Giovanni detto Giò è un ragazzo “speciale” agli occhi del fratello Jack: per Jack il nuovo arrivato in quella famiglia già numerosa (due sorelle più grandi di lui) è un supereroe fortissimo, proprio come le amate Tartarughe Ninja, ma non ci vuole molto tempo perché il bambino comprenda il vero stato delle cose, con Giò afflitto da sindrome di Down.
Il romanzo autobiografico di Giacomo Mazzariol passa sul grande schermo in un adattamento affettuoso diretto da Stefano Cipani con la sceneggiatura firmata da Fabio Bonifacci e dallo stesso autore del libro. Più che di Giò però qui si parla di Jack, travolto, come comporta la sua età adolescenziale, dai cruciali passaggi esistenziali: arrivo al liceo (scelto per amore), la prima freccia di Cupido, passioni da coltivare, come la musica, l’amico del cuore di sempre e quel fratello così “ingombrante” per la sua vita sociale che deve essere tenuto nascosto per evitare figuracce con Arianna, la sua “ragazzina dai capelli rossi”, per dirla alla Charlie Brown, attivista sfegatata sempre in prima linea nel collettivo studentesco.
Focalizzando l’attenzione su Jack e il suo cammino di formazione, a tratti il film perde di vista il carattere di Giovanni e la sua contagiosa vitalità nell’affrontare la vita di tutti i giorni, oltre ad un tratteggio non sempre a fuoco dei personaggi secondari, e qualche figura che sembra essere posizionata più per esigenze coproduttive (la spagnola Rossy De Palma nel ruolo non troppo indovinato della zia eccentrica) che per altro. Resta comunque il pensiero sull’accettazione e sulla disabilità che rende il film percorso utile per i giovanissimi che potranno trarre utili lezioni da quella famiglia sospinta dai genitori Alessandro Gassman e Isabella Ragonese che affrontano la venuta di Giò con quella meravigliosa consapevolezza nell’accogliere un figlio, nonostante le paure e le problematiche conseguenti, offrendosi come sonoro “schiaffone” ai pregiudizi.