Le concessioni demaniali a Riccione sono state estese per altri quindici anni, ossia fino al 2034.
Come preannunciato alle categorie economiche, il Comune apripista della Provincia di Rimini sul suo sito il 5 luglio ha pubblicato un “avviso in evidenza”che interessa 250 concessioni demaniali balneari a carattere turistico-ricreativo, stabilimenti balneari e bar-ristoranti di spiaggia, in possesso dei requisiti richiesti dalla Legge 145 del 2018, recepita dalla Regione.
Riccione per ora è l’unico Comune ad averla adottata, nel tentativo di allontanare lo spettro della direttiva Bolkestein. I concessionari, in particolare i bagnini (che a Riccione hanno in carico circa 133 zone) plaudono all’iniziativa, perché con l’estensione delle concessioni possono ottenere dalle banche i finanziamenti per le riqualificazioni.
Ma resta l’incertezza del domani, fa intanto discutere quanto è accaduto a Genova, dove la Corte di Cassazione ha sequestrato uno stabilimento balneare. “La Corte di Giustizia – si legge nella sentenza – ha definito la questione, esprimendo inequivocabilmente il principio secondo il quale le concessioni demaniali marittime non possono essere autonomamente rinnovate”.
“L’estensione, data in base alla Finanziaria del 30 dicembre 2018 ha una duplice funzione. – sostiene Diego Casadei, timoniere della Cooperativa Bagnini di Riccione, nonché presidente provinciale di Oasi Confartigianato – Da una parte dà un po’ di respiro alle aziende, anche sul fronte degli investimenti e dall’altra concede tempo al Governo per instaurare quel quadro normativo necessario per condividere e fare in modo che questa normativa italiana sulle concessioni venga riscritta e poi resa conforme al diritto europeo e accettata. L’estensione di per sé infatti non è sufficiente, è un primo step”.
Per Casadei insomma è un passo positivo, l’importante è che si concretizzi fino in fondo. Intanto se ne trae beneficio per un altro motivo: “Senza il titolo concessorio, che si ottiene con l’estensione, è difficile accedere al credito e ai finanziamenti, compreso l’ultimo previsto dalla regione, – spiega – per cui il futuro viene guardato ancora più con preoccupazione.
Nonostante questo, molti bagnini (oltre la metà, ndr) a Riccione hanno già investito sulle loro microimprese a conduzione familiare, rischiando sulla loro pelle”. Diversi operatori hanno riqualificato gli stabilimenti balneari anche con la convinzione che questo possa servire come antidoto per la Bolkestein, ma Casadei ricorda: “Questo per ora non è scritto da nessuna parte, dovrebbe essere citato in un quadro normativo. Serve un fondamento giuridico, ora non ha valore”.
“È chiaro che senza una garanzia di continuità non investo. – fa eco Alessandro Vici del Bagno 65 – Ora che la legge di uno Stato sovrano mi dà queste garanzie, mi sento invogliato a credere nel mio lavoro e a investire. Quindici anni non sono tanti, ma è un punto di partenza, perché credo in quest’attività, avviata dal mio bisnonno materno Domenico Fabbri”.
Nives Concolino
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