Muti ha inaugurato la settantesima Sagra Malatestiana dirigendo l’Orchestra Giovanile Cherubini in una selezione delle Nozze di Figaro
RIMINI, 3 agosto 2019 – Un concerto a tutti gli effetti, nel nome di Mozart. Come, da sempre, è nelle tradizioni della Sagra Malatestiana. Tutti i dubbi di chi temeva che la serata inaugurale della settantesima edizione del festival riminese – impreziosita dalla presenza, fra il pubblico, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – potesse ridursi a una versione Bignami delle Nozze di Figaro li ha dissipati Riccardo Muti: il Maestro, infatti, è riuscito a trasformare in vere e proprie ‘arie da concerto’ i brani e alcuni pezzi d’insieme selezionati dal capolavoro mozartiano. Alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, ha cesellato la parte strumentale senza ridimensionarla a un mero accompagnamento, ma – anzi – esaltandone la capacità d’illuminare i meravigliosi versi di Da Ponte con icastica efficacia.
Si riesce così a percepire, dietro a una facciata che Muti rende quasi liederistica, tutta la sensualità e l’erotismo serpeggianti nelle due arie Non so più cosa son, cosa faccio e Voi che sapete di Cherubino, il paggio adolescente in piena tempesta ormonale. Si viene colti quasi di sorpresa dalla disperazione furibonda del Conte nel monologo Vedrò mentre io sospiro, che qui dà vita a veri propri marosi di corpo a corpo tra voce e orchestra, lasciandoci intendere come – verosimilmente – a questa pagina guarderà Beethoven per l’aria di Pizarro nel Fidelio. E si recupera la raffinatezza illuministica dell’aria “del cuoio d’asino” di Don Basilio, troppo spesso omessa nelle esecuzioni teatrali.
In quest’ottica diventa secondario che alcuni cantanti siano poco più che giovani esordienti, né possiedano voci particolarmente importanti. Del resto, uno dei meriti indiscussi di Muti è proprio quello di saper trarre il meglio da ogni interprete. E la sua cura minuziosa profusa nel cesello della parola – in modo da rendere ben chiaro il senso, letterale e recondito, di ogni frase, anche in un contesto di mera selezione come questo – riesce a raggiungere pure chi non ha mai ascoltato Le nozze per intero.
Fra i solisti si poteva apprezzare il Figaro di Alessio Arduini, che punta a un Mozart “all’italiana” più che “alla viennese”, ossia timbrato e incisivo. L’altro baritono, Luca Micheletti, nei panni del Conte ha evidenziato buoni mezzi, anche se l’emissione non è sempre apparsa ben dosata. Molto bravo il basso Carlo Lepore, che ha sbalzato uno spiritoso Don Bartolo grazie al fraseggio ricco e ben articolato, imponendosi non solo nella sua sulfurea e mobilissima aria, ma anche nei momenti d’insieme. E seppure nelle Nozze di Figaro il tenore – per una volta – sia categoria residuale, Matteo Falcier come Basilio minia con eleganza il suo “cuoio d’asino”.
Sul versante femminile la Contessa di Serena Gamberoni è apparsa un po’ sottodimensionata (Muti la seguiva con apprensiva sollecitudine in Dove sono i bei momenti), così come Damiana Mizzi, una Susanna dalla voce poco tonda, ma comunque penetrante. Paola Gardina, nel ruolo en travesti di Cherubino, nonostante il piccolo volume ha sfoggiato una sorprendente lunghezza di fiati. Apprezzabile la giovanissima Letizia Bertoldi nella deliziosa aria di Barbarina.
Veri protagonisti della serata i giovani della Cherubini (in orchestra figurava però anche la prima viola della Chicago Symphony Orchestra, l’altra compagine strumentale che Muti dirige d’abitudine). Soprattutto quando sono guidati dal loro Maestro i ragazzi riescono a ottenere risultati eccellenti: Muti, del resto, non li ha mai abbandonati con lo sguardo un solo istante e nel gesto della mano sinistra c’erano tutte le sue perentorie indicazioni dinamiche. Un accorato auspicio per il futuro di questi giovani il direttore lo ha affidato a poche parole pronunciate a fine concerto: ha ribadito la necessità d’investire nella musica e sulle nuove generazioni che a essa si dedicano. Si rivolgeva al pubblico che affollava il rinato teatro riminese e, in primo luogo, al Presidente della Repubblica, accolto da applausi scroscianti al suo arrivo sia nella piazza gremita di pubblico, dove era posizionato il maxischermo, sia in sala. E che è stato il primo a scattare in piedi al termine dell’esecuzione per applaudire con entusiasmo il Maestro e gli interpreti.
Giulia Vannoni