Ogni euro nella Chiesa deve essere speso per il bene della gente, per sostenerne la speranza e la gioia, attraverso l’evangelizzazione e la liturgia, per assecondarne la vita concreta, attraverso la carità; per sostenere la concreta possibilità di tutto ciò attraverso strutture indispensabili ed essenziali”. L’Economo Diocesano inquadra così il Bilancio 2019 della Diocesi di Rimini, che sarà presentato a laici e sacerdoti nel corso dell’Assemblea dei consigli parrocchiali degli Affari economici della Diocesi, in programma sabato 23 novembre al Seminario di Rimini. Un “esercizio” riferito al 31 ottobre 2019 con la “buona notizia” del segno più, ovvero un avanzo di 1.709.000 euro (contro i 952.000 euro ottenuti nel 2018). Pur sapendo che a fine anno entreranno nel bilancio uscite cospicue relative a tasse, tfr, alcuni fornitori, etc.
“Il ragionamento che anima la Diocesi di Rimini si basa su un principio di fondo: quello della sostenibilità. – ci tiene a precisare l’economo diocesano, don Danilo Manduchi – Non ha certo altri riferimenti, pur legittimi, come il profitto che da il commercio”. Infatti la Diocesi non è una “impresa”. Il suo scopo cioè “non è ricavare degli utili ma solo coprire i costi che l’attività pastorale, quella liturgica e quella caritativa (sempre più importante, decisiva e onerosa!) comportano.
Moltissimi di questi costi sono supplenza a ciò che lo Stato dovrebbe fare ma non riesce a fare e di fatto non fa. Riteniamo che attraverso la sussidiarietà passi molto della testimonianza cristiana che ci sta a cuore”.
I conti della Chiesa riminese migliorano, dunque, nonostante una diminuzione dei ricavi.
Nel 2019 il saldo è infatti minore rispetto al 2018 (nonostante i maggiori ricavi: 3.949.000 nel 2019 a fronte di 3.176.000 dell’anno precedente) perché vi è stata una maggiore attività di finanziamento della Diocesi verso le parrocchie. “Ciò è positivo. – è assolutamente convinto don Manduchi – perché dice che nonostante gli accorgimenti finanziari non stiamo affatto penalizzando l’attività pastorale”. Casa Paola del Villaggio I Maggio (un centro per giovani, anziani ed enti e associazioni di aiuto) e la parrocchia S. Maria Ausiliatrice (i Salesiani di Marina Centro a Rimini), sono solo alcuni degli interventi più recenti effettuati anche grazie al contributo della Diocesi.
Le entrate sono garantite da offerte, locazioni (peraltro in numero sempre minore e sempre meno redditizio), donazioni e frutti della vita delle parrocchie, anche di quelle più piccole. “Le spese da fronteggiare, per la Diocesi di Rimini, – spiega don Danilo – si riferiscono invece alla gestione, ai restauri, alle nuove costruzioni di culto e alla pastorale, ai contributi alle associazioni parrocchiali, alle attività e alla vita delle stesse parrocchie e soprattutto alla carità”.
La voce di gran lunga più importante nella colonna “costi” (sempre al 31.10.2019) è, infatti, quella “contributi erogati”: 1.300.701 euro, contro 857.697 dell’anno precedente. Sono stati dunque erogati quasi 500.000 euro in più rispetto all’anno precedente. Al secondo posto nella classifica dei costi figurano gli interessi passivi scesi a 276.959 (ovvero 113.762 in meno rispetto ai 390.721 del 2018), seguiti dalle spese di gestione, che fanno registrare apparentemente un’impennata poco virtuosa di 27.000 euro, passando da 189.818 a 216.605. In realtà si tratta di una voce che va conteggiata insieme a quella del personale per comprendere il virtuosismo: in questo caso, infatti, la Diocesi è scesa da 360.539 dell’anno scorso a 283.470 dell’anno in corso.
Importante anche la voce “Imposte”: la Diocesi ha pagato nel 2019 87.531 euro (95.548 nel 2018).
“La somma che la Diocesi destina per aiutare la vita delle persone, delle famiglie, dei poveri, degli emarginati, degli anziani, ecc. è significativa. – fa notare con soddisfazione don Manduchi – Infatti più della metà del finanziamento annuale dell’8xmille (circa 800.000 euro su circa 1.500.000) viene destinata per questa urgenza così pressante, avendo a cuore ogni persona e non solo i credenti”.
Prosegue anche il cammino verso l’azzeramento del debito, nato – rammenta l’Economo – “tra il 2008 e il 2013 quando alcuni investimenti (alcune parrocchie e centri pastorali, il nuovo seminario e Istituto di Scienze Religiose, la messa a norma del vecchio seminario affinché vi potesse essere ospitata una scuola di circa 800 alunni ecc.) che era previsto dovessero essere pagati con alienazioni di immobili non più necessari alla vita della Chiesa, non sono andati a buon fine”. Si è dovuto così ricorrere al credito bancario. “Proseguiamo anche il nostro lavoro di ristrutturazione bancaria, il quale ha portato a una corposa riduzione del pagamento degli interessi: da più di 1 milione l’anno nel 2014 ai presumibili 320.000 euro di fine anno”.
Un buon risultato dunque, frutto di un’attenta ricerca della sostenibilità e del taglio (o perlomeno della contrazione) di tutte le spese non strettamente prioritarie. L’opera di contrazione dei costi intrapresa, si attua attraverso: manutenzione programmata degli immobili; attenzione maniacale a non sforare sui preventivi e a contenerli; riduzione e ottimizzazione del personale; ritrattazione di contratti e utenze.
In conseguenza di tutto ciò, dal 2014 a oggi il debito è passato da circa 34 milioni a circa 20 milioni. L’economo diocesano illustra bene la situazione attuale e quella futura: “Poiché abbiamo ancora crediti per 5 milioni presso il Comune di Rimini, consegue che il debito della Diocesi nel 2024 sarà di circa 15 milioni. Realizzando un avanzo di 500.000 euro l’anno, nel 2050, cioè tra 30 anni, avremo azzerato il debito”.
I risultati, insomma, ci sono, sono tangibili e inducono all’ottimismo. “Ma ciò deve essere di sprone, e non deve farci dormire sui risultati raggiunti”.