L’odierna crisi ecologica, specialmente il cambiamento climatico, minaccia il futuro stesso della famiglia umana, e questa non è un’esagerazione”.Sono queste le preoccupate battute iniziali dell’appello che lo scorso 14 giugno Papa Francesco ha rivolto ai partecipanti all’incontro promosso in Vaticano dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.
Gli ha fatto eco il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi dedicando al tema della questione ecologica il Messaggio alla Città in occasione del Corpus Domini.
“Lo sguardo eucaristico sul bene della terra è l’opposto di uno sguardo predatorio, compulsivo e vorace. Dominati da una malsana voglia di avere e da una incontenibile brama di godere consumiamo in maniera sproporzionata e caotica le risorse della terra e sperperiamo la sua stessa vita”.
E ancora: “ Il tipo di sviluppo fin qui perseguito dai paesi industriali avanzati rischia di lasciare alle generazioni che ci seguiranno un mondo non più vivibile”.
Non sono parole facili e scontate quelle usate dal Vescovo: “ Siamo chiamati ad assumere uno stile di vita sobrio, che ci offra l’opportunità di convertire il deserto in giardino, e non di pervertire il giardino in deserto. La mentalità consumista è antieucaristica e non è solo distruttiva dell’ambiente. È anche autodistruttiva dell’umanità”.
Il messaggio è duro: non possiamo permetterci il lusso di aspettare che altri si facciano avanti, o di dare la priorità a vantaggi economici a breve termine. Tocca a ciascuno di noi. La crisi climatica richiede da noi un’azione determinata, qui e ora.
La Chiesa, iniziando dal Papa con l’enciclica Laudato si’ e con mille discorsi, è pienamente impegnata a fare la sua parte. Ma noi, come persone, come cittadini e cristiani, siamo disponibili a rivedere il nostro stile di vita e ad “affrontare le rinunce richieste da questa difficile conversione”? A volte si ha l’impressione che semplicemente si attenda che siano altri (i grandi della terra o qualche categoria) a fare qualcosa e si deleghi sempre la questione, lavandosene le mani.
In realtà, il rispetto del creato riguarda proprio tutti e richiede a tutti, urgentemente, una nuova mentalità, una nuova logica che profeticamente il Vescovo indica: “ La logica della condivisione che non consiste nel trasformare il mio in nostro, non sulla generosità dell’io – condivido con te perché sono buono – né sulla reciprocità condivido con te perché tu abbia come me ma sulla gratuità: condivido perché abbiamo lo stesso dono”.
Solo così sapremo garantire un futuro ai giovani di oggi e di domani: “Loro, i nostri figli, i nostri nipoti – come ha detto il Papa – non dovranno pagare! Non è giusto che paghino loro il costo della nostra irresponsabilità”.