Rimini non ha dato i natali solo a Carlo Tessarini e Antonio Draghi, ambasciatori a livello europeo – rispettivamente – della civiltà strumentale italiana e di quella operistica. Quasi negli stessi anni un altro compositore, Mario Bianchelli, proveniente da una nobile e facoltosa famiglia riminese, si dedicò con ottimi esiti alla musica. Dalle poche notizie disponibili si sa che studiò al Collegio dei Nobili di Parma: città dove già nella seconda metà del seicento ferveva un’intensa attività di spettacoli. Qui ebbe l’occasione d’impratichirsi nell’esecuzione di molti strumenti, divenendo un rinomato virtuoso di chitarra; tuttavia, declinò le vantaggiose offerte giuntegli dalle corti europee a causa dei problemi di salute che lo affliggevano: tanto più che non era assillato da quelle necessità economiche che, all’epoca, spingevano i musicisti italiani a emigrare.
La concreta testimonianza della sua attività compositiva è arrivata dal concerto Più delle stelle. Luci mie belle, programmato nel cartellone della settantesima Sagra Malatestiana, e ospitato – vista la concomitanza con le celebrazioni per il quarto centenario dalla morte di Alessandro Gambalunga – nel cortile della Biblioteca, dove sono conservate le musiche di Bianchelli (per chi fosse interessato a una più dettagliata descrizione dei particolari biografici e dell’attività artistica può trovarli nel programma di sala della serata).
L’Arsemble, gruppo formato da cinque strumentisti più un contralto, ha dunque proposto in prima esecuzione moderna quattro cantate: composizioni vocali con una struttura – che qui è ancora abbastanza libera – basata su una variegata alternanza di recitativi e ariosi, dove si coglie distintamente la contiguità con il madrigale. Una musica ancora ascrivibile al protobarocco, di notevole consistenza drammatica, che gli esecutori hanno saputo valorizzare al meglio.
A cominciare dalla cantante Marcella Ventura che, grazie al bel colore vocale e alla grande attenzione alla parola, è riuscita a trasmettere con efficacia i significati dei versi con effetti di notevole teatralità. Molto pregevole la realizzazione del basso continuo da parte dei cinque giovani musicisti, tutti di rigorosa formazione barocca (Riccardo Mistroni alla chitarra, Ettore Marchi all’arciliuto, Antonello Manzo al violoncello, Joanna Dobrowolska al violino, Maria Elena Ceccarelli al cembalo), che non era limitato all’esclusivo accompagnamento strumentale della voce, ma costruito su una ricca e suggestiva articolazione fra gli strumenti, con originali soluzioni. Come esempio si potrebbe citare la cantata spirituale natalizia Brillando il ciel, dove viene simulato l’effetto della piva, affidandolo – con ottima verosimiglianza – al violino.
Peccato solo che il cortile di palazzo Gambalunga, oltre tutto con un pozzo al suo centro (in grado di penalizzare la spazialità del suono), non fosse lo spazio più adatto per strumenti dalle sonorità tenui come la chitarra barocca e l’arciliuto. Ma questo non ha impedito di apprezzare il valore della musica e le qualità degli esecutori.
T.C.