È impressionante quando si tratti di stranieri, immigrati o profughi che siano, come la politica dei tweet (che permette solo affermazioni o negazioni, senza disponibilità di spiegazione) la faccia ormai da padrone. Quando ti fermi a discutere con una persona, anche in parte acculturata, ormai non riesci ad andare oltre ad un colloquio fatto di verità certe, ma non motivate, e se cerchi un approfondimento ti trovi davanti a nuovi slogan.
Eppure occorrerà iniziare a fare un po’ di controinformazione perché si smetta di dire che chi cerca regole certe e democratiche e magari qualche corretta scelta politica sulla gestione del fenomeno (come chiedono gli stessi industriali, che non hanno nomea di essere cattocomunisti) sono i soliti “buonisti”, a cominciare dal Papa (sic!).
Vediamo alcune affermazioni, che ci vogliono ficcato in testa. “Gli immigrati portano via soldi agli italiani. Non possiamo mica mantenerli. Ci costano troppo”. Pesco da uno studio del sociologo Primo Silvestri (dati fonte Fondazione Leone Moressa): “Gli immigrati regolarmente residenti in Italia versano nelle casse pubbliche: 3 miliardi di Irpef; 3,5 miliardi di imposte consumi; 11,5 miliardi di contributi Inps; 940 milioni di imposte carburante; 240 milioni da lotterie; 340 milioni per rinnovo dei permessi di soggiorno; per un totale di 18,7 miliardi di euro. L’Italia spende per gli immigrati: 4 miliardi in sanità; 3 miliardi per l’istruzione; 2,7 miliardi per la sicurezza; 2 miliardi per la giustizia e aggiungendo servizi sociali, casa e altro si arriva a 16,6 miliardi. Il saldo entrate-uscite è dunque positivo di 2,1 miliardi di euro”.
Altra affermazione, tra l’altro molto bella, ma bugiarda: “Aiutiamoli a casa loro”. Premesso che l’Italia non ha mai raggiunto l’obiettivo stabilito nel 2000 di dedicare all’Aps (Aiuto Pubblico allo Sviluppo) lo 0,7 del PIL, negli ultimi anni le risorse erano comunque cresciute dallo 0,17 del 2013 allo 0,29 del 2017. Aps che però scenderà allo 0,26 nel 2020 e 2021 (nella legge di bilancio di chi propone di aiutarli a casa loro).
L’ultima: “L’Europa non collabora nella ripartizione dei migranti ”. Il trattato di Dublino tutt’ora in vigore, obbliga gli Stati di approdo a farsi carico dei migranti. Fu ratificato nel 2003, quando era in carico il governo Berlusconi, con il voto favorevole della Lega. Il Parlamento europeo (si, quello dei “burocrati”) aveva proposto la riforma di questo (assurdo) accordo. Secondo la proposta i migranti sarebbero stati sbarcati subito e ripartiti automaticamente tra i vari Paesi UE. I Paesi non disposti ad accoglierli avrebbero visto ridotti i fondi accordati. Ma nella votazione sulla riforma, il 16 novembre 2107, la Lega, che non aveva partecipato a nessuna delle 22 riunioni di negoziazione (durata 2 anni), si astenne, mentre il M5S votò contro.
Già, la colpa è proprio tutta dei cattolici buonisti!