Sala San Gaudenzo custodisce il “tesoro” della Cattedrale di Rimini. Di cosa parliamo? Ad alzare il velo su questo patrimonio tanto importante quanto sconosciuto di arte e storia della Diocesi di Rimini ci provano ilPonte e Sovvenire, in collaborazione con la Commissione Diocesana per l’Arte Sacra, la Rettoria del Duomo e l’Issr “A. Marvelli”.
Tutto ruota attorno alla “Giornata evento diocesana di comunicazione Sovvenire”, giunta alla seconda edizione: in realtà si tratta di una rassegna con iniziative diverse.
L’obiettivo della “Giornata Sovvenire” è “riscoprire” un importante luogo riminese a favore della città e del territorio: il Tesoro della Cattedrale (al quale si aggiungerà in seguito la necropoli romana custodita sotto il cinema Tiberio).
Del “tesoro” del Tempio se ne parlerà venerdì 6 dicembre, alle ore 17, proprio in Sala San Gaudenzo: lo storico dell’arte Pier Giorgio Pasini presenterà la sua Guida breve al “tesoro”, e “regalerà” ai presenti una visita guidata al “tesoro” stesso. Le visite guidate alla Sala e al suo patrimonio si ripeteranno sabato 7 e domenica 8 dicembre (dalle 15.30), a cura di Maria Cecilia Pecci, sempre a ingresso gratuito. Completa l’offerta una visita guidata della Cattedrale aperta a tutti con Pier Giorgio Pasini, alle 15.30 di sabato 7 dicembre.
Quale tesoro contiene Sala San Gaudenzo? E quali interventi sta realizzando ora la Commissione Diocesana per l’Arte Sacra? Ne parliamo con l’architetto Jonnhy Farabegoli della stessa Commissione.
Cosa state facendo ora in Sala Gaudenzo? Nuovo allestimento in cosa comporta?
“Attualmente stiamo riorganizzando i materiali della Sala San Gaudenzo /Tesoro della Cattedrale – in gran parte di carattere liturgico – finora privi di una disposizione coerente.
Il lavoro di sistemazione è stato condotto sia in funzione dell’importanza storica degli oggetti (criterio cronologico), sia della loro identità teologico-liturgica. Mi spiego meglio: abbiamo cercato, ad esempio, di mettere in evidenza gli straordinari reliquari che possiede il Tesoro della Cattedrale (come quello di fine Trecento detto della Sacra Spina), cercando di organizzarli all’inizio del nuovo percorso espositivo, non solo perché si collocano tra le testimonianze più antiche conservate in questo piccolo museo, ma perché le reliquie dei santi martiri costituiscono il fondamento stesso della Chiesa.
Allo stesso modo, abbiamo cercato di valorizzare lo straordinario patrimonio di pianete esponendole non solo per la loro importanza storica (in gran parte del XVIII/XIX secolo), ma costruendo una sequenza liturgica dove lo sviluppo dei colori segua la scansione dell’anno liturgico: dal verde del tempo ordinario, allo splendore dell’oro della festività di Cristo Re. L’intento quindi non è solo quello di informare sul dato storico, ma di formare anche ai contenuti della liturgia: ad una liturgia viva”.
Cosa diventerà dunque dopo questo nuovo allestimento Sala San Gaudenzo? Cosa potrebbe diventare?
“Non va comunque dimenticato che il Tesoro della Cattedrale non può essere il nuovo Museo Diocesano, in quanto ben altre dovrebbero essere le dimensioni e i materiali raccolti e raggruppati. Si tratta di un particolare Museo, legato alla Basilica Cattedrale, e per questo deve mantenere con questa un rapporto speciale. Al tempo stesso, l’intento è quello di caratterizzare questo spazio come luogo «polifunzionale», capace di conservarsi sia come sede in cui il Vescovo incontra le autorità (festa di San Gaudenzo), sia come luogo potenzialmente aperto ad eventi esterni. Vi è anche una buona disponibiltà di sedute (circa 100 posti). Potrebbe diventare sicuramente un centro d’incontro per promuovere una cultura ecclesiale nelle sue diverse declinazioni (presentazione di libri, conferenze, come pure mostre temporanee)”.
Quali sono opere da valorizzare al massimo? E quelle alle quali il visitatore potrà prestare maggiore attenzione?
“Le opere sono solo lì in attesa di mostrarsi, tutte nella lro specificità. La loro qualità non ha bisogno di particolari accorgimenti. Certamente è stata necessaria un’articolazione coerente dei materiali, ma la qualità di questi è indiscutibile e per troppo tempo è stata trascurata. Di particolare importanza oltre ai reliquari, vi sono gli straordinari calici liturgici (mirabili quelli settecenteschi di Vincenzo Belli), come pure i variegati oggetti liturgici che vanno dai pastorali, alle croci pettorali, agli ostensori, alle vesti e ad alcune particolarissime mitre. C’è poi una sezione con alcune opere pittoriche di particolare importanza, come la Madonna del Rosario di Giovanni Camillo Sagrestani (1660-1731), il Beato Giovanni Gueruli di Giovan Francesco Nagli detto il Centino (1638-1675) e il San Giuseppe di Giovanni Francesco Barbieri (1591-1666) detto il Guercino che rappresentano straordinarie testimonianze artistiche del nostro territorio che fanno di questa piccola sala un palinsesto culturale, che va custodito e valorizzato attraverso una mirata conoscenza del patrimonio contenuto”.