Cicerone una volta disse: “Chiunque può sbagliare; ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell’errore”. Visto che il presidente del Rimini, Giorgio Grassi, sciocco non lo è affatto, speriamo che non perseveri nei suoi errori. Che, diciamocelo francamente, in questa stagione sono stati non tanti, ma tantissimi. Soprattutto a livello comunicativo. Prima di fare un’analisi di questi dieci mesi, una premessa è doverosa. Chi ci mette i denari, chi toglie soldi dal suo portafogli per metterli a disposizione degli altri, è solo e solamente da ringraziare e rispettare. E Grassi, di soldi, in queste tre stagioni, ne ha messi, a discapito di una città che, al contrario, non ha mai dato una mano. Qualcuno dice per colpa dell’intransigenza dello stesso Grassi, altri perché i riminesi hanno il braccino. Un fatto, però, è certo e inconfutabile: il Rimini è una società sana. Una società dove ogni dipendente è pagato regolarmente alla scadenza. Una società seria come poche ce ne sono in questa categoria. Ecco perché il Giorgio Grassi presidente-proprietario è solo e solamente da ringraziare. Però, poi, c’è un Grassi tecnico che in questa stagione ne ha combinate una più di Bertoldo. La sua fortuna è che domenica il Rimini si sia salvato: nella domenica più importante del campionato, i biancorossi hanno giocato la loro miglior partita, ribaltando lo 0-1 di Verona grazie alle reti di Buonaventura e Alimi e regalando alla città ancora il professionismo. Ora, però, si apre la finestra sul futuro e qui occorrono riflessioni serie. Perché, come si diceva, dagli errori bisogna imparare. Dopo due campionati vinti in carrozza, spendendo davvero poco, in questo campionato l’inesperienza e il dilettantismo di certe figure, si è pagata a caro prezzo. A partire dai tanti, troppi cambi di allenatore. Quattro sono un’enormità. Qualcuno lo ha certamente consigliato male, ma Grassi ci ha messo del suo. Ricordate il pre-esonero di Acori a poche ore dalla gara di Trieste? Ricordate l’esaltazione di Martini come nuovo Guardiola alla sua presentazione? E come non ricordare “qesta squadra è forte, il nostro obiettivo è lottare per la testa della classifica!”. O ancora: “In caso di retrocessione sono pronto a lasciare il Rimini al primo che capita” per poi rimangiarsi tutto e dire “continuerò anche se dovesse andare male”. E come non sottolineare il ben arrivato a Piccioni: “è venuto da noi praticamente gratis” che certamente non è stato un biglietto da visita tra i più gentili. E poi le uscite poco felici che lo hanno portato addirittura su “Striscia la Notizia”. Fino ad arrivare all’abbandono della tribuna dopo che dalla Curva Est si alzato il coro “c’è solo un presidente” rivolto a Vincenzo Bellavista. Insomma, Grassi, più di una volta, ha destabilizzato la squadra. Ora, con Mario Petrone in panchina, ha un tecnico navigato, che conosce bene la categoria e se è vero che arriverà Massimo Andreatini come DS, allora dal punto di vista tecnico le cose non potranno che andare bene. A patto che lasci lavorare entrambi. Serenamente. Senza tanti sconfinamenti. Poi c’è sempre da capire se avrà intenzione di andare avanti perché fonti molto attendibili dicono che quel coro della Curva lo abbia lasciato con un grande amaro in bocca. Come sempre sarà il tempo a dire come andranno le cose: l’unica che in questo momento conta è che il Rimini si è salvato. Viva il Rimini!