Notte (in bianco) prima degli esami. Nonostante le molte ore passate sui libri e le molte altre che ancora sono previste, gli studenti hanno combattuto anche con ansia e stress, che spesso li hanno destabilizzati a livello morale e fisico. Bisogna anche dire, però, che alcuni studenti sono stimolati dalla sfida che l’esame di maturità provoca, poiché la costante paura di non essere pronti li porta a rendere molto di più e a spendere più tempo su libri, riassunti e appunti.
Abbiamo intervistato due ragazzi che si stanno preparando per questa emozionante avventura.
“Ho affrontato questo esame con molta calma e filosofia, in quanto è la fine di un percorso durato ben cinque anni. Nonostante tutto – ci confida Edoardo Ciuffoli, 19 anni, Liceo “A.Einstein” – si può avere già un’idea del voto con cui si uscirà e più che farsi prendere dall’ansia e dallo stress bisogna concentrarsi per puntare al massimo.
Il fatto di essere già stato ammesso all’università mi aiuta molto, perché rappresenta un problema in meno a cui pensare. Conoscendo le mie capacità e i miei punti di forza posso dire che non dovrei avere problemi a passare l’esame. L’ultimo giorno di scuola è stato emblematico, quelli che erano stati i miei professori lungo tutto il percorso non lo saranno più e finito l’esame non metterò più piede in quella scuola: più ci penso, più sono emozionato.
A inizio anno – continua Edoardo – ero un po’ titubante in quanto, dovendo recuperare molti argomenti del programma di quarta, avendo studiato per un anno in Inghilterra, ho lavorato molto più dei miei compagni e questo mi ha aiutato ad arrivare con la giusta preparazione all’esame”.
“Io non ho ansia per l’esame di maturità, ho ansia per la nuova formula – racconta Tommaso Zaghini, 19 anni, Liceo “G.Cesare” – perché nessuno sa bene cosa aspettarsi, come prepararsi.
Un’altra cosa che mi mette molta agitazione è il tempo, ho bisogno di almeno 15 minuti per pensare come collegare ogni materia a partire da un unico spunto! Ho un modo molto particolare di combattere stress e ansia: esco e non ci penso più, perché se studio tutto il giorno vado in esaurimento.
Bisogna comunque rilassarsi, in fondo è impossibile sapere tutto. Sono abbastanza sicuro di me anche se la tensione sale man mano che l’esame si avvicina. L’ultimo giorno di scuola ho salutato tutti i miei compagni e i professori, ho pianto molto ma erano lacrime sia di tristezza, perché non rivedrò più molti miei amici e insegnanti, sia di gioia, perché comunque ho finito il mio percorso da studente del liceo”.
Quando lo stress ti fa… inciampare
Pensate cosa può causare un livello di stress troppo elevato: ce lo racconta Lisa Bongiovanni, 19 anni, studentessa del Liceo “G.Lemaitre”. “Mi reputo una persona tranquilla, che non soffre di ansia o stress, ma è ovvio che ci tenga ad andare bene a scuola e che questa aspettativa mi agiti.
Infatti, poco prima della fine della scuola sono svenuta per le scale di casa, rompendomi l’osso sacro e una vertebra. Era un periodo molto duro perché i professori stavano interrogando su tutto il programma ed era stato il mio turno per due volte in due giorni, in fisica e filosofia. Era da un po’ che andavo a letto tardi e mi svegliavo presto per essere in grado di sapere tutto al meglio: questa mia routine movimentata, a cui non ero abituata, mi ha fatto svenire.
Il medico – aggiunge Lisa – mi ha detto che soffrivo di stress inconsapevole, che si ripercuoteva a livello fisico e non a livello mentale. Inoltre mi ha detto che questa patologia è molto comune tra gli studenti maturandi, che sono sottoposti a un livello di stress e ansia molto alti. Avendo condiviso tutto, per cinque anni, con i miei compagni di classe, erano diventati quasi una famiglia, e mi è dispiaciuto molto saltare l’ultima settimana di scuola per il mio piccolo ‘infortunio’. Quando sono tornata, per l’ultimo giorno, ho sentito una profonda angoscia perché è stato come se non li avessi salutati a dovere”.
Parola agli insegnanti
“I ragazzi – dice la professoressa Raffaella Mignatti, insegnante di inglese presso i Licei Karis – hanno tanto stress e tanta ansia da prestazione, che si tramuta in ansia del voto. Gli studenti vedono quel numero come un giudizio personale, come rappresentazione di quanto valgano. Bisogna concentrarsi meno sul voto, gli studenti e i genitori stessi pensano che andare bene a scuola derivi tutto da lì, invece noi insegnanti osserviamo i ragazzi ogni giorno e questo incide molto sulla valutazione di uno studente. Durante l’anno è possibile che ci sia una caduta e questo scoraggia molto i ragazzi, facendoli entrare in un loop di sfiducia nel proprio valore. Questo, invece, non è un problema per noi insegnanti perché il voto ha un significato relativo: per prima cosa si guarda la persona, poi arriva quel numero”.
Emanuele Fabbri, Giorgio Fellini