intanto ci sono altre iniziative che bollono in pentola.
“Visto il successo della cena di beneficenza abbiamo pensato di proporre a giugno una cena di pesce, il cui ricavato servirà per garantire la presenza di un medico nella struttura di Ashirà, in quanto l’ospedale più vicino dista 40 chilometri. Mentre quella di settembre servirà per finanziare altri progetti, sempre per quelle due missioni”.