Guarda chi ti incontro sul tetto… Tonino detto “Barboncino” è un delinquente da quattro soldi che ha colto al balzo l’occasione di sgraffignare il malloppo di una rapina ai suoi complici, membri di una agguerrita banda malavitosa in periferia di Taranto. Braccato dai suoi ex compagni di furti, Tonino si rifugia su un tetto dove vive un curioso personaggio, Cervo Nero, completamente intriso di cultura sioux, culto di Manitù compreso.
La bizzarra coppia, interpretata da Sergio Rubini e Rocco Papaleo, è al centro del nuovo film diretto dallo stesso Rubini che mette in scena, con la skyline della città dominata dalle dense nubi di fumo prodotte dal “mostro” ILVA, questo curioso incontro. Un meeting di due anime sperdute: il primo convinto di avere in mano il colpo della vita (ma le disavventure per il povero Tonino si susseguono e il “tesoro” sembra sfuggirli di mano mentre i minacciosi lestofanti sono sulle sue tracce), l’altro vive in un mondo tutto suo e vani sono i tentativi di spostarlo dal luogo dove si è stabilito per offrirgli una sistemazione dignitosa e cure adeguate.
Dei due il personaggio di Papaleo è il più interessante, e il tono più agro che dolce della commedia regge abbastanza bene il gioco, anche se non sempre di egual intensità creativa.
Con il vivace accompagnamento musicale di Ludovico Einaudi (con qualche inedito), Il grande spirito che annovera nel cast anche Ivana Lotito e Bianca Guaccero, con quel suo lavoro sul linguaggio (quasi tutto in dialetto pugliese con sottotitoli) è film “ruspante” giocato prevalentemente in uno spazio chiuso, quasi teatrale. Tra lo “sfascio” di Tonino e la follia di Cervo Nero, in una sorta di curioso western intimista e urbano, corre il filo rosso di due “anime povere” alla fine entrambi capaci di azioni di redenzione.