In luglio è caduta una ricorrenza molto significativa per la Romagna e, nello specifico, per Rimini. Esattamente 146 anni fa, infatti, nasceva ufficialmente l’industria turistica riminese. E con lei, di fatto, vedeva la luce una fetta estremamente importante dell’identità e dell’anima di Rimini e dei riminesi, che caratterizza la città ancora oggi.
Ferruccio Farina, giornalista, ricercatore e studioso di storia di Rimini e della Romagna, di sociologia del turismo e di storia della comunicazione visiva, oltre che Direttore Responsabile e cofondatore con Pier Giorgio Pasini della rivista “Romagna Arte e Storia”, riporta indietro le lancette del tempo proprio a quegli anni così importanti per la città riminese, raccontando gli albori di quella che oggi definiamo l’industria del turismo balneare nel libro Una costa lunga due secoli: storie e immagini della Riviera di Rimini (Panozzo Editore, 2003). Un racconto importante, ripreso anche dal portale Seidiriminise.it attraverso un articolo di Guido Pasini.
Le origini inglesi, e non solo
Farina parte da lontano, illustrando come siano stati gli inglesi, nel 1750 a Brighton, a istituire la prima colonia permanente di bagnanti, e di come fosse anglosassone anche la “prima bagnante” della storia di Rimini: l’irlandese Elisabeth Kenny, moglie del marchese Rondanini (quelli della Pietà, l’ultima opera di Michelangelo che rimase incompiuta), che per 15 giorni, nell’agosto dello stesso 1750, fece il bagno nel nostro mare. In una Rimini che tutto aveva tranne delle infrastrutture balneari che anche solo lontanamente potessero ricordare quelle di oggi: non c’era niente fra la città e il mare se non coltivazioni e stagni paludosi, mentre la spiaggia era formata solo da dune e sterpaglie.
Fu il riminese Jano Planco (Giovanni Bianchi), medico, letterato e importante studioso che il 29 luglio 1746, quindi prima di Elisabeth Kenny, fece il bagno nel mare di Rimini, testando le idee degli inglesi secondo le quali i bagni nell’acqua di mare potessero portare a importanti benefici per la salute. Ma non solo. Anche personalità di un’importante famiglia come quella dei Bonaparte rientrano nel novero dei primissimi bagnanti di Rimini. Nel 1817, infatti, Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone, si fermò per cinque giorni per godersi dei bagni nelle acque riminesi.
I primi stabilimenti
Ma devono passare ancora 25 anni per avere le prime tracce di stabilimenti balneari, anche se ancora molto semplici e sperimentali. È il 1842 quando Claudio e Alessandro Tintori, in unione con il conte Ruggero Baldini, decidono di realizzare una struttura organizzata per favorire i bagni al mare, seguendo l’esempio dell’Inghilterra e della Francia ma con il vantaggio di avere un clima più adatto alla balneazione. Guido Pasini ricostruisce questo primo progetto con precisione: “Ottenuto il prestito di 2mila scudi romani (la Romagna faceva parte dello Stato Pontificio) dalla Cassa di Risparmio di Faenza, il primo rudimentale stabilimento balneare era creato; era formato da una struttura di legno su palafitte diviso in due zone separate, una per i maschi e l’altra per le femmine, che si raggiungevano con due pontili sorretti da corde. Bisogna ricordare che il territorio era sotto la sovranità della Chiesa di Roma e lo stabilimento fu reso possibile solo offrendo garanzie di moralità”.
La realizzazione del progetto fu seguita da un’inaugurazione ufficiale, il 30 luglio 1843: fu organizzata una grande festa, con la banda municipale, fiori, spari a salve, il tutto alla presenza del Cardinal Legato Luigi Vallicelli Casoni che lesse il messaggio augurale di Papa Pio IX e, benedicendo lo stabilimento, confermò l’assenso della Chiesa alla prima impresa di bagni marittimi dello Stato Pontificio.
Claudio Tintori, inoltre, si dedicò anche all’organizzazione di tutte le attività accessorie, necessarie per far funzionare al meglio il neonato stabilimento: accordi con i vetturini di piazza per collegare la città al mare, la nomina di un direttore e l’impiego di due uomini con funzioni di guardia e soccorso (prime forme degli attuali bagnini di salvataggio) e camerieri, due per gli uomini e due per le donne. Infine, non poteva mancare la promozione: Tintori pubblicizzò lo stabilimento sulla Gazzetta di Bologna.
Nonostante tutti gli sforzi e l’attenzione ai dettagli, però, questo primo esperimento non raggiunse un risultato soddisfacente, costringendo Tintori a vendere la propria quota ai conti Baldini che, continuando nell’impresa, subirono anch’essi gravi perdite economiche.
La svolta e la nascita di un’industria
Il cambiamento decisivo avvenne nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, con la realizzazione della linea ferroviaria Bologna-Ancona. La linea permetteva di raggiungere la costa romagnola in modo agevole, e l’unica zona dotata di valide infrastrutture e organizzazione, grazie agli esperimenti precedenti, era quella riminese. E così la situazione cambiò.
Nel 1866 Paolo Mantegazza, Senatore del Regno d’Italia nonché medico e professore di fama internazionale, fu nominato consulente dello stabilimento. Nel dicembre 1869 la Municipalità Riminese, riconoscendo la pubblica utilità della struttura, acquistò l’impresa confermando Mantegazza e nominandolo Direttore Sanitario (ruolo che esercitò fino al 1879).
Lo stabilimento necessitava di migliorie: dalla Municipalità fu incaricato l’ingegnere riminese Gaetano Urbani al fine di sistemare al meglio la struttura e renderla il più funzionale possibile. Continua nella descrizione Guido Pasini: “Fu abbattuto il vecchio stabilimento, fu costruita la piattaforma con i camerini, non più separati in maschi e femmine; alcuni camerini vennero costruiti sulla spiaggia come servizio base alla vita di mare; venne realizzato il Kursaal, salotto mondano per i piaceri dei bagnanti, la Capanna Svizzera, inizialmente utilizzata come ricovero delle vetture e dei cavalli, poi trasformato in ristorante e padiglione per esposizioni e feste popolari, dove anche il ‘popolino’ con poca spesa poteva godere dei piaceri marini. Tutto fu inaugurato il 1° luglio 1873 (146 anni fa, per l’appunto ndr), e solo tre anni più tardi anche lo Stabilimento Idroterapico, con ruolo più propriamente terapeutico e salutistico diretto da Mantegazza al quale poi subentrò il professor Augusto Murri”.
Nasce la Rimini… “moderna”
A quel punto Rimini comincia ad assomigliare sempre di più a quella odierna. Si trovava nettamente divisa dalla linea ferroviaria e presentava, come ancora oggi, due modi di vivere: a monte della ferrovia si sviluppava la vita tradizionale, come in qualunque altra città, con le dinamiche e la quotidianità del paese, mentre a mare la città si concentrava sul piacere e sul divertimento. Iniziava, così, quella vita mondana che ancora oggi caratterizza gran parte dell’identità e dell’anima di Rimini. Tutto grazie a uno stabilimento balneare.