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Anche i sold out sono cose belle

Nel primo weekend dalla sua uscita, il film Solo cose belle entra nella top 20 italiana degli incassi, un grande evento se si considera che è uscito in 30 sale in tutto il BelPaese. Per questo il Multiplex Le Befane di Rimini ha prorogato la proiezione di un’altra settimana oltre il previsto.

La trama
Benedetta (Idamaria Recati) è la figlia del sindaco di San Giovanni in Marignano e la sua famiglia è in fermento per le vicinissime elezioni comunali. In un ambiente di ragazze popolari e più in vista della cittadina lei si sente fuori posto, inadatta, schiacciata dalle attese che gli altri hanno. La vita è sempre la stessa finché in città non arriva un grande pulmino bianco che parcheggia proprio davanti a un palazzo storico e prestigioso, in centro. In paese spuntano dei personaggi inaspettati: un profugo che cerca disperatamente il wi-fi, un ragazzo ex carcerato, una ex prostituta con la figlia neonata, due ragazzi con disabilità gravi. È una casa famiglia della Papa Giovanni XXIII e oltre a loro conta anche una mamma e un papà e il loro figlio naturale. Gli abitanti decidono subito che questi se ne devono andare. Eppure, prima Benedetta e poi il parroco si fanno coinvolgere dalla quotidianità caotica di questa famiglia, dalle cene conviviali, dal loro essere delle persone con una propria storia difficile alle spalle. Come tutti, forse. È la storia d’amore con Kevin che fa avvicinare Benedetta e la benedizione della casa che invece cattura il prete. Per Benedetta cambiano i rapporti a scuola: viene allontanata dalle sue amiche, i suoi genitori le stanno addosso e le proibiscono di andare alla casa. Ma l’amore di un’adolescente è il più puro e il più forte, così la ragazza torna in quel luogo confusionario che è l’unico dove sembra sentirsi ascoltata e amata. Eppure la situazione precipita, sfugge di mano a tutti, si commettono errori che non faranno tornare nulla com’era prima.

La proiezione
Vedere il film giovedì 9, quindi alla prima proiezione “pubblica”, è stata un’emozione grande. Il direttore del cinema delle Befane si è detto onorato e contento di ospitare il film e che ben tre sale fossero state riempite. “Poche volte al cinema – ha detto – si raccontano tematiche che ci toccano così da vicino. Questa è la storia di chi aiuta”. E poi anche il regista, Kristian Gianfreda, ha condiviso con il pubblico quella che è un po’ l’anima del film. “L’idea di fondo è che gli ultimi, quelli considerati ‘sbagliati’, non sono lì per essere assistiti, ma possono diventare direzione e misura per costruire una società nuova”. “Si è voluto riprendere – continua Gianfreda – lo sguardo di Don Oreste. E la casa famiglia è un nucleo aperto al mondo esterno, cosa che ci auguriamo anche per la nazione, di essere aperta al mondo”. L’esordiente Idamaria Recati augura poi che “questo film possa aprire i vostri occhi e aiutarvi a essere solidali”.
L’esperienza di un film visto al cinema è per sua natura collettiva, perché per quanto si sia di fronte a uno schermo e immersi nel buio, si rimane consapevoli delle persone che ci circondando e si sa, almeno a livello inconscio, che provano le stesse emozioni: ridono, piangono, si arrabbiano. È un sentire collettivo inimitabile. È riconoscere tra la folla visi familiari, di persone che fanno parte della Apg23 o che semplicemente si vedono in parrocchia, avere qualche attore sparso tra le file della sala, oltre al regista e al Vescovo, monsignor Francesco Lambiasi.

Le… cose belle
Innanzitutto c’è dentro la vita vera. Nel senso che se uno conosce un minimo la Comunità Papa Giovanni XXIII ed è andato, anche solo per qualche ora, in una casa famiglia, riconosce che non ci sono distanze tra ciò che le persone vivono quotidianamente e quello che c’è sullo schermo. Il film lascia una sensazione di verità e di realtà che tocca i cuori delle persone, fa venire voglia di cambiare vita anche partendo dalle piccolissime cose di tutti i giorni.
Poi c’è il messaggio che le persone non sono i loro sbagli. C’è fiducia e fede nel cambiamento di chi ha fatto uno, due, tre errori. Si guarda alla persona e non a quello che ha fatto, perlomeno non solo, e questo innesca un circolo virtuoso per cui quella persona si sente amata e decide di cambiare in meglio o almeno di non fare più quell’errore lì. Funziona sempre? No, ma vale la pena provarci.

L’accoglienza.
Un tema che ultimamente viene messo in discussione un giorno sì e l’altro pure. L’accoglienza è intimamente legata al cambiamento: io accolgo qualcuno è questo qualcuno mi cambia, anzi, ci cambiamo a vicenda. L’accoglienza non è solo una questione di tenere la porta aperta, di dire “ma sì, certo”. È tenere aperto il cuore e la mente a una mobilità fiduciosa nel futuro. La ricchezza che ci può venire solo dalle persone, l’attenzione alla storia di ognuno, la fatica di uscire dal proprio mondo egocentrico e fare un passo verso l’altro, che forse è la fatica più grande che facciamo nella vita.
Infine la Fede, credere e affidarsi a qualcuno che ci ama e si prende cura di noi.

I pareri
“Una commedia leggera, ma profonda che può parlare a un pubblico di diverse fasce d’età. Tratta con leggerezza temi profondi e importanti”.
“Un film è bello se ti ha fatto bene, ti è servito, ti ha reso migliore. Insomma se quando esci dalla sala sei più felice di quando sei entrato. In questo senso Solo cose belle è un bel film. Auguro a tutti di vederlo perché fa ridere, piangere, riflettere, sognare e soprattutto perché quando esci dalla sala sei più felice di quando sei entrato”.
“Da premiare l’aver messo in scena semplicemente quel che è e la capacità di far entrare lo spettatore nelle dinamiche della vita dei protagonisti senza nessuno sforzo! Con il tono scherzoso di chi sa prendersi in giro e di chi ogni giorno sceglie di mettersi a disposizione, di accettare la sfida che Dio gli pone davanti, conscio del fatto che nulla ci viene dato se non ciò che possiamo sopportare. Alla fatica della vita condivisa e dell’accettazione delle mancanze dell’altro si associa un messaggio di bellezza che non rimane inascoltato; è la celebrazione delle cose della realtà in cui non tutto si sistema, eppure qualcosa di bello sempre si crea”.
“Ho compreso una casa-famiglia è un luogo di incontro, dove la diversità, la fragilità e l’errore sono parte integrante della vita, che diventa più umana e per questo più bella, dove la quotidianità diventa straordinarietà e le relazioni fra i membri e chiunque si rapporti con la famiglia possono essere salvifiche”.

Quanti sold out
Anche nelle sale… Sono cose belle. La pellicola, dopo i sold out dei primi giorni e il buon riscontro, a Rimini è stata prorogata di una settimana. Nel frattempo è arrivata sugli schermi anche del Cinema Moderno di Savignano, dove si è resa necessaria una replica dopo il sold out e le molte richieste sopraggiunte dalle persone rimaste senza biglietto giovedì 16 maggio.
Il film indipendente diretto da Kristian Gianfreda è stato selezionato da diversi festival: linDie fest films Awards, Brooklyn Film Festival e BCT. Non male per una pellicola che – come ha scritto La Stampa – “smonta la paura del diverso”.
Lucia Zoffoli