Grinta, sangue e sabbia. Un incipit cruento, va riconosciuto. Ma in fondo sono queste le caratteristiche che balzano subito agli occhi quando si parla di calcio fiorentino, considerato l’antenato di alcuni dei principali sport moderni, come calcio o rugby.
Non tutti sanno che, però, il calcio fiorentino è la derivazione medievale di uno sport molto più antico, le cui origini sono da rintracciare addirittura al tempo dell’Impero romano: l’Harpastum. Le fonti storiche che ne parlano sono poche, ma tutti sono d’accordo su alcuni degli elementi più caratteristici: l’utilizzo di un pallone, il fondo sabbioso del terreno di gioco e, soprattutto, la sua durezza, data dall’alto tasso di contatto fisico consentito per segnare il “gol”. Un gioco fisicamente intenso, tanto da essere solitamente praticato dai legionari, fatto che portò alla sua diffusione in diverse zone dell’immenso Impero romano. E che ora torna alla luce.
Grazie a un progetto realizzato dalla Lega Romana Harpastum, legata all’associazione culturale Gruppo Storico Romano, questo antico gioco viene riportato in vita, per essere praticato, con i dovuti adattamenti, al giorno d’oggi in un apposito campionato. Un progetto che è una prima volta, e che per la sua natura sperimentale presenta al momento solo quattro squadre in tutta Italia: e tra queste, a combattere in vere e proprie arene moderne, c’è una squadra tutta riminese, i Biancorossi. A guidarla è Luca Bergers (foto piccola), giovane pugile riminese che da anni è uno dei pochi non fiorentini a militare in una squadra di calcio storico, i Verdi di San Giovanni.
Luca, partiamo dall’inizio. Cos’è l’Harpastum?
“Possiamo dire che, secondo la tradizione, è l’antenato del calcio storico fiorentino. Se quest’ultimo è collocabile nel medioevo, le sue origini risalgono a un gioco più antico, risalente ai tempi dell’Impero romano, che secondo le fonti latine era chiamato proprio Harpastum. Grazie alla diffusione dell’Impero, questo gioco è arrivato a Firenze, e i fiorentini sono stati bravi a coltivarlo e valorizzarlo, portandolo avanti e facendolo diventare parte integrante della propria tradizione, tanto da essere praticato ancora oggi”.
Come funziona, nello specifico?
“Le regole sono simili a quelle del calcio storico fiorentino. Si gioca con un pallone che ha le dimensioni di quelli da calcio moderno, il gol si realizza oltrepassando una linea posta sul lato corto opposto del campo, e schiacciando la palla per terra, come avviene per la meta nel rugby. Si possono usare sia le mani sia i piedi e, soprattutto, anche questo è uno sport di forte contatto fisico: è ammesso sostanzialmente qualsiasi tipo di placcaggio, e durante la partita due giocatori possono ‘sfidarsi’ in un combattimento, e se la sfida è accettata il confronto deve essere portato avanti solo dai due contendenti. Non si può interferire, pena l’espulsione immediata. È molto duro, ma anche molto strategico. Si gioca in un unico tempo da 60 minuti, in 15 giocatori contro 15, detti ‘calcianti’, in campi dalle misure simili a quelli da calciotto, con fondo erboso o sabbioso. Una vera e propria battaglia”.
Un gioco che viene riportato alla luce, e che tra i pochi protagonisti in tutta Italia ha anche Rimini. Come nasce il progetto nella nostra città?
“A Roma c’è un’importante associazione culturale che si occupa di ricerca e rievocazioni storiche legate all’epoca romana antica: il Gruppo Storico Romano. Da qualche anno questo gruppo aveva intenzione di rievocare anche la parte sportiva, riportando in vita l’Harpastum. Così è nata la Lega Romana Harpastum, che ha cominciato a organizzare un vero e proprio campionato nazionale, cercando contatti in tutta Italia per riuscire a fondare più squadre possibili. Siccome da qualche tempo milito nella squadra di calcio fiorentino dei Verdi, conosco lo sport e sono allenato, la Lega mi ha contattato per capire se fosse possibile fondare una squadra a Rimini, e così sono nati i Biancorossi. Essendo all’inizio le squadre sono ancora poche, quattro in tutta Italia: oltre a noi, i Neri di Brescia, i Marroni di Garda e l’Harpastum Roma”.
Parliamo del campionato. Come si svilupperà?
“Tutto comincerà il 26 ottobre a Garda, dove assieme alle altre squadre del campionato parteciperemo a un torneo introduttivo, che ha lo scopo di presentarci ufficialmente e rompere un po’ il ghiaccio, prendendo le misure di questo sport. Alla fine del torneo ci sarà una grande cena con tutte le squadre, per conoscersi, e in quell’occasione si procederà al sorteggio delle partite di campionato. Al momento l’idea è quella di giocare una partita al mese, vista la novità e la durezza dello sport, con girone di andata e di ritorno. Si parla, dunque, di un campionato di circa 6 mesi. Le due squadre che alla fine avranno più punti si sfideranno in una finale, a partita secca, per aggiudicarsi la vittoria. E va sottolineato che, nonostante sia uno sport molto duro, c’è una forte componente sportiva e cavalleresca: la squadra ospite deve offrire la cena agli avversari a ogni partita, e in palio per la vittoria finale non c’è nulla, se non la soddisfazione”.
La rievocazione di uno sport così antico porta con sé un importante processo di ricerca storica. Quanto è importante, oltre alla componente sportiva, quella storico-culturale?
“Ne è parte integrante. Il Gruppo Storico Romano, infatti, seguirà la squadra di Roma durante le partite, organizzando eventi e spettacoli di rievocazione storica in modo che il campionato rientri in un progetto più grande e variegato. Inoltre, anche qui a Rimini ci sono alcuni gruppi che si occupano di rievocazioni legate all’antica Roma, e quindi sarebbe molto bello poterli avere in occasione delle nostre partite casalinghe”.
Come sta rispondendo la città a questo progetto così particolare?
“Lo scorso luglio abbiamo organizzato una serata di presentazione della squadra e nonostante si parli di uno sport poco conosciuto, e non praticato a Rimini, sono venute circa 60 persone. E da quello che abbiamo potuto vedere c’è stato un forte entusiasmo, oltre alla curiosità: siamo sicuri che nel tempo, attraverso il passaparola e i social network, l’attenzione verso la squadra crescerà sempre di più, soprattutto quando cominceremo a giocare le prime partite. È un tipo di sport che piace molto alla gente, basti pensare che quando gioco a Firenze ci sono circa 10mila persone sugli spalti, con biglietti che si esauriscono in un paio di giorni. Qui a Rimini è un progetto appena nato, che deve crescere, e per il futuro spero di poter collaborare sempre di più con il Comune, in modo che ci assista nella crescita e nell’organizzazione di eventi sempre più strutturati”.
Simone Santini